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Valutazione consulenza tecnica: la Cassazione decide

Una paziente cita in giudizio una struttura ospedaliera per presunti danni subiti a seguito di un intervento chirurgico. La Corte d’Appello, dopo aver disposto una nuova perizia, ne ignora le conclusioni e conferma la sentenza di primo grado basandosi sulla consulenza precedente. La Corte di Cassazione interviene, annullando la decisione per vizio di motivazione. L’ordinanza sottolinea che il giudice, di fronte a una valutazione consulenza tecnica divergente, ha l’obbligo di fornire una giustificazione approfondita e comparativa della sua scelta, non potendosi limitare a un’adesione acritica a una delle due perizie.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valutazione consulenza tecnica: se il Giudice la ignora, deve spiegare perché

Nel complesso ambito della responsabilità medica, la valutazione consulenza tecnica d’ufficio (CTU) assume un ruolo cruciale. Ma cosa accade quando, nel corso di un processo, vengono disposte due perizie con conclusioni opposte? Può il giudice semplicemente sceglierne una e ignorare l’altra? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice che si discosta dalle conclusioni di una perizia, specialmente se da lui stesso disposta in appello, ha un preciso obbligo di motivazione rafforzata. Non basta un’adesione acritica a una relazione precedente, ma è necessaria un’analisi comparativa che giustifichi la scelta.

I Fatti di Causa: Un Complesso Caso di Responsabilità Medica

Il caso trae origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da una paziente nei confronti di una struttura sanitaria. La donna, affetta da anni da una rettocolite ulcerosa, aveva subito una perforazione del retto colon durante un esame endoscopico. Tale evento aveva reso necessario un intervento chirurgico di proctocolectomia restaurativa, con conseguenze significative sulla sua qualità di vita.
Il Tribunale, in primo grado, aveva rigettato la domanda, basandosi sulle conclusioni di una CTU secondo cui l’intervento era stato opportuno non solo per riparare la perforazione, ma anche per trattare la patologia cronica della paziente, prevenendo rischi futuri ben più gravi.

Il Giudizio di Appello e la Doppia Consulenza Tecnica

In sede di appello, la Corte, accogliendo un’eccezione della paziente sulla correttezza della prima CTU, aveva disposto una nuova consulenza affidata a un collegio peritale. Sorprendentemente, pur avendo commissionato questa nuova indagine, la Corte d’Appello ha deciso di disattenderne completamente gli esiti, che invece apparivano favorevoli alla paziente.
I giudici di secondo grado hanno ritenuto di dover confermare la decisione del Tribunale, giudicando le conclusioni della prima CTU più corrette e fondate su un “accurato esame anamnestico e sulla valutazione della documentazione sanitaria”. Di fatto, la sentenza d’appello ha liquidato la nuova perizia senza fornire una valida ragione per discostarsene, limitandosi a riproporre ampi stralci della prima consulenza.

La Valutazione Consulenza Tecnica in Cassazione

La paziente ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra gli altri motivi, proprio la nullità della sentenza d’appello per vizio di motivazione. La ricorrente ha sostenuto che la Corte territoriale avesse errato nel non considerare le puntuali ed esaustive conclusioni del nuovo collegio peritale, che ritenevano l’intervento chirurgico demolitorio ingiustificato alla luce delle sue condizioni cliniche.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i motivi relativi al vizio di motivazione, ritenendoli fondati. Gli Ermellini hanno censurato duramente l’operato della Corte d’Appello, definendo la sua motivazione “assolutamente contraddittoria” e “meramente grafica”.
Il punto centrale della decisione risiede nell’obbligo del giudice di merito di confrontarsi criticamente con le risultanze peritali. Quando un giudice dispone una nuova CTU, implicitamente riconosce la potenziale inadeguatezza della prima. Di conseguenza, se decide di ignorare gli esiti della nuova indagine e di confermare le conclusioni della precedente, non può farlo con un’adesione acritica o con una motivazione apparente.

L’Obbligo di Analisi Comparativa

La Cassazione ha chiarito che il giudice è tenuto a sviluppare un’analisi comparativa tra le diverse consulenze. Deve esplicitare le ragioni della sua preferenza, indicando perché ritiene di dover disattendere le conclusioni di uno dei consulenti. Questo processo critico è imprescindibile, specialmente quando le conclusioni recepite non sono, da sole, sufficienti a palesare le ragioni dell’adesione del giudicante. Limitarsi a un “copia e incolla” delle parti di una perizia, senza spiegare perché l’altra viene scartata, svuota di contenuto l’obbligo di motivazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata con rinvio alla Corte d’Appello di Roma, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati. La nuova corte dovrà valutare nel merito le risultanze di entrambe le perizie, fornendo una motivazione logica, coerente e completa che dia conto del percorso argomentativo seguito per giungere alla decisione. Questa ordinanza rappresenta un importante monito sull’importanza della trasparenza e del rigore nel processo decisionale del giudice, soprattutto quando si fonda su complesse valutazioni tecniche che incidono profondamente sui diritti dei cittadini.

Può un giudice ignorare le conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha egli stesso disposto?
Sì, il giudice non è vincolato alla perizia, ma se decide di discostarsene deve fornire una motivazione adeguata. In presenza di più CTU con esiti divergenti, non può aderire acriticamente a una di esse, ma è tenuto a svolgere un’analisi comparativa, spiegando in modo dettagliato le ragioni della sua preferenza e perché disattende le conclusioni dell’altra.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ o ‘contraddittoria’ di una sentenza?
Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur essendo presente formalmente, non spiega le ragioni reali della decisione, ad esempio limitandosi a ‘copiare e incollare’ le conclusioni di una perizia senza un’analisi critica. È ‘contraddittoria’ quando il ragionamento del giudice presenta passaggi logicamente inconciliabili, come nel caso di specie, dove si nomina una nuova perizia per poi ignorarla senza valide ragioni. Entrambi sono vizi che possono portare all’annullamento della sentenza.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nella valutazione delle perizie tecniche?
La Corte di Cassazione non entra nel merito tecnico della perizia, cioè non stabilisce quale consulente abbia ragione. Il suo compito è verificare che il giudice di merito abbia seguito un percorso logico-giuridico corretto nel valutare le prove, inclusa la CTU. In questo caso, ha controllato che l’obbligo di motivare adeguatamente la scelta tra due perizie contrastanti fosse stato rispettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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