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Valutazione performance PA: le conseguenze del ritardo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4177/2024, ha rigettato il ricorso di una Pubblica Amministrazione, confermando l’annullamento della valutazione della performance di un suo dirigente. La decisione si fonda sul grave ritardo dell’ente nell’adottare il nuovo sistema di valutazione imposto dalla legge, rendendo illegittima la valutazione effettuata con il sistema precedente. La sentenza sottolinea che la PA era inadempiente e che il giudice ordinario ha il potere di scrutinare l’effettività dell’adeguamento normativo, non solo la sua formale adozione.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valutazione Performance PA: Illegittima se Basata su Sistemi Obsoleti

La valutazione performance PA è un pilastro fondamentale per l’efficienza e la trasparenza del settore pubblico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4177/2024) ha ribadito un principio cruciale: le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo di adeguare i propri sistemi di valutazione alle normative vigenti, e il ritardo ingiustificato in tale adempimento può rendere illegittime le valutazioni effettuate. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un dirigente di seconda fascia di un importante ente pubblico. Il dirigente lamentava che la sua valutazione per l’anno 2010 fosse stata condotta sulla base di un sistema obsoleto, nonostante una riforma legislativa del 2009 (il d.lgs. n. 150) avesse imposto l’adozione di un nuovo e più complesso sistema di misurazione e valutazione della performance individuale e organizzativa.

Il percorso giudiziario era stato complesso: già il giudice amministrativo, con una sentenza del 2015, aveva accertato l’inadempienza dell’ente e gli aveva ordinato di adottare il nuovo piano entro 180 giorni. Nonostante ciò, la situazione si era protratta. La Corte d’appello, adita dal dirigente, aveva infine annullato la valutazione del 2010, riconoscendo il suo diritto a essere valutato secondo le nuove regole. L’amministrazione, soccombente, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e la Valutazione Performance PA

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’ente pubblico, confermando la decisione della Corte d’appello. I giudici hanno smontato i tre motivi di ricorso presentati dall’amministrazione, incentrando la loro decisione su un punto cardine: l’inadempimento sostanziale e prolungato dell’ente.

L’amministrazione sosteneva che il giudice ordinario non potesse sindacare nel merito l’adeguatezza del piano di valutazione adottato. La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che il superamento dell’inerzia amministrativa, accertato dal Consiglio di Stato, non precludeva al giudice del lavoro di verificare la reale e concreta effettività dell’adempimento rispetto alla specifica posizione del lavoratore. Altri motivi, relativi a presunte omissioni nell’esame di documenti, sono stati giudicati inammissibili in quanto non decisivi per sovvertire la logica della decisione.

Le Motivazioni

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella constatazione che, al momento della valutazione contestata (relativa all’anno 2010), l’amministrazione era palesemente e gravemente inadempiente agli obblighi di legge imposti già dal 2009. La sentenza del Consiglio di Stato del 2015 aveva certificato questo ritardo, evidenziando come fossero trascorsi ben cinque anni dall’entrata in vigore della norma senza che l’ente si fosse adeguato. Questo ritardo, secondo i giudici, non aveva più alcuna ‘ragionevole giustificazione’.

Di conseguenza, la Cassazione afferma che l’amministrazione era stata ‘sostanzialmente costituita in mora’ per l’accertato inadempimento. Questo stato di inadempienza ha un carattere decisivo e assorbente rispetto a qualsiasi altra considerazione. L’adozione successiva di atti, come quello direttoriale del 30 dicembre 2010, non era sufficiente a sanare la situazione, poiché, come rilevato dai giudici di merito, tale atto si limitava a richiamare il vecchio sistema senza coinvolgere effettivamente i nuovi organismi (come l’O.I.V.) e senza predisporre gli strumenti previsti dalla riforma (come il piano triennale). La violazione di legge era quindi palese e rendeva illegittima la valutazione effettuata sul dirigente.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile alle Pubbliche Amministrazioni: le riforme non possono rimanere sulla carta. L’obbligo di adottare nuovi sistemi di valutazione performance PA è un dovere giuridico preciso, la cui violazione ha conseguenze concrete. Un dipendente pubblico ha il diritto di essere valutato secondo le regole vigenti, e l’utilizzo di sistemi superati a causa dell’inerzia dell’ente rende l’atto di valutazione annullabile. Questa ordinanza rafforza la tutela dei dirigenti e dei dipendenti pubblici e spinge le amministrazioni a un’applicazione tempestiva ed effettiva delle normative, pena l’invalidità dei loro atti e l’esposizione a contenziosi.

Una Pubblica Amministrazione può utilizzare un vecchio sistema di valutazione se quello nuovo imposto dalla legge non è ancora stato implementato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il ritardo ingiustificato nell’adozione del nuovo sistema di valutazione rende l’amministrazione inadempiente e, di conseguenza, la valutazione effettuata con il sistema obsoleto è illegittima e può essere annullata.

Cosa succede se la PA ritarda ad adottare il nuovo sistema di valutazione della performance?
Se il ritardo è significativo e ingiustificato, l’amministrazione viene considerata ‘sostanzialmente costituita in mora’. Ciò significa che è legalmente in difetto, e gli atti compiuti in violazione dell’obbligo di adeguamento, come le valutazioni dei dipendenti, possono essere dichiarati nulli dal giudice.

Il giudice ordinario può sindacare l’effettività di un atto amministrativo adottato dalla PA?
Sì. La Corte chiarisce che il giudice ordinario (in questo caso, il giudice del lavoro), adito per accertare l’inadempimento della PA e le conseguenze risarcitorie, ha il potere di ‘scrutinare nel merito pienezza ed effettività della tutela offerta dall’atto amministrativo espressamente adottato’. Non si limita, quindi, a una verifica puramente formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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