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Usucapione speciale: la prova dell’attività agricola

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21789/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per l’accertamento dell’usucapione speciale di un terreno agricolo. La Corte ha stabilito che, ai fini dell’applicazione dell’art. 1159 bis c.c., non è sufficiente che il fondo sia catastalmente rustico o destinato ad uso agricolo dal piano urbanistico. È invece indispensabile fornire la prova di un’effettiva e concreta destinazione del terreno all’attività agricola, intesa come attività produttiva. Nel caso di specie, il terreno era utilizzato solo come deposito di macchinari, un uso ritenuto non idoneo a integrare il requisito richiesto dalla norma.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Speciale: la Prova dell’Attività Agricola è Essenziale

L’usucapione speciale per i fondi agricoli, disciplinata dall’articolo 1159 bis del codice civile, rappresenta un istituto fondamentale per il mondo rurale, ma la sua applicazione richiede requisiti rigorosi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: per ottenere la proprietà di un terreno tramite questo istituto, non è sufficiente la sua classificazione catastale o urbanistica, ma è necessaria la prova di un’effettiva e concreta attività agricola. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un Terreno Usato come Deposito

La controversia nasce dalla richiesta, da parte degli eredi di un agricoltore, di veder accertato l’acquisto per usucapione speciale di un terreno situato in agro di Venosa. Inizialmente, la loro domanda era stata accolta.

Tuttavia, la Corte d’Appello di Potenza ha ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, mancava la prova fondamentale richiesta dalla legge: la destinazione del fondo a un’attività agraria. Dalle indagini era emerso, infatti, che il terreno veniva utilizzato esclusivamente come area di deposito per macchinari agricoli, anche da parte di terzi, e per lo stoccaggio di terra proveniente da altri fondi. Non vi era, quindi, alcuna attività produttiva o di coltivazione.

Il Ricorso in Cassazione e l’Applicazione dell’Usucapione Speciale

Gli eredi hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Violazione dell’art. 1159 bis c.c.: Sostenevano che la Corte d’Appello avesse errato nel richiedere la prova di una coltivazione effettiva. A loro avviso, sarebbe stata sufficiente la potenziale idoneità del terreno all’attività agricola, provata sia dal certificato di destinazione urbanistica del Comune, sia dal fatto che nei titoli di proprietà dei resistenti il terreno fosse definito “agricolo”.
2. Errata valutazione delle prove: Contestavano una presunta illogica motivazione della sentenza e la violazione delle norme sulla valutazione delle prove (artt. 115 e 116 c.p.c.), richiamando un precedente della stessa Cassazione che avrebbe attribuito rilevanza alla destinazione urbanistica del fondo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea interpretativa consolidata in materia di usucapione speciale. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali.

Il primo e più importante è che l’applicazione dell’art. 1159 bis c.c. non può prescindere da una verifica concreta dell’uso del fondo. Non basta che il terreno sia iscritto al catasto rustico; è necessario che esso sia “concretamente destinato all’attività agricola”. Questo significa che il fondo deve costituire “una ben individuata entità agricola avente destinazione e preordinazione a una propria vicenda produttiva”.

Di conseguenza, l’accertamento di fatto compiuto dalla Corte d’Appello – ossia che il terreno fosse un mero deposito – è stato ritenuto insindacabile in sede di legittimità. La Cassazione non può riesaminare il merito della vicenda, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Inoltre, la Corte ha specificato che, alla luce di questo orientamento, la destinazione urbanistica del terreno diventa irrilevante rispetto all’uso effettivo. La valutazione delle prove testimoniali, che avevano confermato l’uso come deposito, rientra pienamente nel potere discrezionale del giudice di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La decisione della Cassazione rafforza un principio cardine per chi intende avvalersi dell’usucapione speciale. Chi possiede un fondo rustico per almeno 15 anni non può limitarsi a dimostrarne la natura agricola “sulla carta”. Deve fornire prove concrete e inequivocabili di averlo utilizzato per un’attività produttiva agricola, come la coltivazione, l’allevamento o attività connesse. L’uso del terreno per scopi accessori, come il semplice deposito di attrezzi o macchinari, non è sufficiente a integrare i requisiti di legge. Questa pronuncia serve da monito: la finalità dell’istituto è quella di favorire chi lavora la terra, non chi semplicemente la occupa per altre finalità.

È sufficiente che un terreno sia classificato come “agricolo” per ottenere l’usucapione speciale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente che il fondo sia iscritto nel catasto rustico o abbia una destinazione urbanistica agricola. È necessaria la prova che sia concretamente destinato a un’effettiva attività agricola produttiva.

L’utilizzo di un fondo agricolo come deposito per macchinari integra il requisito dell’attività agraria?
No. La sentenza chiarisce che l’uso esclusivo del fondo come deposito di macchinari agricoli, anche per conto di terzi, non costituisce attività agricola ai fini dell’applicazione dell’art. 1159 bis c.c.

Qual è il ruolo della destinazione urbanistica del fondo?
Alla luce dell’orientamento consolidato, la destinazione urbanistica del terreno è considerata irrilevante se non corrisponde a un’effettiva e concreta attività agricola svolta sul fondo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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