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Usura sopravvenuta: Cassazione conferma irrilevanza

Una società e i suoi garanti contestavano un debito bancario, lamentando l’applicazione di interessi divenuti usurari nel tempo (c.d. usura sopravvenuta). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’orientamento secondo cui la usura sopravvenuta non rende nulle le clausole sugli interessi, se questi erano legittimi al momento della pattuizione del contratto.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usura Sopravvenuta: La Cassazione Ribadisce la Sua Posizione

Il tema dell’usura nei contratti bancari è da sempre al centro di accesi dibattiti. Una questione particolarmente spinosa riguarda la cosiddetta usura sopravvenuta, ovvero quando un tasso di interesse, perfettamente legale al momento della firma, supera la soglia anti-usura nel corso del rapporto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul punto, dichiarando un ricorso inammissibile e consolidando un principio fondamentale per la stabilità dei contratti di credito.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da una società e dai suoi fideiussori contro un istituto di credito (poi rappresentato da una società di gestione crediti). I debitori lamentavano diverse irregolarità nei rapporti di conto corrente e apertura di credito, tra cui l’applicazione di tassi di interesse che, sebbene leciti all’inizio, erano diventati usurari con il tempo.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto l’opposizione, riducendo l’importo dovuto. Anche la Corte d’Appello aveva operato un’ulteriore riduzione del debito ma, sul punto cruciale, aveva stabilito che l’unico caso di superamento della soglia rilevato dalla perizia tecnica (CTU) costituiva un’ipotesi di usura sopravvenuta, e come tale era da considerarsi irrilevante ai fini della validità delle clausole contrattuali.

I debitori, non soddisfatti, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali: la presunta violazione di legge nel non considerare illegittima l’usura sopravvenuta e un errore procedurale per non aver disposto la riconvocazione del perito tecnico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Questa decisione, seppur di natura processuale, ha permesso ai giudici di ribadire con forza i principi che governano la materia.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi dei motivi di ricorso, entrambi giudicati infondati dalla Corte.

Il Principio Consolidato sulla Usura Sopravvenuta

Sul primo motivo, la Cassazione ha evidenziato come la decisione della Corte d’Appello fosse perfettamente allineata con l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite (sent. n. 24675/2017). Secondo tale principio, la legalità di una clausola che stabilisce gli interessi deve essere valutata con riferimento al momento in cui essa viene pattuita.

Se a quella data il tasso era inferiore alla soglia di usura, un suo eventuale superamento successivo, dovuto a una diminuzione dei tassi medi di mercato, non rende la clausola nulla né invalida. In altre parole, la legge anti-usura (L. 108/1996) non ha efficacia retroattiva e non può incidere su contratti validamente conclusi in precedenza. La pretesa del creditore di riscuotere gli interessi al tasso originariamente pattuito, anche se nel frattempo divenuto superiore alla soglia, non viola il dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto.

I ricorrenti, secondo la Corte, si sono limitati a una generica censura, senza fornire elementi concreti per rimettere in discussione questo solido principio giurisprudenziale.

Inammissibilità degli Altri Motivi di Ricorso

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata riconvocazione del CTU, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha sottolineato che un ricorso per cassazione per violazione di legge deve indicare con precisione le norme violate e argomentare in modo specifico perché la sentenza impugnata le avrebbe infrante. Nel caso di specie, i ricorrenti si erano limitati a lamentare la decisione del giudice senza un’adeguata base giuridica.

Inoltre, la Corte ha ricordato che la scelta di disporre o meno una consulenza tecnica, così come quella di richiamare il perito per chiarimenti, è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o giuridici manifesti, che qui non sono stati dimostrati.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un punto fermo nel diritto bancario: la verifica dell’usura va fatta ‘ex ante’, al momento della stipula del contratto. La cosiddetta usura sopravvenuta non ha la forza di invalidare le clausole sugli interessi. Questa interpretazione garantisce la certezza dei rapporti giuridici e la stabilità dei contratti di durata, proteggendo l’affidamento di entrambe le parti sull’accordo originario.

Per i clienti delle banche, ciò significa che non è possibile contestare un contratto basandosi unicamente sul fatto che i tassi di interesse siano diventati superiori alla soglia nel tempo. Le contestazioni devono fondarsi su vizi originari del contratto. Per gli operatori legali, questa pronuncia ribadisce l’importanza di formulare i ricorsi per cassazione con estremo rigore tecnico, pena l’inammissibilità.

Se un tasso di interesse, legittimo al momento della firma del contratto, supera la soglia di usura in un momento successivo, la clausola che lo prevede diventa nulla?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la validità della clausola sugli interessi si valuta esclusivamente al momento della sua pattuizione. Il superamento della soglia di usura in un momento successivo (c.d. usura sopravvenuta) non ne determina la nullità o l’inefficacia.

Il giudice è sempre obbligato a riconvocare il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) se una delle parti lo richiede?
No. La decisione di ricorrere o meno a una consulenza tecnica, o di riconvocare il consulente, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Quest’ultimo non è tenuto a farlo se ritiene di avere elementi sufficienti per decidere.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una contestazione sulla titolarità del credito di una controparte?
No. La Corte ha stabilito che contestazioni sulla titolarità del credito, se non sollevate e tempestivamente impugnate nei gradi di merito precedenti (in questo caso, nel giudizio di appello), non possono essere proposte per la prima volta in una memoria davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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