LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Variazioni concordate appalto: la prova scritta è d’obbligo

In una causa relativa a un contratto di appalto per la fornitura di impianti fotovoltaici, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale sulle variazioni concordate appalto. Se le modifiche al progetto sono proposte dall’appaltatore, l’autorizzazione del committente deve essere provata esclusivamente per iscritto. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva erroneamente ammesso la prova testimoniale per dimostrare tale consenso, riaffermando la necessità della forma scritta ‘ad probationem’ come previsto dall’art. 1659 del codice civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Variazioni Concordate Appalto: La Prova Scritta è Indispensabile se Proposte dall’Appaltatore

Nel mondo dei contratti di costruzione, le modifiche in corso d’opera sono all’ordine del giorno. Tuttavia, la gestione di queste modifiche può trasformarsi in un campo minato di controversie legali se non viene seguita la procedura corretta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione illumina un aspetto fondamentale: la prova delle variazioni concordate appalto. La Corte ha chiarito che, quando le modifiche sono proposte dall’impresa esecutrice, l’approvazione del cliente deve essere messa nero su bianco. Un accordo verbale, in questo caso, non basta per essere fatto valere in tribunale.

I Fatti di Causa: Dagli Impianti Fotovoltaici alla Controversia Legale

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per la progettazione e installazione di tre impianti fotovoltaici. Il committente, titolare di un’azienda agricola, lamentava vizi e difformità nell’opera, in particolare l’utilizzo di materiali diversi da quelli pattuiti e un funzionamento difettoso. Di conseguenza, richiedeva una riduzione del prezzo e il risarcimento dei danni.

L’impresa appaltatrice, dal canto suo, si difendeva sostenendo che tutte le modifiche erano state concordate verbalmente con il committente per ragioni di urgenza, legate alla necessità di completare i lavori in tempo per ottenere dei contributi pubblici. L’impresa chiedeva quindi il pagamento del saldo del corrispettivo pattuito.

Il Tribunale di primo grado aveva dato parzialmente ragione al committente, accertando un minor valore dell’opera e riducendo l’importo dovuto. La Corte d’Appello, invece, ha ribaltato la decisione: ammettendo la prova per testimoni, ha ritenuto dimostrato l’accordo verbale sulle modifiche e ha condannato il committente al pagamento dell’intera somma richiesta dall’appaltatore.

La Prova Scritta per le Variazioni Concordate Appalto Proposte dall’Appaltatore

Il committente ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione dell’articolo 1659 del codice civile. Questa norma stabilisce che l’appaltatore non può apportare variazioni alle modalità convenute dell’opera se il committente non le ha autorizzate e che “l’autorizzazione si deve provare per iscritto”.

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso, fornendo un’interpretazione chiara e rigorosa della normativa. Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra due diverse ipotesi di variazione:

1. Variazioni proposte dall’appaltatore (Art. 1659 c.c.)

Se è l’appaltatore a proporre una modifica al progetto originale, l’accordo si perfeziona solo con l’autorizzazione del committente. La legge, per proteggere quest’ultimo da modifiche non richieste che potrebbero incidere sui costi o sulla qualità dell’opera, impone che tale autorizzazione sia provata per iscritto. Si tratta di una forma richiesta ad probationem, ovvero non per la validità dell’accordo, ma per la sua dimostrazione in un eventuale giudizio. Non è possibile, quindi, ricorrere a testimoni o presunzioni per provare il consenso del committente.

2. Variazioni richieste dal committente (Art. 1661 c.c.)

Se, invece, è il committente a ordinare le variazioni, non è richiesta alcuna forma specifica per la prova. L’appaltatore potrà dimostrare di aver ricevuto l’ordine con qualsiasi mezzo di prova, inclusi testimoni e presunzioni, secondo i principi generali.

La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto che la necessità della prova scritta non si applicasse alle variazioni “concordate”, confondendo il momento della formazione dell’accordo con il suo regime probatorio. La Cassazione ha specificato che anche una variazione “concordata” su proposta dell’appaltatore rientra pienamente nell’ambito dell’art. 1659 c.c. e richiede quindi la prova scritta.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata, affermando che la Corte d’Appello ha errato nell’ammettere la prova testimoniale. I testimoni erano stati chiamati a confermare che il committente aveva accettato le modifiche proposte dall’appaltatore (cambio di pannelli, inverter, ecc.). Questa situazione, tuttavia, ricade esattamente nell’ipotesi regolata dall’art. 1659 c.c., che impone la prova scritta.

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di tutelare il committente, parte contrattualmente più debole in termini di conoscenze tecniche, da iniziative dell’appaltatore che potrebbero alterare l’equilibrio del contratto. La regola della prova scritta serve a garantire certezza e a prevenire contestazioni future. Le ragioni di urgenza addotte dall’appaltatore, seppur comprensibili, non possono derogare a una norma posta a presidio della corretta esecuzione del contratto. Pertanto, l’ammissione e la valutazione della prova testimoniale hanno viziato la decisione di secondo grado.

L’accoglimento di questo motivo ha assorbito tutte le altre censure. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto enunciato: le variazioni all’opera appaltata, se derivanti da un’iniziativa dell’appaltatore, necessitano, ai fini probatori, di un’autorizzazione scritta del committente.

Conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito per tutti gli operatori del settore delle costruzioni e, più in generale, per chiunque stipuli un contratto di appalto. Per i committenti, la lezione è chiara: qualsiasi autorizzazione a modifiche proposte dall’impresa deve essere formalizzata per iscritto per essere pienamente tutelati. Per gli appaltatori, la sentenza sottolinea l’importanza di non procedere con variazioni basandosi su semplici accordi verbali. Per poter far valere in giudizio il diritto al compenso per le opere extra o diverse, è fondamentale ottenere e conservare un’autorizzazione scritta dal cliente. In definitiva, la prudenza e la formalizzazione scritta degli accordi si confermano come gli strumenti più efficaci per prevenire costose e lunghe controversie legali.

Le modifiche a un contratto di appalto proposte dall’appaltatore possono essere autorizzate verbalmente dal committente?
No, secondo l’art. 1659 c.c., se le variazioni sono proposte dall’appaltatore, l’autorizzazione del committente deve essere provata per iscritto. Un accordo verbale non può essere dimostrato in giudizio tramite testimoni.

Qual è la differenza probatoria tra le variazioni proposte dall’appaltatore e quelle richieste dal committente?
Le variazioni proposte dall’appaltatore (art. 1659 c.c.) richiedono la prova scritta dell’autorizzazione del committente. Al contrario, le variazioni richieste direttamente dal committente (art. 1661 c.c.) possono essere provate dall’appaltatore con qualsiasi mezzo, inclusa la prova testimoniale.

La necessità della prova scritta per le variazioni proposte dall’appaltatore è richiesta a pena di nullità (ad substantiam) o solo ai fini della prova (ad probationem)?
La sentenza chiarisce, in linea con la giurisprudenza consolidata, che la forma scritta è richiesta ad probationem, cioè ai soli fini della prova in giudizio. L’accordo verbale non è nullo, ma non può essere provato in tribunale con testimoni o presunzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati