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Veicolo sotto sequestro: la responsabilità del proprietario

Un comproprietario di un’auto, sanzionato per la circolazione di un veicolo sotto sequestro, si è rivolto alla Cassazione. La Corte ha stabilito che la responsabilità solidale del proprietario, prevista dal Codice della Strada, sussiste anche se non è il custode designato. La sanzione è legittima, poiché la norma sulla responsabilità del proprietario (art. 196 CdS) e quella sulla custodia del veicolo (art. 213 CdS) hanno finalità diverse e non sono in rapporto di specialità. È stato però annullato l’obbligo di pagare le spese legali alla controparte, risultata vittoriosa ma contumace.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Veicolo sotto Sequestro: La Cassazione sulla Responsabilità del Comproprietario

Quando un veicolo sotto sequestro viene sorpreso a circolare, chi paga la multa? Solo il custode o anche il proprietario che non era alla guida? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato questo tema cruciale, chiarendo i confini della responsabilità solidale del proprietario e le differenze con gli obblighi specifici del custode. Questa decisione offre importanti spunti sulla corretta interpretazione delle norme del Codice della Strada.

I Fatti del Caso: Circolazione di un Veicolo Sotto Sequestro

La vicenda ha origine da un verbale di contestazione notificato alla comproprietaria di un’autovettura. Il veicolo, precedentemente sottoposto a sequestro amministrativo, era stato sorpreso a circolare. L’altro comproprietario, nominato custode del mezzo, era stato sanzionato per un’infrazione al Codice della Strada. Di conseguenza, l’autorità di Polizia Locale aveva esteso la responsabilità per la violazione legata alla circolazione del bene sequestrato anche alla comproprietaria, in qualità di coobbligata in solido ai sensi dell’art. 196 del Codice della Strada (CdS).

La cittadina ha impugnato il verbale, prima davanti al Giudice di Pace e poi in appello presso il Tribunale, sostenendo che la nuova formulazione dell’art. 213, comma 8, CdS (introdotta dal D.L. 113/2018) individuasse nel solo custode l’unico responsabile della violazione. Entrambi i gradi di giudizio hanno però respinto le sue ragioni, confermando la legittimità della sanzione. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la responsabilità per veicolo sotto sequestro

La Suprema Corte ha esaminato tre motivi di ricorso. I primi due, analizzati congiuntamente, riguardavano l’interpretazione degli articoli 196 e 213 del Codice della Strada. La ricorrente sosteneva che l’art. 213, in quanto norma speciale, dovesse prevalere sull’art. 196, escludendo così la sua responsabilità. La Cassazione ha respinto questa tesi, affermando che le due norme operano su piani diversi e non sono in rapporto di specialità. Il terzo motivo, invece, contestava la condanna al pagamento delle spese legali in favore del Comune, che era rimasto contumace nel giudizio d’appello. Questo motivo è stato accolto.

Le Motivazioni: Distinzione tra Custode e Comproprietario

La Corte ha chiarito che l’art. 213 CdS ha una funzione preventiva e deterrente, mirando a sanzionare il soggetto (il custode) che ha il dovere specifico di garantire l’immobilità del veicolo. La modifica legislativa del 2018 ha inteso concentrare su questa figura la responsabilità diretta per la violazione del vincolo di sequestro.

Diverso è lo scopo dell’art. 196 CdS. Questa norma stabilisce un principio di ‘solidarietà’ e ha una funzione di ‘garanzia’ per lo Stato. Essa attribuisce al proprietario (o usufruttuario, acquirente con patto di riservato dominio, etc.) una responsabilità economica per le violazioni commesse con il veicolo. Tale responsabilità discende dal legame giuridico con il bene e serve a garantire che la sanzione pecuniaria sia pagata. Il proprietario può liberarsi da questa responsabilità solo fornendo la prova che la circolazione del veicolo è avvenuta ‘contro la sua volontà’, dimostrando di aver adottato ogni cautela per evitarla.

Secondo i giudici, non vi è un rapporto di specialità tra le due norme, poiché esse regolano situazioni e soggetti con funzioni differenti: l’una (art. 213) punisce la violazione degli obblighi di custodia, l’altra (art. 196) garantisce il pagamento della sanzione attraverso la responsabilità solidale del proprietario.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Proprietari di Veicoli

La sentenza consolida un principio fondamentale: il proprietario di un veicolo sotto sequestro è sempre coobbligato in solido per le sanzioni derivanti dalla sua circolazione, a meno che non riesca a dimostrare che ciò sia avvenuto contro la sua volontà. La nomina di un custode, anche se si tratta di un altro comproprietario, non esonera automaticamente gli altri proprietari dalla loro responsabilità patrimoniale. Questa decisione sottolinea l’importanza per i proprietari di adottare tutte le misure necessarie per impedire l’uso di un veicolo sottoposto a vincolo cautelare.

Un altro punto rilevante della pronuncia riguarda le spese di lite. La Corte ha ribadito che la condanna al rimborso delle spese processuali presuppone che la parte vittoriosa abbia effettivamente sostenuto dei costi per difendersi. Pertanto, una parte che rimane contumace, non svolgendo alcuna attività processuale, non ha diritto a tale rimborso, anche se risulta vincitrice nel merito.

Il comproprietario di un veicolo sotto sequestro è responsabile se un altro lo guida?
Sì, in base all’art. 196 del Codice della Strada, il comproprietario è coobbligato in solido per il pagamento della sanzione pecuniaria, a meno che non provi che la circolazione del veicolo sia avvenuta contro la sua volontà.

Qual è la differenza tra la responsabilità del custode e quella del proprietario del veicolo sotto sequestro?
La responsabilità del custode (art. 213 CdS) è specifica e deriva dalla violazione dell’obbligo di impedire la circolazione del veicolo. La responsabilità del proprietario (art. 196 CdS) è una forma di garanzia patrimoniale per lo Stato, che lo rende solidalmente responsabile per il pagamento della sanzione, indipendentemente da chi fosse il custode.

Una parte che non partecipa al processo (contumace) ha diritto al rimborso delle spese legali se vince?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la parte vittoriosa ma contumace non ha diritto alla condanna della controparte al pagamento delle spese di lite, poiché non avendo svolto attività difensiva, non ha sostenuto costi da rimborsare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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