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Usucapione servitù: prova e apparenza in Cassazione

Una proprietaria contestava l’usucapione di una servitù di passaggio da parte del vicino. La Corte d’Appello aveva riconosciuto l’usucapione servitù basandosi su testimonianze e prove oggettive, come la svasatura di un accesso. La Cassazione ha confermato la decisione, chiarendo che il giudice d’appello può valutare tutte le prove agli atti e che un uso discontinuo del passaggio, se legato alle esigenze del fondo, non impedisce l’usucapione quando sussiste il requisito dell’apparenza.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Servitù: la Prova tra Testimoni e Opere Visibili

L’acquisto di una servitù di passaggio per usucapione è una delle questioni più dibattute nel diritto immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su aspetti cruciali come la valutazione della prova, l’importanza delle opere visibili e la natura del possesso. Comprendere come la giurisprudenza affronta il tema dell’usucapione servitù è fondamentale per chiunque si trovi in una situazione di conflitto tra vicini o desideri tutelare i propri diritti reali.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda ha origine dalla domanda di una proprietaria che, tramite un’azione di negatoria servitutis, chiedeva al Tribunale di accertare l’inesistenza di una servitù di passaggio sul proprio fondo a favore del vicino. Oltre a ciò, lamentava la realizzazione da parte di quest’ultimo di opere a distanza non legale dal confine.

Il vicino, a sua volta, si difendeva chiedendo in via riconvenzionale il riconoscimento dell’avvenuta usucapione servitù di passaggio, sia pedonale che carrabile, in virtù di un possesso pacifico e ultraventennale. In subordine, chiedeva la costituzione di una servitù coattiva, sostenendo che il proprio fondo fosse intercluso.

La Decisione della Corte d’Appello e i Motivi del Ricorso

Se il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla proprietaria, la Corte d’Appello ribaltava parzialmente la decisione. I giudici di secondo grado accoglievano la domanda riconvenzionale del vicino, riconoscendo l’acquisizione della servitù per usucapione. La decisione si basava sull’analisi delle testimonianze, ritenute più attendibili quelle a favore del vicino, e su elementi oggettivi emersi dalle fotografie e dalle planimetrie, tra cui una ‘strombatura’ (svasatura) del passaggio all’incrocio con la via pubblica, considerata un’opera visibile e permanente finalizzata a facilitare il transito.

La proprietaria originaria decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando principalmente tre vizi:
1. La violazione delle norme sul giudicato, poiché a suo dire la Corte d’Appello aveva fondato la propria decisione su un fatto (la ‘strombatura’) mai allegato dalla controparte per provare il requisito dell’apparenza.
2. La violazione delle regole sull’onere della prova, sostenendo che le prove fornite dal vicino fossero insufficienti a dimostrare un possesso valido per l’usucapione.
3. La nullità della sentenza per motivazione apparente o mancante.

Usucapione Servitù: La Valutazione della Prova in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, confermando la decisione d’appello. In primo luogo, ha chiarito che il giudice di secondo grado non incorre nel vizio di ultrapetizione se, rimanendo nell’ambito della domanda originaria, conferma la decisione impugnata sulla base di elementi di fatto già presenti negli atti processuali, anche se non valorizzati dal giudice di primo grado. La ‘strombatura’ era un dato oggettivo risultante dalle fotografie e dalle planimetrie in atti, e la sua valutazione era pienamente legittima.

Inoltre, la Corte ha escluso qualsiasi inversione dell’onere della prova. La Corte d’Appello aveva correttamente esaminato le dichiarazioni testimoniali contrastanti, attribuendo, con motivazione logica, maggiore attendibilità a quelle che confermavano l’utilizzo del passaggio sin dagli anni ’80, supportando tale valutazione con gli elementi oggettivi già menzionati.

Il Principio dell’Apparenza nell’Usucapione Servitù

L’ordinanza ribadisce un principio cardine in materia di usucapione servitù discontinue, come quella di passaggio. Per poter essere usucapita, la servitù deve essere ‘apparente’. Questo non significa che l’uso debba essere ininterrotto, ma che devono esistere ‘segni visibili di opere di natura permanente obiettivamente destinate al suo esercizio’.

Queste opere, come una strada, un cancello o, come nel caso di specie, una svasatura dell’accesso, devono rivelare in modo non equivoco l’esistenza di un peso gravante sul fondo servente. È proprio la presenza di tali opere a distinguere un possesso valido per l’usucapione da un’attività svolta per mera tolleranza del proprietario.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato in ogni sua parte. I giudici hanno sottolineato che il compito della Cassazione non è quello di riesaminare il merito delle prove, ma di controllare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione sufficiente, coerente e non contraddittoria, basata su un’attenta analisi di tutte le risultanze processuali, sia testimoniali che documentali. La decisione ha inoltre ribadito che l’esercizio saltuario di una servitù di passaggio, se legato a specifiche esigenze del fondo dominante (come quelle agricole), non ne esclude il possesso continuo ai fini dell’usucapione, purché il bene rimanga nella virtuale disponibilità del possessore. Pertanto, la valutazione operata dai giudici di merito è stata considerata immune da vizi di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma l’ampio potere del giudice d’appello nella valutazione del materiale probatorio. In secondo luogo, ribadisce che per l’usucapione servitù di passaggio sono determinanti non solo le testimonianze, ma anche e soprattutto la presenza di opere visibili e permanenti che manifestino inequivocabilmente l’asservimento del fondo. Infine, chiarisce che la ‘continuità’ del possesso va interpretata in relazione alla natura del fondo e all’utilità che se ne trae, ammettendo che anche un utilizzo stagionale o non giornaliero possa essere sufficiente a integrare il requisito per l’usucapione.

Per l’usucapione di una servitù di passaggio, l’utilizzo deve essere giornaliero?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che anche un esercizio saltuario o stagionale (ad esempio, per attività agricole) non impedisce di configurare il possesso necessario per l’usucapione, purché sia coerente con le esigenze del fondo dominante.

Cosa significa “apparenza” per l’usucapione di una servitù?
Significa che devono esistere opere visibili e permanenti (come una strada, un cancello o una particolare conformazione del terreno come una “strombatura”) destinate in modo oggettivo e non equivoco all’esercizio della servitù. Queste opere dimostrano l’esistenza del peso sul fondo servente.

Il giudice d’appello può basare la sua decisione su un elemento non evidenziato in primo grado?
Sì, il giudice d’appello ha il potere di rivalutare tutti gli elementi di prova presenti negli atti del processo, anche quelli non considerati o valorizzati dal giudice di primo grado, per fondare la propria decisione, senza che ciò costituisca un vizio della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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