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Variazioni appalto: quando la prova scritta non serve

Un committente si rifiutava di pagare lavori extra in un contratto d’appalto, sostenendo che le modifiche richiedessero un’autorizzazione scritta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che se le variazioni appalto sono richieste o concordate dal committente, l’appaltatore può provarle con ogni mezzo, inclusa la testimonianza, senza necessità di un atto scritto. La decisione distingue nettamente tra modifiche proposte dall’appaltatore (che richiedono forma scritta) e quelle volute dal committente.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Variazioni Appalto: La Prova Scritta è Davvero Sempre Obbligatoria?

Nel mondo dell’edilizia e dei contratti d’appalto, le modifiche in corso d’opera sono all’ordine del giorno. Ma cosa succede quando queste modifiche vengono concordate verbalmente? Il committente può rifiutarsi di pagare i lavori extra sostenendo la mancanza di un accordo scritto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, analizzando le regole sulla prova delle variazioni appalto e offrendo una tutela importante per gli appaltatori.

I fatti di causa

Un committente veniva citato in giudizio dall’impresa appaltatrice per il mancato pagamento di un saldo e di alcuni lavori aggiuntivi, non previsti nel contratto originale. Tali lavori includevano modifiche ai tempi di consegna, alle modalità di smaltimento del terreno, al riordino di materiali e all’ampliamento di un ponticello.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione all’impresa, condannando il committente al pagamento. Secondo i giudici di merito, le prove raccolte, in particolare le testimonianze del direttore dei lavori e di altri testi, dimostravano che tutte le variazioni erano state richieste o comunque concordate dal committente stesso. Insoddisfatto, quest’ultimo proponeva ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un punto principale: in un contratto d’appalto, le variazioni devono essere autorizzate per iscritto.

La questione giuridica sulle variazioni appalto e la loro prova

Il nodo centrale della controversia riguarda l’interpretazione degli articoli del Codice Civile che disciplinano le modifiche al progetto. In particolare, il ricorrente invocava l’art. 1659 c.c., il quale stabilisce che l’appaltatore non può apportare variazioni al progetto senza l’autorizzazione scritta del committente.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che questa norma va letta in combinato disposto con l’art. 1661 c.c., che regola il caso opposto: quello in cui è il committente a ordinare le variazioni. La distinzione è fondamentale per capire chi ha l’onere della prova e con quali mezzi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Le motivazioni sono principalmente due.

In primo luogo, il ricorso mirava a una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività preclusa nel giudizio di legittimità, che si limita a verificare la corretta applicazione della legge. La Corte d’Appello aveva già ampiamente motivato la sua decisione, basandosi sulle risultanze istruttorie, e la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

In secondo luogo, e questo è il punto di diritto più rilevante, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il requisito dell’autorizzazione scritta ad substantiam previsto dall’art. 1659 c.c. si applica solo quando le variazioni sono frutto dell’iniziativa dell’appaltatore. In questo caso, la forma scritta serve a tutelare il committente da modifiche non richieste.

Quando, invece, le variazioni appalto sono ordinate direttamente dal committente (art. 1661 c.c.), non è richiesta alcuna forma particolare per la prova. L’appaltatore può dimostrare di aver ricevuto l’ordine con qualsiasi mezzo, comprese le testimonianze e le presunzioni. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva accertato, sulla base delle testimonianze, che tutte le modifiche erano state concordate tra le parti, se non direttamente richieste dal committente. Di conseguenza, la richiesta di un compenso aggiuntivo era legittima.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’obbligo della forma scritta per le variazioni in un contratto d’appalto non è assoluto. La sua applicazione dipende da chi ha preso l’iniziativa della modifica. Se è l’appaltatore a proporla, necessita di un’autorizzazione scritta per avere diritto a un compenso extra. Se, al contrario, è il committente a richiederla, anche verbalmente, non potrà poi trincerarsi dietro la mancanza di un documento per negare il pagamento. L’appaltatore sarà libero di provare l’accordo con ogni mezzo consentito dalla legge, inclusa la prova per testimoni. Questo principio garantisce un giusto equilibrio tra le parti, tutelando l’appaltatore da richieste informali che comportano un aumento dei costi e del lavoro.

Per le variazioni in un contratto d’appalto è sempre necessaria la prova scritta?
No. La prova scritta è richiesta dall’art. 1659 c.c. solo quando le variazioni sono proposte dall’appaltatore. Se le modifiche sono ordinate o concordate con il committente, come previsto dall’art. 1661 c.c., non è necessaria una forma specifica e l’accordo può essere provato con ogni mezzo, inclusa la testimonianza.

Come può l’appaltatore dimostrare che le variazioni sono state richieste dal committente?
L’appaltatore può utilizzare qualsiasi mezzo di prova consentito dalla legge. La sentenza in esame conferma che la prova testimoniale, come le dichiarazioni del direttore dei lavori o di altre persone informate sui fatti, è un mezzo valido per dimostrare che il committente ha richiesto o accettato le modifiche al progetto originale.

Se un contratto d’appalto prevede un corrispettivo ‘a corpo’, l’appaltatore ha diritto a un compenso extra per le variazioni?
Sì, ma solo se le variazioni sono state ordinate dal committente e se è stato concordato un compenso aggiuntivo. Anche in un appalto a corpo, le modifiche richieste dal committente che esulano dal progetto originario danno diritto a un compenso ulteriore, e l’accordo sul prezzo può essere provato anche tramite testimoni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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