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Usucapione speciale: no se coltivazione è accessoria

La Corte di Cassazione ha negato l’usucapione speciale di un terreno perché la coltivazione era meramente accessoria all’attività commerciale principale dei ricorrenti (onoranze funebri) e non costituiva un’autonoma attività agricola. La Corte ha confermato che per l’usucapione speciale il fondo deve essere una vera entità agricola produttiva.

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Usucapione Speciale: Quando la Coltivazione Non Basta

L’istituto dell’usucapione permette di diventare proprietari di un bene altrui attraverso il possesso prolungato nel tempo. Esiste una forma agevolata, l’usucapione speciale per la piccola proprietà rurale, pensata per favorire l’agricoltura. Ma cosa succede se l’attività di coltivazione è solo un’appendice di un’altra attività commerciale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, negando il beneficio quando la coltivazione non rappresenta un’autonoma attività produttiva.

La Vicenda: Dalla Richiesta di Usucapione al Ricorso in Cassazione

Il caso nasce dalla richiesta di alcuni privati di veder riconosciuto il loro acquisto per usucapione di un terreno di proprietà del Comune. I privati sostenevano di aver posseduto e coltivato il terreno per il tempo necessario previsto dalla legge. Il Comune, di contro, si opponeva, rivendicando la proprietà del bene e chiedendone la restituzione.

La controversia aveva radici complesse: in passato, il terreno era stato oggetto di una procedura di esproprio per pubblica utilità. I privati, originari proprietari, avevano perso il possesso a seguito dell’occupazione d’urgenza da parte dell’ente pubblico e avevano persino sottoscritto un atto di cessione volontaria. Nonostante ciò, avevano continuato a utilizzare il terreno, recintandolo e coltivandolo a fiori, attività strumentale alla loro principale occupazione di onoranze funebri.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda dei privati, ritenendo non provati i presupposti per l’usucapione. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

I Requisiti dell’Usucapione Speciale e il Ruolo dell’Attività Agricola

L’art. 1159-bis del Codice Civile introduce una forma di usucapione con termini più brevi (15 anni) per i fondi rustici. L’obiettivo della norma è promuovere e salvaguardare il lavoro agricolo, consolidando la proprietà in capo a chi effettivamente coltiva la terra.

Per poter beneficiare di questa norma, tuttavia, non è sufficiente una qualsiasi attività di coltivazione. La giurisprudenza ha costantemente chiarito che sono necessari due requisiti fondamentali:

1. Natura del fondo: Il bene deve essere un “fondo rustico”, inteso non solo catastalmente, ma come un’entità agricola organizzata e destinata a una propria vicenda produttiva.
2. Natura dell’attività: Il possesso deve essere finalizzato a un’attività agraria concreta e autonoma.

È proprio su quest’ultimo punto che si è concentrata la decisione della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei privati, confermando le decisioni dei giudici di merito. Le motivazioni si fondano su tre pilastri argomentativi.

La Perdita del Possesso a Seguito dell’Esproprio

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che i ricorrenti avevano perso il possesso originario del bene ben prima di iniziare il periodo utile per l’usucapione. L’immissione in possesso formale da parte della Pubblica Amministrazione e la successiva stipula di un atto di cessione volontaria erano elementi sufficienti a dimostrare l’avvenuto “spossessamento”. Di conseguenza, qualsiasi possesso successivo avrebbe dovuto fondarsi su un nuovo atto di “interversione”, cioè una manifestazione esteriore di voler possedere come proprietari, cosa che non è stata provata.

L’Insussistenza dei Requisiti per l’Usucapione Speciale

Il cuore della decisione riguarda il rigetto della domanda di usucapione speciale. I giudici hanno stabilito che l’applicazione di questa norma agevolata richiede che il fondo sia destinato in concreto a un’attività agraria. Nel caso specifico, il terreno era inserito in un piano di edilizia urbana, destinato a verde pubblico. Già questo elemento metteva in dubbio la sua natura di “fondo rustico”.

La Natura “Ancillare” della Coltivazione

L’argomento decisivo è stato però la valutazione dell’attività svolta dai ricorrenti. La Corte d’Appello aveva accertato che la coltivazione di fiori era “meramente ancillare” rispetto all’attività principale di pompe funebri. Non si trattava, quindi, di un’autonoma attività d’impresa agricola, ma di un’attività accessoria e strumentale a quella commerciale.

La Cassazione ha confermato questa interpretazione, affermando che per l’usucapione speciale non è sufficiente che il fondo sia coltivato, ma è necessario che tale coltivazione costituisca un’entità produttiva autonoma. Un’attività secondaria, funzionale a un’altra impresa di natura non agricola, non soddisfa i requisiti voluti dal legislatore.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di usucapione speciale: non ogni coltivazione dà diritto al beneficio. L’agevolazione è riservata a chi svolge una vera e propria attività agricola, intesa come un’impresa produttiva autonoma, su un fondo che abbia oggettivamente tale vocazione. La decisione serve da monito: l’utilizzo marginale o strumentale di un terreno per fini non primariamente agricoli non è sufficiente per invocare la tutela rafforzata prevista per la piccola proprietà rurale, anche se di fatto vi sia una coltivazione.

È possibile acquistare per usucapione un terreno che è stato oggetto di una procedura di esproprio?
No, se la procedura di esproprio ha comportato un effettivo spossessamento del proprietario originario, come nel caso di un’occupazione d’urgenza e di un’immissione in possesso a favore dell’ente pubblico. Questi atti interrompono il possesso utile ai fini dell’usucapione.

Quali sono i requisiti per l’usucapione speciale della piccola proprietà rurale?
Secondo la sentenza, per l’usucapione speciale il terreno deve essere un “fondo rustico”, inteso come un’entità agricola organizzata e destinata a una propria vicenda produttiva. Inoltre, l’attività svolta sul fondo deve essere una concreta e autonoma attività agricola, non meramente secondaria ad altre attività commerciali.

Un’attività di coltivazione è sempre considerata “attività agricola” ai fini dell’usucapione speciale?
No. La Corte ha chiarito che se l’attività di coltivazione (in questo caso, di fiori) non è un’autonoma attività produttiva ma è meramente strumentale e “ancillare” a un’altra attività commerciale prevalente (come un’impresa di onoranze funebri), essa non è sufficiente a integrare i requisiti per l’usucapione speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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