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Usura interessi moratori: il calcolo corretto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2641/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di usura bancaria. La Corte ha confermato la correttezza del metodo di calcolo del tasso soglia per gli interessi moratori utilizzato dalla Corte d’Appello, ribadendo i principi stabiliti dalle Sezioni Unite. La formula corretta prevede di aggiungere al Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) la maggiorazione media per la mora (in questo caso 2,1 punti percentuali) prima di applicare gli ulteriori coefficienti di legge. Di conseguenza, il tasso di mora pattuito nel contratto di mutuo è stato ritenuto non usurario.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Usura e Interessi Moratori: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo

La questione del calcolo degli interessi moratori e della loro potenziale natura usuraria è da tempo al centro di un acceso dibattito legale. Con la recente sentenza n. 2641 del 29 gennaio 2024, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, fornendo chiarimenti cruciali e consolidando un orientamento ormai granitico. La decisione ribadisce la corretta metodologia per determinare se il tasso di mora applicato in un contratto di mutuo superi o meno la soglia dell’usura, offrendo certezza sia ai consumatori che agli istituti di credito.

I Fatti del Caso: Un Contratto di Mutuo Sotto Esame

Il caso trae origine da un contratto di mutuo stipulato nel settembre 2009. I mutuatari e i loro fideiussori avevano agito in giudizio contro la banca, chiedendo di dichiarare la nullità del contratto a causa della presunta natura usuraria degli interessi di mora pattuiti. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le loro richieste. In particolare, la Corte territoriale aveva stabilito che, al momento della mora (gennaio 2014), gli interessi moratori applicati non superavano il tasso soglia, calcolato secondo le indicazioni del decreto ministeriale dell’epoca, che prevedeva una maggiorazione specifica di 2,1 punti percentuali.

La Decisione della Corte di Cassazione

I soccombenti hanno proposto ricorso in Cassazione, contestando principalmente due punti: l’erroneità nell’aumentare il tasso soglia con la maggiorazione del 2,1% e il fatto che la Corte d’Appello non avesse considerato la semplice pattuizione di interessi usurari come sufficiente a viziare il contratto, a prescindere dal loro effettivo pagamento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso principale inammissibile, ritenendolo in contrasto con i principi già affermati dalle Sezioni Unite con la storica sentenza n. 19597/2020.

Le Motivazioni: Come si Calcola il Tasso Soglia per gli Interessi Moratori?

Il cuore della decisione risiede nella metodologia di calcolo della soglia usuraria per gli interessi moratori. La Cassazione ha confermato che non è corretto confrontare il tasso di mora pattuito direttamente con il Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) rilevato per gli interessi corrispettivi. Invece, la procedura corretta, come stabilito dalle Sezioni Unite, è la seguente:

1. Si parte dal TEGM rilevato per la categoria di operazione finanziaria in questione.
2. A questo valore si aggiunge la maggiorazione media per gli interessi moratori pubblicata nei decreti ministeriali (nel caso di specie, pari a 2,1 punti percentuali).
3. Solo a questo punto si applicano i coefficienti di aumento e le soglie di tolleranza previsti dalla normativa antiusura per determinare il tasso soglia definitivo.

La Corte d’Appello aveva seguito esattamente questo iter, concludendo che il tasso di mora del 5,40% pattuito nel contratto era ampiamente inferiore alla soglia così calcolata. La Cassazione ha quindi ritenuto il suo operato immune da vizi.

L’Irrilevanza della Sola “Pattuizione” ai Fini della Gratuità

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte ha richiamato ancora una volta l’insegnamento delle Sezioni Unite. Sebbene l’azione per far dichiarare l’usurarietà degli interessi di mora possa essere esercitata anche prima che la mora si verifichi, ciò non comporta la gratuità totale del mutuo. La conseguenza della pattuizione di interessi moratori usurari non è l’azzeramento anche degli interessi corrispettivi, ma semplicemente la non debenza degli stessi interessi di mora, che verranno sostituiti secondo quanto previsto dall’art. 1224 del Codice Civile, ossia con gli interessi corrispettivi lecitamente pattuiti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza nel contenzioso bancario. Stabilisce in modo definitivo che il confronto tra tasso di mora e soglia usura deve tener conto della specificità degli interessi moratori, che per loro natura includono una maggiorazione rispetto ai tassi corrispettivi. L’approccio statistico, che rileva una maggiorazione media (come il 2,1% del caso in esame), è stato ritenuto un criterio oggettivo e corretto per una valutazione equa. Per i risparmiatori, ciò significa che la semplice differenza numerica tra il tasso di mora e il TEGM non è sufficiente per fondare un’accusa di usura; è necessario eseguire un calcolo più complesso e strutturato, come indicato dalla giurisprudenza di legittimità. Per le banche, rappresenta una conferma della validità delle metodologie di calcolo basate sui decreti ministeriali, fornendo maggiore certezza giuridica nelle operazioni di credito.

Come si calcola correttamente il tasso soglia per gli interessi moratori?
Per calcolare il tasso soglia usurario per gli interessi di mora, si deve partire dal Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM), aggiungere la maggiorazione media per la mora rilevata statisticamente (nel caso di specie pari a 2,1 punti percentuali), e solo successivamente applicare gli aumenti previsti dalla legge antiusura.

La semplice pattuizione di interessi moratori usurari in un contratto, senza che siano mai stati pagati, rende l’intero mutuo gratuito?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha chiarito che la pattuizione di interessi moratori usurari non comporta la gratuità del mutuo. La sanzione consiste nella non debenza degli stessi interessi di mora, ma gli interessi corrispettivi, se pattuiti in misura lecita, restano dovuti.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti si ponevano in diretto contrasto con i principi di diritto già consolidati e affermati dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 19597 del 2020, che aveva già risolto le questioni sollevate dai ricorrenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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