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Usura interessi di mora: la Cassazione fa chiarezza

Una società ha citato in giudizio un istituto di credito sostenendo che gli interessi di mora previsti in un contratto di mutuo fossero usurari. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo un principio fondamentale: per la verifica dell’usura, gli interessi corrispettivi e gli interessi di mora non devono essere sommati. La Corte ha chiarito che, in assenza di dati ministeriali specifici per i tassi di mora (come nel caso di contratti datati), la loro liceità si valuta confrontando il tasso pattuito con il Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM) di riferimento, applicando un margine di tolleranza ragionevole. Nel caso specifico, il tasso non superava tale soglia, escludendo l’ipotesi di usura degli interessi di mora.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Usura Interessi di Mora: La Cassazione Stabilisce il Criterio di Calcolo

La questione dell’usura sugli interessi di mora è da tempo al centro di un acceso dibattito legale, con importanti ripercussioni sui contratti di mutuo e finanziamento. Con l’ordinanza n. 9201 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta nuovamente sul tema, fornendo chiarimenti cruciali sul metodo di calcolo per verificare il superamento del tasso soglia, soprattutto per i contratti stipulati prima che i decreti ministeriali includessero rilevazioni specifiche per i tassi di mora.

I Fatti di Causa

Una società aveva avviato un’azione legale contro un noto istituto bancario, contestando la validità di un contratto di mutuo ipotecario stipulato nel 2000. La società sosteneva che le condizioni economiche applicate, in particolare gli interessi di mora, fossero usurarie e che il tasso di interesse fosse indeterminato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste della società. In particolare, la Corte territoriale aveva argomentato che, anche volendo considerare gli interessi di mora ai fini della verifica dell’usura, nel caso specifico non si poteva parlare di superamento del tasso soglia. La corte aveva applicato un margine di tolleranza del 2,1%, basato su una circolare della Banca d’Italia, al tasso medio di riferimento (TEGM), concludendo che il tasso di mora pattuito rientrava nei limiti della legalità.

Insoddisfatta, la società ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su diversi motivi, tra cui l’errata applicazione delle norme antiusura e il divieto di cumulare interessi corrispettivi e moratori per la verifica del tasso soglia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia.

Il Divieto di Cumulo tra Interessi Corrispettivi e Moratori

Il punto centrale della decisione riguarda il quarto motivo di ricorso, esaminato con priorità dalla Corte. La società ricorrente sosteneva che la verifica dell’usura dovesse avvenire sommando il tasso degli interessi corrispettivi a quello degli interessi di mora. La Cassazione ha nettamente respinto questa tesi, affermando che non è possibile procedere al cumulo materiale di queste due tipologie di interessi. Essi, infatti, perseguono funzioni diverse:

* Interessi Corrispettivi: Rappresentano il compenso per la disponibilità di una somma di denaro.
* Interessi Moratori: Hanno una funzione risarcitoria e sanzionatoria per il ritardo nel pagamento (inadempimento).

Data questa distinzione funzionale, la verifica del superamento del tasso soglia deve avvenire in modo separato per le due categorie.

Criteri di Verifica dell’Usura sugli Interessi di Mora

La Corte ha poi affrontato il tema di come si debba concretamente verificare se gli interessi di mora siano usurari, specialmente per i contratti, come quello in esame, stipulati in un periodo in cui i decreti ministeriali non prevedevano una rilevazione specifica del tasso medio di mora. Richiamando la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 19597/2020), la Cassazione ha delineato il seguente percorso logico:

1. La disciplina antiusura si applica sempre: La legge contro l’usura si applica a qualsiasi somma promessa o corrisposta in relazione al contratto, inclusi gli interessi di mora.
2. Verifica in assenza di dati specifici: Quando i decreti ministeriali non contengono una rilevazione media specifica per gli interessi di mora, la comparazione deve essere effettuata tra il Tasso Effettivo Globale (TEG) del singolo rapporto (comprensivo della mora) e il TEGM rilevato per quella categoria di operazioni.
3. Il margine di tolleranza: In questo confronto, il TEGM funge da base, e il margine di tolleranza fino alla soglia usuraria rappresenta lo spazio di operatività per un interesse di mora lecito. La Corte d’Appello, utilizzando la maggiorazione del 2,1% indicata in una circolare della Banca d’Italia, ha compiuto un accertamento di fatto ritenuto corretto e immune da censure, in quanto ha applicato un criterio in iure concretamente praticabile per determinare se il tasso pattuito fosse o meno usurario.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di un approccio concreto e funzionale alla normativa antiusura. Sommare meccanicamente tassi con funzioni diverse porterebbe a risultati distorti e illogici. Il metodo corretto, invece, prevede un’analisi separata, che per gli interessi di mora si basa sul confronto tra il tasso pattuito e il tasso medio di mercato (TEGM), tenendo conto di un ragionevole differenziale che rifletta la loro natura risarcitoria. La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse ben argomentata, poiché avevano accertato in fatto che, applicando un criterio di maggiorazione plausibile, il tasso di mora non superava la soglia di usura. Il ricorso della società, al contrario, è stato giudicato generico, poiché non argomentava in modo specifico perché quel margine di tolleranza non fosse adeguato o come un calcolo alternativo avrebbe potuto dimostrare l’usura.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento della giurisprudenza in materia di usura sugli interessi di mora. Le conclusioni pratiche per operatori e consumatori sono chiare: il calcolo per la verifica dell’usura non si fa sommando i tassi corrispettivi e moratori. La liceità degli interessi di mora va valutata separatamente, confrontandoli con il tasso soglia di riferimento. In mancanza di dati ministeriali specifici, è legittimo utilizzare il TEGM maggiorato di un margine di tolleranza (come lo spread del 2,1%) per determinare se il tasso applicato sia lecito o usurario. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi di merito ben documentata e specifica, respingendo contestazioni generiche o basate su metodologie di calcolo errate.

Gli interessi di mora e quelli corrispettivi si possono sommare per verificare l’usura?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile procedere al cumulo materiale di queste due tipologie di interessi. Essi hanno funzioni diverse (uno remunera il capitale, l’altro sanziona il ritardo) e, pertanto, la verifica del superamento del tasso soglia deve essere condotta separatamente per ciascuno.

Come si calcola il tasso soglia per l’usura sugli interessi di mora se mancano decreti ministeriali specifici?
In assenza di una rilevazione ministeriale specifica per i tassi medi di mora, la Corte afferma che la verifica va fatta comparando il tasso effettivo globale del singolo rapporto (comprensivo della mora pattuita) con il TEGM di riferimento per quella categoria di operazioni. Quest’ultimo va considerato come base a cui aggiungere un margine di tolleranza per determinare la soglia di liceità, come nel caso di specie dove è stato ritenuto corretto l’uso di una maggiorazione di 2,1 punti percentuali.

La disciplina antiusura si applica anche agli interessi di mora?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio consolidato secondo cui la disciplina antiusura è volta a sanzionare la promessa di qualsiasi somma usuraria dovuta in relazione al contratto. Di conseguenza, essa si applica pienamente anche agli interessi moratori, la cui pattuizione deve rispettare i limiti del tasso soglia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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