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Valore probatorio modulo CAI: la guida completa

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ribalta una decisione di primo grado, attribuendo pieno valore probatorio al modulo CAI firmato da entrambi i conducenti in un sinistro stradale. Il Tribunale ha interpretato la dichiarazione di uno dei conducenti di aver “urtato” l’altro veicolo come un’implicita assunzione di responsabilità, invertendo così l’onere della prova a carico dell’assicurazione. La sentenza ha quindi condannato la compagnia assicurativa e il responsabile al risarcimento integrale del danno, comprensivo di interessi, rivalutazione e spese legali sostenute nelle varie fasi del lungo contenzioso, sottolineando che il modulo CAI, se non contestato con prove concrete, è un elemento decisivo per l’accertamento delle responsabilità.

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Pubblicato il 28 febbraio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valore Probatorio del Modulo CAI: Quando una Firma Definisce la Responsabilità

In caso di incidente stradale, la compilazione del Modulo di Constatazione Amichevole di Incidente (CAI) è una prassi comune, ma il suo peso legale può essere determinante. Una recente sentenza chiarisce il valore probatorio del modulo CAI, spiegando come le dichiarazioni in esso contenute possano invertire l’onere della prova e stabilire la responsabilità del sinistro. Questo caso dimostra che anche un linguaggio semplice, come “ho urtato”, può avere conseguenze legali significative.

I Fatti di Causa: Un Lungo Percorso Giudiziario

Tutto ha origine da un sinistro stradale avvenuto nel 2015 a Torino. A seguito dell’incidente, i due conducenti compilano e firmano un modulo CAI. La società proprietaria di uno dei veicoli, ritenendo che la responsabilità fosse esclusivamente della controparte, si rivolge alla propria assicurazione per ottenere il risarcimento.

L’assicurazione, tuttavia, ritiene che vi sia una responsabilità concorsuale (al 50%) e offre solo un risarcimento parziale. Da qui nasce un lungo contenzioso che attraversa diversi gradi di giudizio, tra accertamenti tecnici, sentenze del Giudice di Pace e appelli, con la questione centrale che ruota attorno all’interpretazione del modulo CAI.

L’Analisi della Corte sul Valore Probatorio del Modulo CAI

Il Tribunale di Torino, in funzione di giudice d’appello, ribalta la decisione di primo grado. La Corte si concentra sulle dichiarazioni scritte nel modulo CAI. Il conducente di un veicolo aveva scritto di aver “urtato la Polo A sul fianco”, mentre l’altro aveva dichiarato di essere stato “urtato da B sul fianco DS” mentre svoltava.

Secondo il Tribunale, sebbene manchi una dichiarazione esplicita di assunzione di colpa, l’uso dei verbi è decisivo. La distinzione tra un soggetto che “urta” (azione attiva) e uno che “viene urtato” (azione passiva) non è un mero sofisma linguistico. Al contrario, rappresenta una ricostruzione della dinamica che, essendo condivisa e sottoscritta da entrambi, assume il valore di una presunzione semplice, quasi una confessione stragiudiziale.

La Liquidazione del Danno e la Ripartizione delle Spese

Una volta stabilita la responsabilità esclusiva, il Tribunale procede a quantificare il danno. Poiché la riparazione era stata giudicata antieconomica, il danno viene calcolato sulla base del valore del veicolo al momento del sinistro (€ 11.900,00). Da questa somma vengono detratti gli acconti già versati dalla compagnia assicurativa.

Sull’importo residuo, il giudice riconosce la rivalutazione monetaria e gli interessi. La sentenza affronta anche la complessa questione delle spese legali, ripartendole per ogni fase del giudizio (ATP, primo grado, appello e riassunzione), condannando la parte soccombente al pagamento in base al principio della responsabilità accertata.

le motivazioni

La motivazione centrale della sentenza risiede nell’interpretazione del valore probatorio del modulo CAI ai sensi dell’art. 143 del Codice delle Assicurazioni. Il Tribunale afferma che quando il modulo è firmato da entrambi i conducenti, si presume che i fatti si siano verificati come descritto. Questa presunzione non è assoluta, ma sposta l’onere della prova. Tocca alla parte che contesta la ricostruzione (in questo caso, l’assicurazione) fornire prove concrete per superare tale presunzione. Nel caso specifico, l’assicurazione non ha fornito elementi sufficienti per dimostrare una colpa concorrente del danneggiato. Il giudice sottolinea che non si può pretendere un linguaggio tecnico-giuridico dai cittadini che compilano il modulo. L’espressione “ho urtato”, nel linguaggio comune, significa aver causato la collisione, e così deve essere interpretata. Questa interpretazione logica e di buon senso è sufficiente per attribuire la responsabilità. La Corte rigetta anche le altre eccezioni, come la richiesta di risarcimento basata sulla polizza minikasko, giudicandola una domanda nuova e quindi inammissibile in appello. Infine, riconosce il diritto al rimborso delle spese per l’Accertamento Tecnico Preventivo (ATP), in quanto costo necessario per la quantificazione del danno che la parte ha diritto a vedersi risarcito.

le conclusioni

La sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce la cruciale importanza del modulo CAI: una compilazione chiara e una doppia firma creano una solida base probatoria. In secondo luogo, il linguaggio utilizzato, per quanto semplice, è fondamentale. Chi si ritiene vittima di un incidente deve assicurarsi che la dinamica descritta rifletta una sua condizione passiva (“sono stato urtato”), mentre chi si riconosce responsabile deve essere consapevole che scrivere “ho urtato” equivale a un’assunzione di colpa. Infine, la decisione conferma che la presunzione derivante dal CAI è forte: per contestarla, una compagnia assicurativa deve presentare prove concrete e non può limitarsi a invocare genericamente un concorso di colpa.

Che valore ha un modulo CAI firmato da entrambi i conducenti?
Secondo la sentenza, ha valore di presunzione semplice e fa fede fino a prova contraria. Si presume che i fatti si siano svolti come descritti e la responsabilità è attribuita in base a tale descrizione, invertendo l’onere della prova a carico di chi contesta il contenuto del modulo.

L’uso di un linguaggio comune come “ho urtato” nel modulo CAI è sufficiente per attribuire la colpa?
Sì. Il Tribunale ha stabilito che non è necessario utilizzare un gergo tecnico-giuridico. L’espressione “ho urtato”, interpretata nel suo significato comune, è sufficiente a indicare chi ha provocato attivamente il sinistro e quindi a stabilirne la responsabilità.

Le spese sostenute per un Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) devono essere rimborsate?
Sì. La sentenza chiarisce che le spese di ATP, essendo state necessarie per la quantificazione dei danni che la parte appellante aveva diritto a veder risarciti, devono essere poste a carico della parte soccombente, ovvero quella ritenuta responsabile del sinistro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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