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Usura sopravvenuta: la Cassazione conferma l’irrilevanza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due mutuatari contro un istituto di credito. La Corte ribadisce che il concetto di usura sopravvenuta è irrilevante: la verifica dell’usurarietà del tasso di interesse va effettuata solo al momento della stipula del contratto. Vengono inoltre respinte le censure sulla mancata inclusione di spese notarili e imposte nel calcolo del TEG e sulla presunta confessione della banca.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usura Sopravvenuta: La Cassazione Ribadisce il Principio della Stipula del Contratto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema centrale nel diritto bancario: la verifica dell’usurarietà dei tassi di interesse nei contratti di mutuo. La decisione chiarisce in modo definitivo i criteri di calcolo e l’irrilevanza della cosiddetta usura sopravvenuta, confermando un orientamento ormai consolidato. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere i limiti delle contestazioni mosse dai clienti agli istituti di credito e i requisiti di ammissibilità dei ricorsi in sede di legittimità.

I fatti del caso: da una condanna in primo grado al ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di due clienti che avevano stipulato un contratto di mutuo con un istituto di credito. I mutuatari lamentavano l’applicazione di interessi, spese e commissioni non dovute, sostenendo che il tasso applicato fosse usurario.

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione ai clienti, condannando la banca alla restituzione di una somma di denaro. La Corte di Appello, tuttavia, aveva ribaltato completamente la decisione, escludendo la natura usuraria del mutuo. Di conseguenza, i clienti hanno proposto ricorso per cassazione, basato su cinque distinti motivi, contestando sia aspetti procedurali sia questioni di merito relative al calcolo del tasso di interesse e alla trasparenza contrattuale.

L’analisi dei motivi e la questione della usura sopravvenuta

La Corte di Cassazione ha esaminato i vari motivi di ricorso, dichiarandoli tutti inammissibili. L’ordinanza affronta diversi principi cardine del contenzioso bancario e processuale.

Il rigetto delle eccezioni procedurali

I ricorrenti avevano lamentato, tra le altre cose, il mancato esame da parte della Corte d’Appello di un’eccezione sul difetto di rappresentanza processuale della banca. La Cassazione ha respinto la doglianza, ricordando che l’omissione di pronuncia si configura solo sul mancato esame di domande o eccezioni di merito, non su questioni puramente procedurali. Inoltre, la censura è stata giudicata generica e non adeguatamente dettagliata.

Il calcolo del TEG: cosa si include e cosa si esclude

Un punto centrale del ricorso riguardava la pretesa di includere nel calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) anche le spese notarili e l’imposta sostitutiva. La Corte ha ritenuto la censura inammissibile perché tardiva, ma ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: ai sensi della Legge 108/1996, le spese per imposte e tasse sono escluse dal calcolo del tasso usurario. Analogamente, le istruzioni della Banca d’Italia escludono dal computo le spese notarili.

L’irrilevanza della usura sopravvenuta

Il cuore della controversia risiedeva nella tesi dei ricorrenti secondo cui il superamento del tasso soglia, verificatosi nel corso del rapporto per alcuni ratei, avrebbe dovuto essere considerato come usura sopravvenuta. I ricorrenti sostenevano che un’ammissione in tal senso, contenuta negli scritti difensivi della banca, avesse valore di confessione giudiziale.

La Corte ha smontato completamente questa argomentazione. In primo luogo, ha chiarito che le dichiarazioni contenute in atti difensivi sottoscritti solo dal legale non hanno valore di confessione. In secondo luogo, e in modo dirimente, ha richiamato il principio sancito dalle Sezioni Unite (sent. n. 24675/2017): l’usura sopravvenuta è giuridicamente irrilevante. Il momento per verificare se un tasso è usurario è unicamente quello della stipula del contratto. Nel caso di specie, al momento della firma, il TEG del mutuo (5,56%) era inferiore al tasso soglia allora vigente (6,36%), escludendo quindi qualsiasi profilo di usura originaria.

La trasparenza del piano di ammortamento “alla francese”

Infine, i ricorrenti hanno sollevato una questione sulla presunta mancata trasparenza del contratto, in particolare riguardo al piano di ammortamento “alla francese” e al regime di capitalizzazione composta. Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile, in quanto questione nuova. La Corte ha comunque aggiunto, per completezza, che secondo un recente intervento delle Sezioni Unite (sent. n. 15130/2024), la mancata indicazione di tali modalità non rende il contratto nullo per indeterminatezza dell’oggetto o per violazione delle norme sulla trasparenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Corte si fonda su una rigorosa applicazione dei principi processuali e del diritto sostanziale consolidato. La dichiarazione di inammissibilità deriva dalla constatazione che i motivi di ricorso erano in parte tardivi, in parte generici, e in parte volti a rimettere in discussione accertamenti di fatto o a sollevare questioni nuove in sede di legittimità.

Sul merito delle questioni, la Corte ha riaffermato con forza i suoi orientamenti più importanti. Ha sottolineato che la valutazione dell’usura deve essere ancorata al momento genetico del rapporto contrattuale, neutralizzando le contestazioni basate sull’usura sopravvenuta. Ha inoltre confermato la correttezza della metodologia di calcolo del TEG, che esclude oneri fiscali e notarili. Infine, ha recepito l’ultimo approdo delle Sezioni Unite sulla validità dei contratti con piano di ammortamento alla francese, anche in assenza di una dettagliata esplicitazione del meccanismo di calcolo.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un’importante conferma della stabilità degli orientamenti giurisprudenziali in materia di usura bancaria. Per i clienti, essa costituisce un monito sulla necessità di formulare contestazioni tempestive, specifiche e fondate su principi giuridici solidi, evitando di sollevare in Cassazione questioni non dibattute nei gradi di merito. Per gli operatori del diritto, la decisione ribadisce che il momento cruciale per la verifica dell’usura è e rimane quello della stipula del contratto, e che il fenomeno della usura sopravvenuta non trova cittadinanza nel nostro ordinamento.

Quando si deve verificare se un tasso di interesse è usurario?
La verifica sull’usurarietà di un tasso di interesse deve essere effettuata con riferimento al momento in cui il contratto viene stipulato. Secondo la Corte, il superamento della soglia di usura in un momento successivo, durante lo svolgimento del rapporto (c.d. usura sopravvenuta), è giuridicamente irrilevante.

Le spese notarili e le imposte vanno incluse nel calcolo del tasso di usura (TEG)?
No. L’ordinanza chiarisce che, in base alla normativa vigente (l. 108/1996), le spese per imposte e tasse sono esplicitamente escluse dal calcolo del TEG ai fini della verifica dell’usura. Allo stesso modo, le istruzioni della Banca d’Italia escludono dal computo le spese notarili.

La mancata indicazione del piano di ammortamento “alla francese” nel contratto di mutuo lo rende nullo?
No. La Corte, richiamando una recente sentenza delle Sezioni Unite, afferma che la mancata specificazione nel contratto della modalità di ammortamento “alla francese” e del relativo regime di capitalizzazione composta non è causa di nullità del contratto, né per indeterminatezza dell’oggetto né per violazione della normativa sulla trasparenza bancaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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