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Valore indeterminabile: come si calcolano i compensi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 227/2024, ha stabilito che una causa ha valore indeterminabile ai fini del compenso legale quando la richiesta economica non è quantificata in modo preciso e il giudizio si conclude con un provvedimento processuale. Nel caso esaminato, un avvocato si era visto liquidare i compensi secondo lo scaglione del valore indeterminabile. La Corte ha rigettato il suo ricorso, chiarendo che la richiesta di risarcimento “da accertarsi in corso di causa” e la natura del giudizio amministrativo (annullamento di un atto) portano a questa conclusione, rendendo irrilevante il potenziale vantaggio economico per il cliente.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Valore Indeterminabile e Compenso Legale: La Cassazione Chiarisce

La determinazione del compenso di un avvocato è un tema cruciale che dipende strettamente dal valore della controversia. Ma cosa succede quando questo valore non è chiaro fin dall’inizio? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 227 del 2024, offre un’importante lezione sul concetto di valore indeterminabile e sulle sue conseguenze pratiche, specialmente quando una causa si conclude prima di una sentenza di merito. Questo principio è fondamentale per avvocati e clienti per comprendere come vengono calcolate le spese legali.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da una controversia tra un avvocato e alcune società agricole sue ex clienti. Il legale aveva assistito le società in quattro giudizi davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per ottenere l’annullamento di provvedimenti relativi a tariffe di energia elettrica e il riconoscimento di tariffe incentivanti più vantaggiose. I giudizi si erano conclusi con una declaratoria di ‘improcedibilità’ a seguito di un accordo transattivo tra le parti.

Al momento di liquidare il compenso, i giudici di merito avevano stabilito che le cause avessero un valore indeterminabile, applicando uno scaglione tariffario inferiore a quello preteso dal legale. L’avvocato ha impugnato questa decisione, sostenendo che il valore fosse determinabile in base al notevole vantaggio economico che le sue clienti avrebbero ottenuto. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: Il Principio del Valore Indeterminabile

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’avvocato, confermando la decisione dei giudici di merito. La Cassazione ha chiarito che, ai fini della liquidazione del compenso, il criterio del valore indeterminabile è corretto quando la domanda, pur avendo un potenziale risvolto economico, non viene quantificata in modo preciso e puntuale.

I giudici hanno sottolineato come, nei giudizi amministrativi volti all’annullamento di un atto, l’oggetto principale della controversia sia la legittimità dell’atto stesso (causa petendi) e la sua rimozione (petitum), non direttamente un importo monetario. Di conseguenza, il valore della causa è, in linea di principio, indeterminato.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su alcuni principi cardine della procedura civile e della normativa sui compensi professionali.

La Rilevanza della Domanda Non Quantificata

Un punto centrale della decisione è la formulazione della domanda originaria. L’avvocato aveva chiesto, oltre all’annullamento degli atti, anche la condanna al pagamento di somme a titolo di risarcimento del danno, ma specificando che l’importo esatto sarebbe stato “da accertarsi in corso di causa”. Secondo la Cassazione, l’uso di formule generiche come questa, o come “nella somma maggiore o minore che risulterà di giustizia”, non consente di definire un valore determinato. Tale formulazione rimette infatti al successivo accertamento giudiziale la quantificazione, rendendo la pretesa, al momento iniziale, indeterminabile.

Il Valore Indeterminabile nei Giudizi Amministrativi

La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: nei giudizi per l’annullamento di un provvedimento amministrativo, il valore è tendenzialmente indeterminabile. Anche se l’annullamento può comportare un significativo vantaggio economico per il ricorrente, questo è un effetto indiretto. L’oggetto diretto del giudizio resta la legittimità dell’azione della Pubblica Amministrazione. Per questo motivo, non si può far riferimento al potenziale beneficio economico per determinare lo scaglione tariffario, a meno che non sia formulata una domanda di condanna a una somma specifica e liquida.

L’impatto dell’Esito Processuale

Infine, è stato decisivo l’esito dei giudizi davanti al TAR. Le cause si erano concluse con una pronuncia di improcedibilità per sopravvenuto difetto di interesse, a seguito della transazione tra le parti. Questo significa che non c’è stata una decisione sul merito (decisum) che abbia accertato e liquidato una somma a favore delle società. In assenza di un decisum e di un disputatum (valore richiesto) precisamente quantificato, l’unica via percorribile per la liquidazione del compenso era fare riferimento allo scaglione del valore indeterminabile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre una guida chiara per avvocati e parti processuali. La lezione principale è che la formulazione della domanda giudiziale ha un impatto diretto e significativo sulla liquidazione delle spese legali. Per evitare l’applicazione dello scaglione del valore indeterminabile, è necessario quantificare le pretese economiche in modo esatto fin dall’atto introduttivo, evitando formule generiche. Inoltre, la pronuncia conferma che la natura del giudizio e il suo esito sono elementi cruciali: in un contenzioso amministrativo per annullamento, che si conclude senza una decisione di merito, la regola generale rimane quella del valore indeterminabile.

Come si determina il valore di una causa per calcolare il compenso dell’avvocato?
Di norma, si fa riferimento alla somma attribuita dal giudice alla parte vincitrice (decisum). Se la domanda viene respinta, si considera la somma richiesta dall’attore (disputatum). Tuttavia, se la somma non è quantificata in modo preciso, il valore è considerato indeterminabile.

Quando una causa è considerata a valore indeterminabile?
Una causa è considerata a valore indeterminabile quando la domanda economica non è espressa in una cifra specifica (ad esempio, si chiede un risarcimento “da quantificarsi in corso di causa”) o quando l’oggetto del giudizio non è direttamente valutabile economicamente, come nel caso dell’annullamento di un atto amministrativo.

Cosa succede al calcolo del compenso se una causa con richiesta economica si conclude con un accordo e non con una sentenza?
Se la causa si conclude con una pronuncia processuale (come l’improcedibilità per avvenuta transazione) e la domanda economica iniziale non era stata quantificata con precisione, non esiste un decisum su cui basare il calcolo. In questo caso, il valore della causa viene considerato indeterminabile ai fini della liquidazione del compenso legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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