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Usura bancaria: legittimo il tasso di mora pattuito

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante un’accusa di usura bancaria su un mutuo ipotecario. I ricorrenti sostenevano che il tasso di mora fosse usurario. La Corte ha confermato le decisioni dei gradi precedenti, ribadendo che la valutazione dell’usura deve avvenire al momento della stipula del contratto e che non è possibile un riesame dei fatti in sede di legittimità, consolidando così l’orientamento sulla stabilità delle condizioni pattuite.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usura bancaria: il momento della pattuizione è decisivo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto bancario: l’usura bancaria e, in particolare, la valutazione della natura usuraria degli interessi di mora. La decisione ribadisce un principio fondamentale: la verifica del superamento del tasso soglia va effettuata con riferimento al momento in cui il contratto viene stipulato, e non a momenti successivi. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto di mutuo ipotecario a tasso variabile stipulato nel 2005 da due consumatori con un noto istituto di credito. Successivamente, i mutuatari convenivano in giudizio la banca, sostenendo la nullità delle clausole relative agli interessi. In particolare, contestavano che il tasso di mora pattuito fosse superiore al tasso soglia anti-usura vigente all’epoca. Sostenevano, inoltre, che il cumulo tra interessi corrispettivi e moratori portasse a un Tasso Effettivo Globale (TEG) usurario. Di conseguenza, chiedevano la conversione del mutuo da oneroso a gratuito, con la restituzione delle somme indebitamente versate.

Il Tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente la domanda, riconoscendo un importo minimo relativo a poche rate pagate in ritardo. La Corte di Appello confermava la decisione di primo grado nel merito, ritenendo, sulla base di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che né gli interessi corrispettivi né quelli moratori avessero natura usuraria al momento della pattuizione. I giudici di secondo grado evidenziavano anche la presenza di una “clausola di salvaguardia” nel contratto, volta proprio a impedire il superamento della soglia di usura. Insoddisfatti, i mutuatari proponevano ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sulla Presunta Usura Bancaria

I ricorrenti hanno basato il loro appello su tre motivi principali:

1. Violazione delle norme sull’usura: Sostenevano che i giudici di merito avessero errato nel non considerare usurari gli interessi di mora sin dal momento della loro pattuizione.
2. Indeterminatezza del contratto: Lamentavano che le condizioni contrattuali non fossero sufficientemente chiare, impedendo di comprendere l’effettivo contenuto dell’ammortamento.
3. Motivazione apparente: Contestavano che la sentenza d’appello avesse una motivazione insufficiente a ricostruire l’iter logico-giuridico seguito.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha rigettato il terzo motivo, affermando che la motivazione della sentenza d’appello non era affatto apparente, ma rispettava il “minimo costituzionale”. Il percorso logico dei giudici di merito era chiaro: sulla scorta degli accertamenti del CTU, avevano concluso che gli interessi non violavano il tasso soglia e che le condizioni economiche erano sufficientemente determinate.

Per quanto riguarda i primi due motivi, la Corte li ha giudicati inammissibili perché miravano, in sostanza, a una nuova e diversa valutazione degli elementi di prova e degli accertamenti di fatto. Tale riesame è precluso in sede di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione del diritto. I giudici di merito avevano già accertato, in base alle prove, la non usurarietà degli interessi e la determinatezza delle clausole.

Nel merito, la Corte ha comunque ribadito un punto cruciale in materia di usura bancaria: il carattere usurario di un tasso di interesse deve essere valutato al momento della pattuizione contrattuale. La sentenza impugnata aveva correttamente applicato questo principio, stabilendo che il confronto tra il tasso pattuito e il tasso soglia va fatto con riferimento alla data di stipula del contratto. Qualsiasi superamento successivo, dovuto magari a fluttuazioni del mercato, non rende la clausola originariamente nulla.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza per la stabilità dei rapporti contrattuali tra banche e clienti. Le conclusioni principali sono due:

Il Principio del Tempus Regit Actum*: La liceità di una clausola relativa agli interessi si giudica al momento della sua sottoscrizione. Questo fornisce certezza giuridica a entrambe le parti, impedendo che la validità di un contratto possa essere messa in discussione per eventi futuri e imprevedibili.
* I Limiti del Ricorso in Cassazione: La decisione sottolinea come il ricorso in Cassazione non possa essere utilizzato per contestare l’accertamento dei fatti compiuto nei gradi di merito. Se il giudice ha valutato congruamente le prove (come una CTU), la sua conclusione non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte, a meno che non si dimostri un vizio logico grave o una violazione di legge nell’applicazione delle norme.

In definitiva, la pronuncia riafferma la necessità di una corretta impostazione delle controversie in materia di usura, incentrate sulla dimostrazione di un superamento del tasso soglia al momento genetico del rapporto contrattuale.

Quando si deve verificare se un tasso di interesse è usurario in un contratto di mutuo?
La verifica del carattere usurario degli interessi, inclusi quelli di mora, deve essere condotta con riferimento al momento in cui il contratto viene stipulato (la “pattuizione”), e non in base a eventuali superamenti del tasso soglia che potrebbero verificarsi in momenti successivi.

Un ricorso in Cassazione può contestare la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito, come l’analisi di una perizia (CTU)?
No, il ricorso in Cassazione non può avere ad oggetto una diversa valutazione degli elementi di prova o un riesame degli accertamenti di fatto. La Suprema Corte ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non di riesaminare il merito della controversia.

Che cos’è una “clausola di salvaguardia” e quale effetto ha avuto in questo caso?
Una “clausola di salvaguardia” è una pattuizione contrattuale che mira a impedire che gli interessi applicati possano superare la soglia dell’usura, prevedendo un adeguamento automatico al limite di legge. In questo caso, la sua presenza è stata considerata dai giudici di merito come un elemento che rafforzava la legittimità delle condizioni contrattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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