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Usucapione servitù: passaggio occasionale non basta

Un condominio rivendicava l’usucapione di una servitù di passaggio su un’area cortilizia vicina. Il transito, però, avveniva solo durante gli orari di apertura delle attività commerciali presenti, poiché i condomini non possedevano le chiavi del cancello. La Corte di Cassazione ha escluso l’usucapione, chiarendo che un passaggio occasionale e dipendente dalla volontà di terzi non configura il possesso continuo e autonomo richiesto dalla legge.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione di Servitù: Quando il Passaggio Occasionale non è Possesso Utile

L’usucapione di servitù è un istituto che permette di acquisire un diritto di passaggio su un fondo altrui tramite un possesso prolungato nel tempo. Tuttavia, non ogni forma di passaggio è idonea a tal fine. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il possesso deve essere continuo, autonomo e non dipendente dalla mera tolleranza o dalle azioni di terzi. Analizziamo una vicenda giudiziaria durata oltre vent’anni che chiarisce i requisiti indispensabili per usucapire una servitù.

La Vicenda: Una Servitù di Passaggio Contesa per Decenni

La controversia nasce nel 1999, quando un Condominio cita in giudizio il proprietario di un’area cortilizia adiacente, rivendicando l’esistenza di una servitù di passaggio pedonale per accedere alla via pubblica. Secondo il Condominio, tale diritto era stato esercitato pacificamente per decenni, fino a quando il proprietario non aveva ostruito il passaggio con un cancello.

Il proprietario si difendeva negando l’esistenza della servitù, sostenendo che il varco era sempre stato chiuso e che, in ogni caso, il Condominio disponeva di un altro accesso diretto alla strada pubblica. In particolare, il cancello veniva aperto solo durante gli orari diurni per consentire l’accesso ai clienti di alcune attività commerciali situate nell’area, ma i condomini non ne avevano mai posseduto le chiavi.

L’Iter Giudiziario e la Domanda di Usucapione di Servitù

Dopo un lungo percorso processuale, che ha visto la Cassazione intervenire una prima volta per negare l’esistenza di un titolo contrattuale, la causa è tornata alla Corte d’Appello. In questa sede, il Condominio ha insistito per il riconoscimento del diritto per maturata usucapione.

La Corte d’Appello accoglieva parzialmente la domanda, riconoscendo l’usucapione di servitù ma limitandola agli orari di apertura delle attività commerciali (dalle 8:00 alle 20:00). La logica era che solo in quella fascia oraria il passaggio era stato di fatto esercitato. Questa decisione, tuttavia, non ha retto al vaglio della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Cassazione: I Requisiti del Possesso ad Usucapionem

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del proprietario, ha cassato la sentenza d’appello, enunciando principi chiari sui requisiti del possesso ai fini dell’usucapione. Per usucapire una servitù, il possesso deve essere:
1. Continuo e Ininterrotto: L’esercizio del passaggio non può essere sporadico o saltuario.
2. Pacifìco e Pubblico: Non deve essere stato acquisito in modo violento o clandestino.
3. Non Equivoco e Autonomo: Questo è il punto cruciale della decisione. Il possessore deve manifestare un potere di fatto sul bene che corrisponde all’esercizio di un proprio diritto autonomo, non dipendente dalla volontà altrui.

Nel caso di specie, il passaggio dei condomini avveniva solo perché i titolari delle attività commerciali aprivano il cancello per i loro clienti. I condomini non avevano le chiavi e, quindi, non avevano un potere autonomo sul passaggio; potevano transitare solo grazie alla collaborazione di terzi. Questo, secondo la Corte, non è un vero possesso, ma un esercizio di mero fatto, occasionale e non idoneo a configurare l’esercizio di una servitù attiva. L’intermittenza del passaggio non era legata alle esigenze del fondo dominante (il Condominio), ma a quelle del fondo servente (l’area con le attività commerciali). Mancava l’animus, cioè l’intenzione di possedere il diritto come proprio, manifestata da atti concreti e indipendenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia stabilisce un confine netto tra l’uso di fatto, tollerato o reso possibile da circostanze esterne, e il vero possesso utile per l’usucapione di servitù. Per poter rivendicare con successo l’acquisto di una servitù di passaggio, non è sufficiente dimostrare di essere passati ripetutamente su un fondo altrui. È indispensabile provare di averlo fatto esercitando un potere autonomo e indipendente, come se si fosse il vero titolare del diritto. La disponibilità delle chiavi di un cancello, ad esempio, diventa un elemento fattuale di grande rilevanza, poiché dimostra il controllo diretto e non mediato sul passaggio. Al contrario, un transito che dipende dalla cortesia, dalla tolleranza o dalle esigenze di altri soggetti non potrà mai fondare un acquisto per usucapione.

È possibile acquisire per usucapione una servitù di passaggio se si transita solo quando il cancello è aperto da altri?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il passaggio che avviene solo grazie all’apertura del cancello da parte del titolare del fondo servente o di terzi (come i gestori di attività commerciali) è considerato occasionale e non idoneo a configurare l’esercizio di una servitù attiva, in quanto manca l’autonomia del possesso.

Il possesso necessario per l’usucapione di servitù deve essere continuo?
Sì. La legge e la giurisprudenza richiedono che il possesso sia continuo, ininterrotto, pacifico, pubblico e non equivoco. Attraversamenti sporadici o saltuari, specialmente se dipendenti da fattori esterni, non soddisfano il requisito della continuità necessario per l’usucapione.

La mancanza delle chiavi del cancello che chiude il passaggio influisce sulla possibilità di usucapire la servitù?
Sì, in modo decisivo. La Corte ha sottolineato che non possedere le chiavi del cancello dimostra la mancanza di un potere di fatto autonomo sul passaggio. L’impossibilità di accedere liberamente e in qualsiasi momento rivela che l’esercizio del transito non corrisponde a un diritto reale, ma dipende dalla volontà di chi detiene le chiavi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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