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Usucapione servitù di passaggio: prova e testimoni

Un caso di usucapione servitù di passaggio respinto dalla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia come testimonianze contraddittorie e la mancata invocazione iniziale dell’accessione nel possesso impediscano di raggiungere la prova del possesso ultraventennale necessario per acquisire il diritto.

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Usucapione servitù di passaggio: quando la prova non basta

Ottenere il riconoscimento di una usucapione servitù di passaggio è un percorso che richiede prove solide e inequivocabili. Non è sufficiente aver utilizzato un percorso per anni; è necessario dimostrare in giudizio, senza ombra di dubbio, un possesso continuato per oltre vent’anni, pacifico, pubblico e supportato da opere visibili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’analisi dettagliata dei requisiti probatori, sottolineando come testimonianze contraddittorie e una strategia processuale imprecisa possano portare al rigetto della domanda.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel 2014, quando i proprietari di un’abitazione citavano in giudizio i loro vicini, chiedendo al Tribunale di accertare l’avvenuta usucapione di una servitù di passaggio pedonale. Sostenevano di aver utilizzato un percorso, che attraversava la proprietà dei vicini, in modo continuato sin dall’acquisto del loro immobile nel 1977. Tale passaggio, a loro dire, era reso evidente da un portoncino in ferro nel muro di confine. L’uso era stato pacifico fino al 2007, anno in cui i vicini avevano ostruito il passaggio costruendo un muretto, bloccandolo poi definitivamente nel 2013.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingevano la domanda. Entrambi i giudici di merito ritenevano che non fosse stata raggiunta la prova rigorosa del possesso ultraventennale. In particolare, evidenziavano un ‘insanabile contrasto’ tra le testimonianze portate dagli attori, che confermavano il passaggio, e quelle dei convenuti, che lo negavano. I proprietari del presunto fondo dominante decidevano quindi di ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti e fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova in materia di usucapione.

L’irrilevanza delle testimonianze contraddittorie per l’usucapione servitù di passaggio

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta ‘motivazione apparente’ della Corte d’Appello, che non avrebbe adeguatamente ponderato le testimonianze. I ricorrenti sostenevano che le deposizioni a loro favore, essendo relative a circostanze positive (aver visto il passaggio), avrebbero dovuto prevalere su quelle negative (non averlo visto).

La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo che la valutazione delle prove testimoniali è di competenza esclusiva del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e completa, spiegando perché il contrasto tra i testimoni rendeva la prova incerta e, quindi, insufficiente. Non è compito della Cassazione rivalutare le testimonianze, ma solo verificare la coerenza logica della motivazione, che in questo caso è stata ritenuta adeguata. Inoltre, la Corte ha sottolineato che le opere visibili, come il portoncino, non erano di per sé sufficienti a dimostrare in modo inequivocabile l’esistenza di un peso sul fondo vicino.

Il Principio della Domanda e l’Accessione nel Possesso

Con un altro motivo, i ricorrenti lamentavano la mancata considerazione di una testimonianza che attestava l’uso del passaggio da parte del loro dante causa (il precedente proprietario) in un periodo anteriore al 1977. Invocavano, di fatto, l’istituto dell’accessione nel possesso (art. 1146 c.c.), che consente di sommare il proprio periodo di possesso a quello del precedente proprietario.

Anche questo motivo è stato dichiarato infondato. La Corte ha spiegato che, fin dal primo atto di citazione, i ricorrenti avevano basato la loro domanda esclusivamente sul possesso da loro esercitato a partire dal 1977. Non avevano mai menzionato né richiesto di unire il possesso del loro predecessore. Il giudice è vincolato al ‘principio della domanda’ (art. 112 c.p.c.) e non può accogliere la domanda sulla base di fatti o istituti giuridici non allegati dalla parte. Spostare il periodo di riferimento in Cassazione è una modifica inammissibile della domanda originaria.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi cardine del diritto processuale e sostanziale. La motivazione principale del rigetto risiede nella mancata soddisfazione dell’onere della prova. Chi agisce in giudizio per far dichiarare l’usucapione di un diritto deve fornire prove certe, univoche e concordanti del possesso ultraventennale. Un quadro probatorio caratterizzato da un insanabile contrasto tra le testimonianze, come quello emerso nel caso di specie, non è idoneo a fondare una sentenza di accoglimento. Inoltre, la Corte ha ribadito che la domanda giudiziale definisce i confini della decisione del giudice; non è possibile introdurre nuovi elementi di fatto o nuove basi giuridiche, come l’accessione nel possesso, nelle fasi avanzate del giudizio se non sono state prospettate sin dall’inizio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due lezioni pratiche fondamentali. In primo luogo, in una causa di usucapione servitù di passaggio, la qualità e la coerenza delle prove testimoniali sono decisive. Non basta avere un numero maggiore di testimoni a favore se le loro dichiarazioni sono in netto contrasto con quelle della controparte, creando un dubbio insuperabile nel giudice. In secondo luogo, emerge l’importanza cruciale di una corretta e completa impostazione dell’atto introduttivo del giudizio. Se si intende avvalersi dell’accessione nel possesso, è imperativo invocarla e provarla fin dal primo grado, poiché il giudice non può sopperire a tale omissione.

Una servitù di passaggio può essere usucapita se le testimonianze sul suo utilizzo sono contraddittorie?
No. La sentenza chiarisce che un ‘insanabile contrasto’ tra le deposizioni dei testimoni rende la prova del possesso ultraventennale incerta e insufficiente. Di conseguenza, la domanda di usucapione viene respinta per mancato assolvimento dell’onere della prova.

È possibile sommare il periodo di possesso del precedente proprietario per raggiungere i 20 anni necessari all’usucapione?
Sì, l’istituto dell’accessione nel possesso (art. 1146 c.c.) lo consente. Tuttavia, la Corte ha specificato che questa facoltà deve essere esplicitamente richiesta nell’atto di citazione iniziale. Se la domanda si basa solo sul possesso personale, il giudice non può, di sua iniziativa, considerare il periodo di possesso del dante causa.

La presenza di un cancello nel proprio muro di confine è una prova sufficiente per l’usucapione di una servitù di passaggio sul fondo del vicino?
No, non necessariamente. Secondo la Corte, le opere visibili devono essere tali da ‘rivelare in modo inequivoco l’esistenza del peso gravante sul preteso fondo servente’. Un cancello situato sulla proprietà di chi rivendica il diritto, da solo, potrebbe non essere considerato sufficiente a dimostrare l’asservimento del fondo vicino.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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