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Valore probatorio modulo CAI: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17587/2025, si è pronunciata sul valore probatorio del modulo CAI (Constatazione Amichevole d’Incidente) in un caso di risarcimento danni da sinistro stradale. La Corte ha stabilito che, sebbene il modulo sottoscritto da entrambi i conducenti generi una presunzione sulla veridicità dei fatti descritti, questa non è assoluta. Il giudice può superare tale presunzione e rigettare la domanda se rileva incompatibilità oggettive tra quanto dichiarato nel modulo e le altre prove acquisite nel processo, come una perizia tecnica (CTU) o testimonianze. Nel caso specifico, la mancanza di un grafico e l’incongruenza dei danni descritti hanno portato a confermare il rigetto della richiesta di risarcimento per mancata prova della dinamica del sinistro.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valore probatorio modulo CAI: la Cassazione ne definisce i limiti

Il valore probatorio del modulo CAI (Constatazione Amichevole d’Incidente) è un tema cruciale in materia di risarcimento danni da circolazione stradale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la presunzione di veridicità derivante dalla firma congiunta non è assoluta e può essere superata dal giudice sulla base di altre prove. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una donna citava in giudizio la propria compagnia assicurativa per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla sua autovettura in un incidente stradale. In primo grado, il Giudice di Pace rigettava la domanda, non per questioni legate alla dinamica del sinistro, ma per una presunta “carenza di interesse attuale al risarcimento”, dato che l’attrice aveva venduto il veicolo danneggiato.

In appello, il Tribunale annullava la sentenza di primo grado per un vizio procedurale, ma, decidendo nel merito, rigettava comunque la richiesta di risarcimento. Secondo il giudice d’appello, l’attrice non aveva fornito una prova sufficiente della dinamica dell’incidente. Il modulo CAI, seppur sottoscritto da entrambi i conducenti, era stato ritenuto privo di elementi essenziali come il grafico dell’incidente e un’indicazione precisa dei danni. Inoltre, erano emerse incongruenze tra la descrizione dei danni nel CAI e quanto accertato dal consulente tecnico (CTU). Anche la prova testimoniale era stata giudicata troppo generica. Di fronte a questa decisione, la donna decideva di ricorrere in Cassazione.

L’analisi della Corte: il valore probatorio del modulo CAI

La ricorrente, nel suo primo motivo di ricorso, lamentava la violazione di diverse norme, sostenendo che il giudice d’appello avesse errato nel non riconoscere il valore probatorio del modulo CAI. A suo avviso, la firma congiunta avrebbe dovuto creare una presunzione legale sulla dinamica del sinistro, spettando alla compagnia assicurativa l’onere di fornire la prova contraria, cosa che non era avvenuta. La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo in parte inammissibile e in parte infondato.

La presunzione del CAI non è assoluta

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: la sottoscrizione congiunta del modulo CAI fa scattare una presunzione legale, valida fino a prova contraria, che il sinistro si sia verificato con le modalità descritte. Tuttavia, questa presunzione non vincola in modo assoluto il giudice.

Il magistrato, infatti, ha il potere e il dovere di valutare liberamente tutte le prove raccolte nel corso del processo. Se da queste emergono elementi che creano un'”accertata incompatibilità oggettiva” tra i fatti descritti nel modulo e le conseguenze reali del sinistro, il giudice può motivatamente discostarsi da quanto dichiarato nel CAI.

Le motivazioni

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente esercitato questo potere. Aveva evidenziato che il modulo CAI era incompleto e che vi era una chiara incongruenza tra i danni indicati nel documento e la ricostruzione probabilistica effettuata dal perito. Pertanto, la decisione di ritenere non provata la dinamica del sinistro era legittima. Il giudice non ha ignorato il CAI, ma lo ha valutato nel contesto di tutte le altre prove, giungendo alla conclusione che non fosse sufficiente a fondare la richiesta di risarcimento.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le censure relative alla valutazione delle prove (artt. 115 e 116 c.p.c.) e all’onere della prova (art. 2697 c.c.), poiché si traducevano in una richiesta di riesaminare il merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. Anche il secondo motivo di ricorso, che lamentava l’omesso esame di un fatto decisivo, è stato respinto per la stessa ragione: la ricostruzione della dinamica di un incidente è un giudizio di fatto riservato ai giudici di merito e non sindacabile in Cassazione se, come in questo caso, la motivazione è completa e logicamente coerente.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un punto fondamentale: il modulo CAI è uno strumento probatorio importantissimo, ma non è una “prova regina”. La sua efficacia dipende dalla sua completezza e dalla coerenza con le altre risultanze processuali. Per gli automobilisti, ciò significa che è essenziale compilare il modulo con la massima cura e precisione, includendo sempre un grafico della dinamica. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia ribadisce che il principio del libero convincimento del giudice, supportato da una motivazione logica e coerente, prevale sulla presunzione legale derivante dal modulo CAI quando emergono chiare e oggettive incompatibilità.

Il modulo CAI firmato da entrambi i conducenti è una prova assoluta dell’incidente?
No, non è una prova assoluta. Genera una presunzione legale sulla veridicità dei fatti descritti, ma questa presunzione è valida solo “fino a prova contraria” e può essere superata dal giudice.

Quando un giudice può non considerare valido quanto dichiarato nel modulo CAI?
Un giudice può discostarsi da quanto dichiarato nel modulo CAI quando accerta un’incompatibilità oggettiva tra la descrizione dei fatti contenuta nel documento e le altre prove raccolte, come perizie tecniche, testimonianze o l’entità stessa dei danni riportati dai veicoli.

Chi deve provare che i fatti si sono svolti diversamente da quanto indicato nel CAI?
In linea di principio, l’onere di fornire la prova contraria grava sull’assicuratore. Tuttavia, la sentenza chiarisce che il giudice, in base al principio di acquisizione probatoria, può formare il proprio convincimento utilizzando tutte le risultanze istruttorie disponibili, anche se non fornite direttamente dalla parte onerata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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