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Vendita immobile abusivo: risarcimento per sanatoria

La Corte di Cassazione ha stabilito che la vendita di un immobile abusivo, accompagnata da una dichiarazione falsa del venditore sulla regolarità della domanda di sanatoria, costituisce un inadempimento contrattuale. Tale condotta dà diritto all’acquirente di ottenere il risarcimento del danno, anche se nel contratto di compravendita aveva rinunciato a compiere ulteriori indagini sullo stato dell’immobile. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva negato il risarcimento, rinviando la causa per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Vendita Immobile Abusivo: Risarcimento Garantito se la Sanatoria è Falsa

La compravendita immobiliare è un passo importante che richiede trasparenza e correttezza. Ma cosa succede se il venditore dichiara l’esistenza di una sanatoria che poi si rivela infondata? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32307/2024, ha fornito chiarimenti cruciali sulla vendita di immobile abusivo, stabilendo che una dichiarazione non veritiera sulla regolarità urbanistica integra un inadempimento contrattuale che dà diritto al risarcimento del danno, anche in presenza di una clausola di rinuncia a ulteriori indagini da parte dell’acquirente.

I Fatti di Causa: La Vendita di un Immobile con Sanatoria Apparente

Il caso riguarda l’acquisto di un immobile per il quale i venditori avevano dichiarato, nell’atto di compravendita, di aver presentato una domanda di sanatoria ai sensi della L. 47/1985. Essi avevano inoltre asserito che, sussistendo i presupposti, la domanda doveva considerarsi accolta per silenzio-assenso.

Successivamente, il Comune competente comunicava all’acquirente che la domanda non poteva essere accolta. Il motivo era dirimente: l’opera non era stata ultimata entro il termine di legge (1° ottobre 1983), requisito fondamentale per poter accedere al condono. L’immobile, quindi, rimaneva abusivo e non regolarizzabile.

L’acquirente citava in giudizio i venditori chiedendo, tra le varie cose, l’annullamento del contratto, la risoluzione per inadempimento e il risarcimento dei danni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano le domande dell’acquirente. In particolare, la Corte territoriale riteneva che il contratto non fosse nullo, in quanto la legge richiede solo la menzione degli estremi della domanda di sanatoria e del versamento delle prime rate dell’oblazione, adempimenti che erano stati rispettati. Inoltre, i giudici d’appello escludevano l’inadempimento contrattuale e il conseguente diritto al risarcimento, valorizzando una clausola presente nell’atto notarile con cui le parti dichiaravano di rinunciare a ogni indagine sullo stato di fatto e di diritto dell’immobile.

L’Analisi della Cassazione sulla Vendita di Immobile Abusivo

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso dell’acquirente. Il fulcro del ragionamento della Suprema Corte si concentra non tanto sulla validità formale dell’atto, quanto sulla sostanza delle obbligazioni contrattuali e sulla responsabilità del venditore.

La Dichiarazione Falsa del Venditore e l’Inadempimento Contrattuale

La Corte ha evidenziato come la dichiarazione dei venditori sulla regolarità della procedura di sanatoria fosse oggettivamente falsa. Affermare nel contratto che i lavori erano stati effettuati in data utile per il condono, quando in realtà non era così, costituisce una violazione dell’obbligo di buona fede e un grave inadempimento contrattuale. La vendita di un bene non commerciabile perché insanabilmente abusivo è una classica ipotesi di consegna di “aliud pro alio”, ovvero di una cosa per un’altra.

L’Irrilevanza della Rinuncia alle Indagini da Parte dell’Acquirente

Il punto più significativo della pronuncia riguarda l’interpretazione della clausola di rinuncia a ulteriori accertamenti. Secondo la Cassazione, tale clausola non può sanare una dichiarazione palesemente non veritiera resa dal venditore all’interno dello stesso contratto. La rinuncia dell’acquirente a compiere proprie indagini non esonera il venditore dalla responsabilità per aver fornito informazioni false su un elemento essenziale del contratto, quale la regolarità urbanistica del bene.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione cassando la sentenza impugnata perché la Corte d’Appello aveva erroneamente escluso l’inadempimento dei venditori. Secondo i giudici di legittimità, la condotta del venditore che promette o vende un immobile abusivo per il quale non esiste alcuna possibilità di regolarizzazione costituisce un inadempimento di non scarsa importanza. La Corte d’Appello non ha speso alcuna motivazione sul coordinamento tra la dichiarazione falsa sulla sanatoria e la clausola di rinuncia alle indagini, ignorando che la prima vizia alla base l’affidamento della parte acquirente. La Corte ha quindi rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio, specificamente per determinare il risarcimento del danno derivante dall’inadempimento contrattuale dei venditori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza la tutela dell’acquirente nella vendita di immobile abusivo. Stabilisce un principio chiaro: il venditore è sempre responsabile della veridicità delle dichiarazioni rese nel contratto di compravendita relative alla conformità urbanistica. Una clausola generica di rinuncia a indagini non può essere usata come scudo per nascondere dichiarazioni false o reticenti. Per chi acquista, ciò significa poter fare affidamento sulle attestazioni del venditore, sapendo di essere tutelato con il diritto al risarcimento del danno qualora queste si rivelino mendaci. Per chi vende, è un monito a esercitare la massima diligenza e trasparenza, poiché una dichiarazione imprecisa o falsa può avere conseguenze economiche significative.

Una dichiarazione falsa del venditore sulla regolarità della sanatoria in un contratto di compravendita costituisce inadempimento?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che affermare nel contratto che i presupposti per la sanatoria sono presenti, quando in realtà l’immobile non era stato ultimato entro la data prevista dalla legge, costituisce un inadempimento contrattuale che dà diritto al risarcimento del danno.

Se l’acquirente rinuncia a compiere indagini sullo stato dell’immobile, il venditore è esonerato da responsabilità per dichiarazioni false?
No. La Suprema Corte ha chiarito che una clausola con cui l’acquirente rinuncia a compiere indagini non esonera il venditore dalla responsabilità derivante da una sua specifica e falsa dichiarazione sulla regolarità della sanatoria, resa all’interno dello stesso atto di compravendita.

Qual è la conseguenza principale della vendita di un immobile con una domanda di sanatoria infondata?
Secondo questa ordinanza, la conseguenza principale è l’inadempimento contrattuale del venditore. Ciò comporta il diritto dell’acquirente a ottenere il risarcimento del danno, che sarà oggetto di una nuova valutazione da parte del giudice del rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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