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Usura bancaria: il calcolo TAEG non cumula interessi

La Corte d’Appello di Napoli ha respinto l’appello di un debitore che contestava un’ingiunzione di pagamento per usura bancaria. La Corte ha stabilito che, ai fini della verifica del superamento del tasso soglia, è metodologicamente errato sommare algebricamente gli interessi corrispettivi con gli interessi di mora nel calcolo del TAEG, data la loro diversa natura. L’appello è stato ritenuto infondato per la genericità delle allegazioni e l’erroneità del calcolo proposto.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usura Bancaria e Calcolo del TAEG: La Corte d’Appello Chiarisce i Limiti

Nel complesso ambito del diritto bancario, la questione dell’usura bancaria rappresenta un tema di costante attualità e dibattito. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli offre un’importante chiave di lettura sui criteri da adottare per il calcolo del Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) ai fini della verifica del superamento del tasso soglia. La decisione sottolinea un principio fondamentale: gli interessi corrispettivi e gli interessi di mora non possono essere semplicemente sommati.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Napoli, con cui si ordinava a un soggetto il pagamento di una somma di circa 17.600 euro a favore di una società finanziaria. Il debitore proponeva opposizione, sostenendo l’illegittimità della richiesta creditoria. In particolare, deduceva di aver già corrisposto una parte significativa del debito e contestava la correttezza della contabilità prodotta dalla controparte, ritenendo che il calcolo degli interessi fosse stato effettuato in violazione delle norme vigenti.
Nonostante l’opposizione, il Tribunale di primo grado rigettava le istanze del debitore, confermava il decreto ingiuntivo e lo condannava al pagamento delle spese legali.

I Motivi dell’Appello e la questione dell’Usura Bancaria

In disaccordo con la decisione di primo grado, il debitore presentava appello, articolando le proprie doglianze su diversi punti. Il motivo centrale del gravame riguardava la presunta usura bancaria del contratto di finanziamento. L’appellante sosteneva che il primo giudice avesse errato nel non considerare una consulenza tecnica di parte che, a suo dire, dimostrava il superamento del tasso soglia.
Secondo la tesi dell’appellante, tale superamento emergeva da un calcolo del TAEG che includeva, cumulandoli, non solo gli interessi corrispettivi ma anche gli interessi di mora, le spese e altri costi. Inoltre, lamentava la violazione del principio di non contestazione, poiché la società creditrice non avrebbe specificamente contestato le conclusioni tecniche della sua perizia.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Napoli ha respinto l’impugnazione, giudicandola infondata. I giudici hanno evidenziato una fondamentale carenza nell’atto di appello: la genericità. L’appellante si era limitato a un richiamo integrale alla propria perizia di parte (per relationem), senza esporre in modo autonomo e specifico quali fossero le condizioni contrattuali contestate e quali calcoli dimostrassero l’illegittimità del tasso applicato.

Nel merito, la Corte ha rilevato un decisivo errore metodologico nell’approccio seguito dal tecnico dell’appellante. La sentenza chiarisce, richiamando consolidati orientamenti della Corte di Cassazione (in particolare la sentenza a Sezioni Unite n. 19597/2020), che ai fini della verifica dell’usura bancaria, non è consentito sommare algebricamente gli interessi corrispettivi e gli interessi di mora. Queste due tipologie di interessi costituiscono unità eterogenee e alternative:
* Gli interessi corrispettivi remunerano la banca per la concessione del credito e si applicano durante la vita fisiologica del rapporto.
* Gli interessi moratori hanno natura risarcitoria e si applicano solo in caso di inadempimento (patologia del rapporto), calcolandosi sulla sola parte di capitale rimasta insoluta.

Sommare queste due voci, come fatto nella perizia di parte, porta a un risultato errato e non rappresentativo del costo effettivo del finanziamento ai fini della normativa antiusura. Il vaglio di usurarietà deve essere condotto separatamente per le diverse tipologie di interessi. La Corte ha inoltre respinto l’eccezione basata sul principio di non contestazione, poiché l’applicazione di interessi usurari era stata contestata dalla controparte sin dal primo grado.

Le Conclusioni

La decisione della Corte d’Appello di Napoli conferma un principio cardine in materia di usura bancaria: la correttezza metodologica nel calcolo del TAEG è imprescindibile. Non è sufficiente allegare una perizia di parte che affermi il superamento del tasso soglia; è necessario che i calcoli siano conformi ai principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità. La sentenza ribadisce che il cumulo algebrico di interessi corrispettivi e moratori è un errore che vizia l’analisi e conduce all’infondatezza della pretesa. Per i debitori che intendono contestare la legittimità di un finanziamento, questa pronuncia sottolinea l’importanza di affidarsi a consulenze tecniche rigorose e di articolare le proprie difese in modo specifico e dettagliato negli atti processuali.

Ai fini della verifica dell’usura bancaria, è possibile sommare gli interessi di mora a quelli corrispettivi nel calcolo del TAEG?
No, la sentenza chiarisce che è metodologicamente errato sommare algebricamente gli interessi corrispettivi e gli interessi di mora. Essi hanno natura diversa (i primi remunerativa, i secondi risarcitoria) e vanno considerati separatamente per la verifica del superamento del tasso soglia.

Perché la Corte d’Appello ha ritenuto infondato il motivo di appello basato sull’usura?
La Corte lo ha ritenuto infondato principalmente per due ragioni: la genericità dell’atto di appello, che si limitava a richiamare una perizia di parte senza esporne i contenuti, e l’errore metodologico nel calcolo del TAEG proposto in tale perizia, che sommava indebitamente interessi corrispettivi e moratori.

Un appello può basarsi esclusivamente sul rinvio a una perizia di parte senza esplicitarne i contenuti?
No, la Corte ha ritenuto tale approccio non sufficientemente specifico. L’appellante ha l’onere di esporre in modo autonomo nel corpo dell’atto di appello le specifiche condizioni contrattuali contestate e i calcoli che ne dimostrerebbero l’illegittimità, non potendo limitarsi a un mero rinvio a un documento allegato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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