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Usucapione terreno agricolo: coltivare non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 19493/2025, chiarisce i requisiti per l’usucapione di un terreno agricolo. Un coltivatore aveva richiesto la proprietà di due lotti dopo averli lavorati per oltre vent’anni. La sua domanda è stata respinta perché la semplice coltivazione non basta. Per l’usucapione terreno agricolo è necessario dimostrare un possesso pieno ed esclusivo, manifestando l’intenzione di escludere il legittimo proprietario, ad esempio recintando il fondo. La Corte ha ritenuto che il coltivatore non avesse fornito tale prova.

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Pubblicato il 30 agosto 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usucapione Terreno Agricolo: Perché la Sola Coltivazione Non Basta

L’acquisto di una proprietà tramite usucapione terreno agricolo è un istituto giuridico complesso che richiede requisiti precisi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: coltivare un fondo per oltre vent’anni non è, di per sé, sufficiente a diventarne proprietari. È necessario dimostrare di aver agito come un vero e proprio titolare del diritto, escludendo attivamente gli altri, compreso il legittimo proprietario. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: La Richiesta di Usucapione Respinta in Appello

Un agricoltore citava in giudizio i proprietari di due particelle di terreno adiacenti alla sua proprietà, sostenendo di averle coltivate ininterrottamente e pubblicamente per più di vent’anni. A suo dire, questi terreni erano stati trattati come parte integrante del suo maso.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano la sua domanda. I giudici di merito avevano accertato che, per una delle particelle, l’utilizzo avveniva sulla base di un rapporto obbligatorio, mentre per l’altra era frutto della semplice tolleranza dei proprietari. La Corte d’Appello, in particolare, sottolineava come l’agricoltore si fosse limitato a descrivere l’attività di coltivazione, senza però aver mai compiuto atti volti a impedire ai proprietari l’esercizio del loro diritto, come ad esempio recintare il fondo.

I Motivi del Ricorso e l’analisi sull’usucapione terreno agricolo

L’agricoltore decideva di ricorrere in Cassazione, basando la sua impugnazione su due motivi principali.

La Questione della Recinzione e il Regolamento Edilizio

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel considerare la mancata recinzione come un elemento a suo sfavore. A sua difesa, affermava che un regolamento edilizio locale vietava la recinzione dei terreni agricoli. Di conseguenza, il suo comportamento non poteva essere interpretato come una mancanza di volontà di possedere il bene uti dominus (come proprietario).

L’Inversione dell’Onere della Prova

In secondo luogo, l’agricoltore lamentava una presunta inversione dell’onere della prova. A suo avviso, una volta dimostrato l’esercizio di un potere di fatto sul terreno, il possesso si sarebbe dovuto presumere. Sarebbe spettato ai proprietari, quindi, dimostrare che tale utilizzo era basato su un titolo diverso, come la mera detenzione o la tolleranza.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati e inammissibili. Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno chiarito che il regolamento edilizio citato non imponeva un divieto assoluto di recinzione, ma ne disciplinava semplicemente le modalità costruttive. In ogni caso, una norma locale non potrebbe mai prevalere sulla legge statale (art. 841 del Codice Civile), che garantisce al proprietario il diritto di chiudere il proprio fondo.

Il punto cruciale della motivazione, tuttavia, è un altro. La Corte d’Appello non ha negato l’usucapione solo perché mancava una recinzione. L’ha negata perché l’agricoltore non ha fornito la prova di alcun atto idoneo a manifestare il cosiddetto ius excludendi alios, ovvero la volontà di escludere chiunque altro dal godimento del bene. La giurisprudenza consolidata afferma che la mera coltivazione non è sufficiente a integrare un possesso utile per l’usucapione, poiché è un’attività che non esprime in modo inequivocabile l’intento di comportarsi come proprietario.

Sul secondo motivo, la Corte lo ha dichiarato inammissibile perché non coglieva la ratio decidendi della sentenza d’appello. I giudici di merito non hanno invertito l’onere della prova; hanno semplicemente concluso che le prove portate dall’attore (la sola coltivazione) erano inidonee a dimostrare i presupposti stessi del possesso ad usucapionem.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza sull’Usucapione?

Questa ordinanza offre un importante promemoria per chiunque intenda far valere l’usucapione di un fondo. Non è sufficiente utilizzare un terreno per lungo tempo, ma è indispensabile compiere atti concreti e visibili che manifestino all’esterno la propria volontà di esserne l’unico e indiscusso padrone. Atti come l’installazione di recinzioni, la realizzazione di opere, l’apposizione di cancelli o il divieto di accesso a terzi sono esempi di come si possa manifestare il ius excludendi. In assenza di tali comportamenti, l’utilizzo del fondo, per quanto prolungato, rischia di essere qualificato come semplice tolleranza del proprietario, inidonea a far acquisire il diritto di proprietà.

È sufficiente coltivare un terreno agricolo per molti anni per diventarne proprietari per usucapione?
No, secondo la Corte di Cassazione la mera coltivazione, anche se protratta nel tempo, non è sufficiente. È necessario compiere atti che manifestino in modo inequivocabile l’intenzione di possedere il bene come se si fosse il proprietario, escludendo il titolare del diritto.

La mancanza di una recinzione impedisce di ottenere l’usucapione di un terreno?
Non necessariamente, ma la recinzione è uno degli atti più significativi per dimostrare il cosiddetto ius excludendi alios (il diritto di escludere gli altri). Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che l’appellante non avesse compiuto alcun atto idoneo a manifestare tale volontà, e la sua giustificazione basata su un presunto divieto di recinzione locale è stata ritenuta infondata.

Su chi ricade l’onere di provare il possesso utile per l’usucapione?
L’onere della prova ricade su chi agisce in giudizio per far dichiarare l’usucapione. Questa persona deve dimostrare di aver posseduto il bene in modo continuo, ininterrotto, pacifico e pubblico, comportandosi come se ne fosse il proprietario (uti dominus). Non è sufficiente affermare il possesso e attendere che la controparte dimostri il contrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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