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Valutazione concorsi pubblici: i limiti del giudice

Una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione chiarisce i confini del sindacato giurisdizionale sulla valutazione nei concorsi pubblici. Il caso riguarda un’aspirante magistrato il cui elaborato, giudicato non idoneo, era stato “riabilitato” dal Consiglio di Stato. La Cassazione ha annullato tale decisione, ribadendo che il giudice amministrativo non può sostituire la propria valutazione a quella della commissione esaminatrice, ma deve limitarsi a un controllo di logicità e ragionevolezza esterna, senza sconfinare nel merito.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valutazione Concorsi Pubblici: la Cassazione Fissa i Limiti del Giudice Amministrativo

La valutazione nei concorsi pubblici rappresenta un’area delicata in cui si scontrano le aspettative dei candidati e la discrezionalità delle commissioni esaminatrici. Una recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine: il giudice amministrativo non può sostituirsi alla commissione nel giudicare un elaborato. Questo intervento chiarisce i confini del sindacato giurisdizionale, limitandolo a un controllo di legittimità e non di merito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dal ricorso di una candidata al concorso per magistrato ordinario, il cui elaborato di diritto civile era stato giudicato non idoneo dalla commissione esaminatrice, precludendole l’accesso alle prove orali.

La candidata aveva impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), che aveva però respinto il ricorso. Successivamente, il Consiglio di Stato, in sede di appello, aveva ribaltato la decisione di primo grado. Secondo i giudici di appello, il giudizio di inidoneità era eccessivamente severo e ingiustificato, poiché la traccia non richiedeva espressamente l’approfondimento degli argomenti che la commissione aveva ritenuto mancanti. Il Consiglio di Stato aveva quindi annullato il provvedimento e disposto una nuova valutazione dell’elaborato.

Contro questa sentenza, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, denunciando un “eccesso di potere giurisdizionale” da parte del Consiglio di Stato, accusato di aver sconfinato nel merito della valutazione, area riservata alla commissione.

La Valutazione nei Concorsi Pubblici e la Decisione della Cassazione

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno accolto il ricorso del Ministero, cassando la sentenza del Consiglio di Stato. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice amministrativo ha ecceduto i limiti della propria giurisdizione.

Nel riesaminare la vicenda, il Consiglio di Stato non si era limitato a verificare la logicità e la coerenza del giudizio della commissione sulla base dei criteri predeterminati, ma era entrato nel vivo della correzione. Aveva, di fatto, formulato un proprio giudizio sulla prova, ritenendola non meritevole dell’inidoneità e “oggettivamente troppo severa”. Questo tipo di analisi, secondo la Cassazione, costituisce un’invasione della sfera di discrezionalità tecnica che la legge riserva esclusivamente alla commissione esaminatrice.

Il Ruolo dei Criteri di Valutazione

Un punto centrale della sentenza riguarda l’importanza dei criteri di valutazione che la commissione è tenuta a fissare prima di iniziare la correzione degli elaborati. Questi criteri (es. pertinenza, coerenza, capacità di analisi, correttezza formale) costituiscono il parametro di riferimento per il giudizio e permettono un controllo a posteriori sulla ragionevolezza e coerenza della valutazione, anche quando espressa con un semplice voto numerico o con la dicitura “non idoneo”.

Il Consiglio di Stato, ignorando i criteri fissati dalla commissione, ne ha di fatto creati di nuovi, basandosi su un confronto con altri elaborati e su una propria interpretazione della traccia. Questo approccio è stato censurato dalla Cassazione come un inammissibile sconfinamento nel merito.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo la natura e i limiti del sindacato del giudice amministrativo sugli atti che sono espressione di discrezionalità tecnica. Le valutazioni delle commissioni di concorso non sono espressione di una discrezionalità pura, ma di una discrezionalità tecnica, soggetta a un controllo giurisdizionale esterno.

Questo controllo, tuttavia, non può trasformarsi in una nuova valutazione. Il giudice può e deve verificare se il giudizio della commissione sia affetto da vizi di manifesta illogicità, irragionevolezza, arbitrarietà o travisamento dei fatti. Non può, invece, sostituire il proprio apprezzamento a quello dell’organo tecnico, anche se lo ritiene semplicemente “opinabile” o “severo”.

Nel caso specifico, il Consiglio di Stato ha operato proprio questa sostituzione, ricostruendo autonomamente il percorso logico della commissione e concludendo per una “non grave insufficienza” dell’elaborato. Così facendo, ha esercitato un potere di merito che non gli compete, configurando l’eccesso di potere giurisdizionale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale per la certezza e l’imparzialità dei concorsi pubblici. La valutazione delle prove scritte è e deve rimanere una prerogativa della commissione esaminatrice. Il ruolo del giudice amministrativo è quello di garante della legalità e della logicità del procedimento, non quello di un “super-commissario” chiamato a riesaminare nel dettaglio ogni prova. Il sindacato giurisdizionale si arresta sulla soglia del merito tecnico, potendo censurare solo le decisioni palesemente viziate da illogicità o arbitrarietà, senza invadere l’area di valutazione riservata all’Amministrazione.

Un giudice amministrativo può annullare una bocciatura a un concorso pubblico perché la ritiene troppo severa?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice non può sostituire la propria valutazione a quella della commissione esaminatrice. Può annullare il giudizio negativo solo se questo risulta manifestamente illogico, irragionevole o basato su un errore di fatto, ma non può entrare nel merito della severità della valutazione.

A cosa servono i criteri di valutazione che le commissioni fissano prima delle correzioni?
Servono a garantire trasparenza, imparzialità e omogeneità nelle valutazioni. Essi costituiscono il parametro oggettivo sulla base del quale il giudizio della commissione viene formulato e, successivamente, può essere controllato dal giudice per verificarne la coerenza e la logicità, senza necessità di una motivazione specifica per ogni voto.

Cosa si intende per “eccesso di potere giurisdizionale” in questo contesto?
Si intende la situazione in cui il giudice amministrativo va oltre il suo compito di controllo della legittimità di un atto e invade la sfera di valutazione di merito riservata alla Pubblica Amministrazione. In questo caso, il Consiglio di Stato ha commesso un eccesso di potere perché ha riesaminato la qualità dell’elaborato, un compito che spetta esclusivamente alla commissione di concorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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