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Usucapione prova possesso: la Cassazione decide

Un caso di rivendica di un terreno basato sull’usucapione e la relativa prova del possesso. La Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. L’appello è stato dichiarato inammissibile per il principio della ‘doppia conforme’, che impedisce un nuovo esame dei fatti quando due sentenze di merito concordano sulla ricostruzione della vicenda.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Prova Possesso: la Cassazione sulla ‘Doppia Conforme’ e la Valutazione dei Testimoni

L’ordinanza della Corte di Cassazione, sez. II Civile, n. 1388 del 20 gennaio 2025, offre importanti chiarimenti su come si determina l’usucapione e la prova del possesso in un giudizio di rivendica. La decisione è cruciale perché affronta i limiti del ricorso per cassazione quando le sentenze di primo e secondo grado giungono alla stessa conclusione sui fatti, il cosiddetto principio della ‘doppia conforme’.

I Fatti della Controversia

La vicenda ha origine da un’azione di rivendica di un terreno. L’attore sosteneva di esserne il legittimo proprietario, in parte per successione ereditaria dalla nonna e in parte per acquisto dalle zie. Chiedeva quindi la restituzione del bene, occupato illegittimamente dal convenuto. Quest’ultimo, a sua volta, si difendeva sostenendo di aver acquisito la proprietà del terreno per usucapione.

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda dell’attore, ritenendo provato il suo possesso continuato, e quello dei suoi predecessori, per il tempo necessario a usucapire. Di conseguenza, rigettava la domanda riconvenzionale del convenuto.

La Corte d’Appello confermava integralmente la decisione di primo grado nel merito, basando la sua valutazione sulle stesse prove testimoniali. Riformava la sentenza solo per quanto riguarda la compensazione delle spese legali.

La Questione della Prova del Possesso per Usucapione

Il convenuto soccombente decideva di ricorrere in Cassazione, articolando tre motivi principali. Contestava l’omessa valutazione di un fatto ritenuto decisivo (la residenza delle parti), la motivazione solo apparente della Corte d’Appello sulla prova del possesso e la violazione delle norme sull’onere della prova nell’azione di rivendica.

Il nucleo della questione ruotava attorno a come i giudici di merito avevano valutato le testimonianze per accertare il possesso ultraventennale, requisito fondamentale per l’usucapione. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente spiegato perché le testimonianze a favore dell’attore fossero state considerate credibili.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso in parte inammissibile e in parte infondato, rigettandolo integralmente.

L’Inammissibilità per ‘Doppia Conforme’

La Corte ha applicato l’art. 348-ter c.p.c., che sancisce l’inammissibilità del ricorso per cassazione basato sull’art. 360, n. 5 c.p.c. (omesso esame di un fatto decisivo) quando la sentenza d’appello è fondata sulle stesse ragioni di fatto della sentenza di primo grado. In questi casi di ‘doppia conforme’, il ricorrente ha l’onere di dimostrare che le ragioni fattuali delle due decisioni sono diverse, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. Pertanto, i primi due motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili.

La Valutazione sulla Motivazione e la Prova per l’Usucapione

Per quanto riguarda la censura di motivazione apparente, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello, pur in modo succinto, avesse fornito una motivazione non apparente, indicando nelle deposizioni testimoniali la fonte del proprio convincimento. La presunta contraddizione, sollevata dal ricorrente, tra l’affermazione di una raggiunta prova del possesso e il riconoscimento della difficoltà di ricostruire i fatti (menzionata solo ai fini della compensazione delle spese), non è stata considerata un ‘contrasto irriducibile’.

Le Motivazioni

Il ragionamento della Corte di Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Suprema Corte non può riesaminare le prove e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di primo e secondo grado. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che criticare la valutazione delle prove testimoniali o lamentare che il giudice d’appello non abbia specificato quali singole affermazioni lo abbiano convinto, si traduce in una richiesta di un nuovo giudizio di fatto, inammissibile in sede di legittimità. La ‘doppia conforme’ rafforza ulteriormente questo limite, impedendo di rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti quando due giudici di merito sono giunti alla medesima conclusione.

La Corte ha inoltre chiarito che una motivazione, per quanto sintetica, non è ‘apparente’ se permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione. La semplice menzione delle fonti di prova (le testimonianze) è stata ritenuta sufficiente a superare il vaglio di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce l’importanza del principio della ‘doppia conforme’ come filtro per l’accesso alla Corte di Cassazione, limitando la possibilità di un terzo grado di giudizio sui fatti. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’impostazione della difesa e la raccolta delle prove sono decisive sin dal primo grado. Per le parti in causa, questa decisione sottolinea che la valutazione delle prove testimoniali è una prerogativa quasi insindacabile dei giudici di merito. La prova del possesso per usucapione, basata su testimonianze, se confermata in appello con le stesse argomentazioni, difficilmente potrà essere messa in discussione davanti alla Cassazione.

Quando un ricorso in Cassazione per omesso esame di un fatto decisivo è inammissibile?
Secondo l’art. 348-ter c.p.c., il ricorso è inammissibile quando la sentenza d’appello si fonda sulle stesse ragioni di fatto della decisione di primo grado (principio della ‘doppia conforme’), a meno che il ricorrente non dimostri che le ragioni fattuali delle due sentenze sono diverse.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove testimoniali?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove e compiere una nuova valutazione dei fatti. Il suo compito è verificare la legittimità della decisione, controllando la corretta applicazione delle norme e la coerenza della motivazione, non la scelta tra le diverse risultanze probatorie.

Una motivazione sintetica è considerata nulla per ‘apparenza’?
No, una motivazione, anche se sintetica, non è considerata ‘apparente’ (e quindi nulla) se permette di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. È sufficiente che indichi le fonti di prova su cui si basa la decisione, come nel caso delle deposizioni testimoniali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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