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Usucapione servitù passaggio: tolleranza e parentela

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che ha riconosciuto l’usucapione di una servitù di passaggio tra parenti. La Corte ha stabilito che, sebbene l’uso del passaggio fosse inizialmente tollerato per via dei legami familiari, la situazione è cambiata quando sono sorti dei dissidi. Da quel momento, il possesso è diventato avverso e idoneo a far maturare l’usucapione, poiché esercitato per oltre vent’anni. La pronuncia chiarisce che l’opposizione del proprietario, anziché interrompere il possesso, può in realtà qualificarlo come utile all’usucapione, trasformando la mera tolleranza in possesso pieno. Viene inoltre confermata la natura ‘apparente’ della servitù, data la presenza di una corte e una scala esterna, opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio.

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Usucapione servitù passaggio: tolleranza e parentela secondo la Cassazione

L’usucapione di una servitù di passaggio è un tema che genera frequenti contenziosi, specialmente quando le parti coinvolte sono legate da vincoli di parentela. In questi casi, diventa cruciale distinguere tra il semplice uso tollerato per cortesia e un vero e proprio possesso utile a far acquisire il diritto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come un rapporto inizialmente basato sulla tolleranza possa trasformarsi, consentendo l’acquisto della servitù per usucapione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una disputa tra due proprietari confinanti, legati da un rapporto di parentela. Il proprietario di un’abitazione aveva citato in giudizio il parente per far accertare l’inesistenza di un suo diritto di passare attraverso la propria corte e una scala esterna per accedere all’abitazione di quest’ultimo. Il convenuto, a sua volta, aveva richiesto in via riconvenzionale il riconoscimento dell’avvenuta usucapione della servitù di passaggio.

L’Iter Processuale e il Rinvio dalla Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda del convenuto, dichiarando l’esistenza della servitù. La Corte d’Appello aveva confermato la decisione. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una prima pronuncia, aveva cassato la sentenza d’appello, rilevando che i giudici non avevano adeguatamente considerato l’impatto del rapporto di parentela tra le parti. Secondo la Suprema Corte, in presenza di legami familiari, è più probabile che l’uso di un passaggio avvenga per mera tolleranza, un elemento che impedisce l’usucapione.
La causa era stata quindi rinviata alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenesse conto di questo principio. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha nuovamente accertato l’esistenza della servitù, ma con una motivazione più articolata. Ha riconosciuto un’iniziale fase di tolleranza, ma ha ritenuto che questa si fosse interrotta all’inizio degli anni ’80 a causa di dissidi familiari. Da quel momento, il passaggio non era più tollerato, ma esercitato come espressione di un diritto, dando così inizio al periodo di vent’anni necessario per l’usucapione, maturato prima dell’inizio della causa nel 2002.

Usucapione servitù di passaggio tra parenti: la Decisione della Corte

Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi del proprietario originario, confermando la decisione della Corte d’Appello in sede di rinvio. La Suprema Corte ha ritenuto che il giudice del rinvio abbia correttamente applicato i principi di diritto, valutando in modo corretto le prove e le dichiarazioni delle parti.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione del passaggio dalla tolleranza al possesso. Ecco i punti chiave delle motivazioni della Corte:

Dal Permesso all’Opposizione: L’Inizio del Possesso Utile

La Cassazione ha convalidato il ragionamento della Corte d’Appello secondo cui, sebbene l’uso del passaggio fosse inizialmente consentito per via dei legami familiari, i dissidi sorti negli anni ’80 hanno segnato un punto di svolta. L’opposizione manifestata dal proprietario del fondo servente ha, paradossalmente, qualificato il successivo esercizio del passaggio da parte del parente non più come un atto di tolleranza, ma come un possesso esercitato contro la volontà del titolare del diritto. Questo ha dato il via al decorso del termine ventennale per l’usucapione della servitù di passaggio.

La Rilevanza delle Dichiarazioni della Parte

Un elemento decisivo è stato il valore attribuito alle stesse ammissioni del dante causa dei ricorrenti. Egli, nei suoi scritti difensivi, aveva dichiarato di essersi opposto al transito dopo un periodo di iniziale tolleranza. I giudici hanno sottolineato che le dichiarazioni di una parte possono essere utilizzate per confermare la fondatezza delle tesi avversarie, come avvenuto in questo caso.

La Necessità della Servitù ‘Apparente’

Un altro punto fondamentale affrontato è quello della natura ‘apparente’ della servitù. Per essere usucapibile, una servitù deve manifestarsi attraverso opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio. Nel caso di specie, la corte e la scala esterna costituivano l’unico accesso all’abitazione del proprietario del fondo dominante. La loro stessa esistenza e funzione rendevano la servitù ‘apparente’ e, di conseguenza, suscettibile di essere acquistata per usucapione.

Il Ruolo del Giudice del Rinvio

Infine, la Corte ha chiarito che il giudice del rinvio era tenuto a riesaminare anche la questione della natura apparente della servitù, poiché tale motivo di ricorso era stato dichiarato ‘assorbito’ nella precedente sentenza di Cassazione e ritualmente riproposto dalle parti. Il giudice del rinvio, quindi, ha correttamente svolto il suo compito decidendo su tutte le questioni ancora aperte della controversia.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre una lezione importante sull’usucapione della servitù di passaggio in contesti familiari. Dimostra che la tolleranza non è un ostacolo insormontabile se è possibile provare un momento preciso in cui essa è cessata, lasciando il posto a un possesso esercitato in modo aperto e contrario alla volontà del proprietario. L’opposizione di quest’ultimo, anziché interrompere il possesso, può avere l’effetto di qualificarlo, dando inizio al tempo necessario per usucapire il diritto. La presenza di opere visibili e stabili, come una scala o un cortile, rimane un presupposto indispensabile per l’acquisto di tale diritto.

Quando la tolleranza tra parenti impedisce l’usucapione di una servitù di passaggio?
La tolleranza, basata su rapporti di cortesia o familiari, impedisce l’usucapione perché l’utilizzo del bene altrui non è supportato dall’intenzione di possedere un diritto (animus possidendi), ma avviene per mera condiscendenza del proprietario. Finché l’uso è tollerato, il tempo per l’usucapione non inizia a decorrere.

Cosa trasforma un passaggio tollerato in un possesso valido per l’usucapione?
Un passaggio tollerato si trasforma in possesso valido per l’usucapione quando l’utilizzatore compie un atto di ‘interversione del possesso’, ovvero manifesta chiaramente all’esterno l’intenzione di esercitare il passaggio come se fosse titolare di un diritto. Secondo la sentenza, anche l’opposizione esplicita del proprietario può segnare questo cambiamento, poiché da quel momento l’uso non è più tollerato ma avviene contro la sua volontà, qualificandosi come possesso utile ai fini dell’usucapione.

Perché è importante che una servitù sia ‘apparente’ per essere usucapita?
La legge richiede che una servitù sia ‘apparente’, cioè che esistano opere visibili e permanenti destinate al suo esercizio (es. una strada, una scala, un cancello), affinché possa essere acquistata per usucapione. Questo requisito garantisce che il possesso sia manifesto e inequivocabile, rendendo evidente al proprietario del fondo servente l’esercizio di un potere di fatto sulla sua proprietà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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