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Valutazione dei Rischi: quando aggiornare il DVR?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro una società di ristorazione. La controversia riguardava l’obbligo di redigere un nuovo documento di valutazione dei rischi (DVR) a seguito dell’apertura di un nuovo locale. I giudici hanno confermato le sentenze dei gradi precedenti, stabilendo che l’apertura di una nuova unità produttiva non equivale alla costituzione di una nuova impresa, non facendo scattare il termine di 90 giorni per un nuovo DVR. Inoltre, l’ente non ha provato né una modifica sostanziale dei rischi che richiedesse un aggiornamento immediato, né la data esatta di inizio attività per dimostrare un eventuale ritardo nell’aggiornamento effettuato dalla società.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valutazione dei Rischi: Nuova Sede non Significa Nuova Impresa

L’obbligo di redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) è uno dei pilastri della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Ma cosa succede quando un’azienda già esistente apre una nuova sede? È da considerarsi una nuova impresa con l’obbligo di creare un DVR da zero entro 90 giorni? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, distinguendo nettamente tra l’avvio di una nuova impresa e l’apertura di una nuova unità produttiva.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della ristorazione decideva di aprire un nuovo locale in una località diversa dalla sede principale. A seguito di un’ispezione, l’Istituto Previdenziale contestava alla società la mancata redazione del documento di valutazione dei rischi entro il termine di 90 giorni, ritenendo che l’apertura della nuova sede operativa costituisse l’avvio di una nuova impresa. Sulla base di questa presunta violazione, l’ente emetteva un avviso di addebito con cui trasformava i rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, applicando le relative sanzioni e richiedendo i contributi differenziali.

La società si opponeva, sostenendo che non si trattava di una nuova impresa, ma semplicemente di una nuova unità locale di un’azienda già esistente e dotata di un proprio DVR. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello accoglievano le ragioni dell’azienda, annullando l’avviso di addebito.

La questione della valutazione dei rischi secondo i Giudici

Secondo i giudici di merito, l’apertura di una nuova unità locale non implica automaticamente la costituzione di una nuova impresa. Di conseguenza, non sorge l’obbligo di predisporre un nuovo DVR entro 90 giorni. L’obbligo, semmai, sarebbe quello di aggiornare il documento esistente entro 30 giorni, ma solo qualora si verifichino modifiche significative del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro che introducano nuovi rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva osservato due punti cruciali:
1. L’Istituto Previdenziale non aveva dimostrato che l’apertura del nuovo locale avesse introdotto rischi diversi o ulteriori rispetto a quelli già analizzati nel DVR originario dell’azienda.
2. In ogni caso, la società aveva provveduto ad aggiornare il proprio DVR. L’Istituto non era riuscito a provare che tale aggiornamento fosse avvenuto oltre i termini di legge, non avendo fornito elementi certi sulla data esatta di inizio dell’attività della nuova sede.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’ente previdenziale, confermando la decisione d’appello. Le motivazioni si fondano su due pilastri fondamentali del processo civile.

In primo luogo, il ricorso dell’Istituto mirava a ottenere un riesame dei fatti, chiedendo alla Cassazione di sostituire la propria valutazione a quella, ben argomentata, dei giudici di merito. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivedere nel merito le prove, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge. La Corte d’Appello aveva già stabilito, con un accertamento di fatto, che non si era in presenza né di una nuova impresa né di una modifica sostanziale dei rischi.

In secondo luogo, e in modo decisivo, il ricorso non ha scalfito una delle rationes decidendi centrali della sentenza d’appello: la mancata prova, da parte dell’Istituto, della tardività dell’aggiornamento del DVR. I giudici d’appello avevano sottolineato che l’ente non aveva fornito elementi concreti per stabilire la data di effettivo inizio dell’attività, rendendo impossibile verificare il superamento dei termini. L’affermazione dell’Istituto, secondo cui l’attività sarebbe iniziata con l’assunzione dei primi lavoratori, è stata ritenuta una mera deduzione, insufficiente a contrastare la ricostruzione analitica fatta in sentenza.

Conclusioni

Questa pronuncia offre un’importante guida pratica per tutte le aziende che operano con più sedi. Si stabilisce il principio per cui l’espansione territoriale, attraverso l’apertura di nuove filiali o unità produttive, non va confusa con la costituzione di una nuova impresa ai fini degli obblighi di valutazione dei rischi. L’onere di dimostrare non solo l’esistenza di una violazione, ma anche il suo preciso collocamento temporale, ricade sull’organo ispettivo. Per le imprese, ciò significa che l’obbligo principale è quello di valutare se la nuova apertura comporti rischi significativamente diversi e, in tal caso, procedere a un tempestivo aggiornamento del DVR esistente, conservando la documentazione che attesti la data di tale adempimento.

L’apertura di una nuova unità produttiva equivale alla costituzione di una nuova impresa ai fini della valutazione dei rischi?
No. La sentenza chiarisce che l’apertura di un nuovo locale da parte di un’azienda già esistente non rappresenta la costituzione di una nuova impresa e, pertanto, non fa scattare l’obbligo di redigere un nuovo Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) entro 90 giorni.

Quando sorge l’obbligo di aggiornare il DVR esistente in caso di apertura di una nuova sede?
L’obbligo di aggiornare il DVR sorge solo se l’apertura della nuova sede comporta una modificazione significativa del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro, tale da introdurre rischi nuovi o diversi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. In tal caso, l’aggiornamento va effettuato entro 30 giorni.

Su chi ricade l’onere di provare che l’aggiornamento del DVR è avvenuto in ritardo?
L’onere della prova ricade sull’organo che contesta la violazione (in questo caso, l’Istituto Previdenziale). Spetta a quest’ultimo dimostrare in modo circostanziato la data esatta di inizio dell’attività e, di conseguenza, che l’aggiornamento del documento è avvenuto oltre i termini prescritti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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