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Usura bancaria: ricorso inammissibile per motivi nuovi

Una società contesta ad un istituto di credito l’applicazione di tassi di usura bancaria e anatocismo su un conto corrente. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito. I motivi sono respinti perché contestano accertamenti di fatto, sollevano questioni nuove e criticano scelte discrezionali del giudice non sindacabili in sede di legittimità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usura Bancaria: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 9206 del 2024 offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità in materia di usura bancaria e anatocismo. Il caso analizzato vede una società contrapposta a un istituto di credito in una disputa su un rapporto di conto corrente. La Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito principi procedurali fondamentali che ogni operatore del diritto e ogni cittadino dovrebbero conoscere.

I Fatti del Caso: Una Lunga Battaglia Legale

Una società citava in giudizio una banca, sostenendo che nel corso del loro rapporto di conto corrente fossero stati superati i tassi soglia anti-usura. Contestava, inoltre, la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi (anatocismo), ritenendola illegittima. Per questi motivi, la società chiedeva l’accertamento delle somme indebitamente pagate, la loro restituzione e il risarcimento dei danni.

Il Tribunale di primo grado, dopo aver disposto una Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.), respingeva le domande della società. La Corte d’Appello confermava integralmente la decisione di primo grado. La sentenza d’appello stabiliva che, sulla base dei ricalcoli effettuati dal C.T.U. secondo le istruzioni della Banca d’Italia, il tasso soglia non era mai stato superato. Inoltre, riteneva infondata la contestazione sull’anatocismo, poiché la clausola di capitalizzazione degli interessi rispettava il principio di simmetria tra lato attivo e passivo, come previsto dalla delibera CICR del 2000.

Insoddisfatta, la società proponeva ricorso per cassazione, basandolo su quattro motivi principali.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Usura Bancaria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, analizzando e respingendo ciascun motivo sollevato dalla società ricorrente.

Primo Motivo: Il Calcolo del Tasso Soglia e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La società criticava il metodo di calcolo del Tasso Effettivo Globale (TEG) adottato dal C.T.U., sostenendo che le istruzioni della Banca d’Italia non potessero prevalere sulla normativa primaria (Legge 108/1996). La Corte ha ritenuto questo motivo inammissibile perché mirava a un riesame del merito della controversia, mascherato da violazione di legge. Il giudizio della Cassazione è un giudizio di legittimità, non di fatto: non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, specialmente quando questa si basa su una consulenza tecnica. La critica era generica e non dimostrava una reale discrepanza tra il calcolo effettuato e i precetti normativi.

Secondo Motivo: L’Inammissibilità per “Doppia Conforme”

La ricorrente lamentava l’omesso esame di un fatto decisivo riguardo alla cosiddetta usura soggettiva. Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile in applicazione dell’art. 348-ter del codice di procedura civile. Essendo la sentenza d’appello interamente confermativa di quella di primo grado (c.d. “doppia conforme”), è preclusa la possibilità di denunciare in Cassazione l’omesso esame di un fatto storico. Le due decisioni conformi “blindano” l’accertamento fattuale.

Terzo e Quarto Motivo sulla capitalizzazione e l’Usura Bancaria

Gli ultimi due motivi, relativi all’anatocismo e a presunte omissioni di pronuncia, sono stati giudicati inammissibili perché introducevano “questioni nuove”. La società sollevava per la prima volta in Cassazione dubbi sull’applicabilità della delibera CICR al contratto di apertura di credito e sull’indeterminatezza delle condizioni contrattuali. Tali argomenti, non essendo stati discussi nei precedenti gradi di giudizio, non possono essere proposti dinanzi alla Suprema Corte. Inoltre, la critica alla mancata riconvocazione del C.T.U. da parte del giudice è stata respinta, poiché tale decisione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su solidi principi procedurali. In primo luogo, la netta separazione tra giudizio di fatto (riservato ai tribunali di primo e secondo grado) e giudizio di legittimità (proprio della Cassazione). La Corte non può riesaminare le prove o le conclusioni del C.T.U., ma solo verificare la corretta applicazione delle norme e la coerenza logica della motivazione. In secondo luogo, il principio della “doppia conforme” che limita l’accesso alla Cassazione per questioni fattuali. Infine, il divieto di introdurre “questioni nuove” in sede di legittimità, per garantire la gradualità del processo e il rispetto del contraddittorio.

Le Conclusioni

L’ordinanza evidenzia come, nelle controversie in materia di usura bancaria, non sia sufficiente contestare genericamente le conclusioni di una perizia. È necessario formulare censure specifiche, tempestive e pertinenti al giudizio di legittimità. Le questioni devono essere sollevate nei gradi di merito e non possono essere introdotte ex novo in Cassazione. Questa decisione funge da monito: la strategia processuale deve essere accuratamente pianificata sin dal primo grado, poiché le omissioni e le scelte tattiche possono precludere irrimediabilmente la possibilità di far valere le proprie ragioni in sede di impugnazione.

Perché è stato respinto il motivo di ricorso relativo al calcolo del tasso di usura?
È stato ritenuto inammissibile perché si trattava di una critica all’accertamento di fatto compiuto dal giudice di merito sulla base di una consulenza tecnica (C.T.U.). La Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito tali accertamenti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione questioni relative all’anatocismo?
No. La Corte ha stabilito che le argomentazioni relative all’estensione della delibera CICR del 2000 al contratto di apertura di credito costituivano “questioni nuove”, non essendo state prospettate nei precedenti gradi di giudizio. Pertanto, sono state giudicate inammissibili.

La decisione di un giudice di non riconvocare un consulente tecnico per chiarimenti può essere contestata in Cassazione?
No, non direttamente. La Corte ha ribadito che la decisione di accogliere o rigettare un’istanza di riconvocazione del consulente rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale decisione non può essere censurata in sede di legittimità, in quanto il mancato richiamo è indice di una valutazione di superfluità da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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