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Usucapione parcheggio: no se il possesso è saltuario

Un acquirente di un terreno agisce in giudizio per ottenerne la restituzione da parte di terzi che lo utilizzavano come parcheggio. Questi ultimi si oppongono, sostenendo di averlo acquisito per usucapione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, respinge il ricorso. La Corte chiarisce che l’uso occasionale di un’area per parcheggiare o depositare materiali, senza un controllo esclusivo e continuo, non configura il possesso ‘uti domini’ necessario per l’usucapione del parcheggio.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Parcheggio: No all’Acquisto se il Possesso è Saltuario

L’usucapione di un parcheggio o di una porzione di terreno è un tema ricorrente nelle aule di tribunale. Molti credono che utilizzare un’area per lungo tempo per parcheggiare la propria auto sia sufficiente a diventarne proprietari. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che i requisiti per l’usucapione sono molto più stringenti. Vediamo insieme questo caso pratico per capire perché un uso sporadico e non esclusivo non basta a far scattare l’acquisto della proprietà.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine quando un soggetto acquista un terreno e, solo dopo l’atto di compravendita, scopre che una porzione di esso è utilizzata da una coppia di vicini. Questi ultimi usavano l’area per parcheggiare le loro auto e, occasionalmente, per depositare materiali. Di fronte alla richiesta del nuovo proprietario di liberare il terreno, i vicini si oppongono, sostenendo di aver posseduto quella porzione da quasi quarant’anni e di averla quindi acquisita per usucapione.

Inizia così una causa legale. Il nuovo proprietario avvia un’azione di rivendicazione per ottenere la restituzione del suo bene, mentre i vicini presentano una domanda riconvenzionale per far accertare l’avvenuta usucapione.
Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello danno ragione al nuovo proprietario, negando l’usucapione. Secondo i giudici, le prove raccolte (testimonianze e fotografie) dimostravano un uso solo occasionale e non un possesso continuo ed esclusivo, tipico di chi si comporta come vero proprietario. La coppia, non soddisfatta, decide di ricorrere in Cassazione.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Tema dell’Usucapione Parcheggio

La Corte di Cassazione ha esaminato tre motivi di ricorso presentati dalla coppia. I primi due erano di natura prettamente processuale e sono stati respinti. In sintesi, i ricorrenti avevano criticato la sentenza d’appello per aver affermato erroneamente la formazione di un ‘giudicato interno’ su un punto della controversia. La Cassazione ha però osservato che, sebbene quell’affermazione fosse imprecisa, la Corte d’Appello aveva comunque fornito una seconda e autonoma motivazione sul merito, che i ricorrenti non avevano contestato. Questo è un punto tecnico importante: quando una sentenza si regge su più ragioni indipendenti (le cosiddette rationes decidendi), per poterla ribaltare bisogna contestarle tutte.

Il cuore della decisione, però, riguarda il terzo motivo, quello relativo alla violazione delle norme sull’usucapione.

La Prova del Possesso per l’Usucapione di un Parcheggio

I ricorrenti lamentavano che la Corte d’Appello, pur riconoscendo un’attività ultraventennale sull’area, non ne avesse tratto la logica conseguenza: l’accoglimento della loro domanda di usucapione. La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile, spiegando che i ricorrenti non stavano contestando un errore di diritto, ma chiedevano una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha ribadito che la valutazione del merito spetta ai giudici dei primi due gradi di giudizio. La Corte d’Appello aveva esaminato attentamente le prove e concluso che le attività svolte dai vicini non integravano gli estremi del cosiddetto possesso uti domini, ovvero il comportarsi come veri e unici proprietari.

In particolare, i giudici di merito avevano accertato che:
1. L’uso era occasionale: il parcheggio delle auto avveniva in uno spazio non delimitato e non interdetto a terzi.
2. Mancava l’esclusività: non era stata dimostrata la volontà di escludere il proprietario o chiunque altro dal godimento dell’area.
3. Le attività erano sporadiche: la pulizia dell’area e il deposito di materiali edili erano avvenuti solo in rare occasioni, legate a specifici lavori di ristrutturazione, e non come espressione di un dominio continuo sul bene.

Questi elementi, nel loro insieme, non consentivano di ritenere provata la durata ultraventennale e la frequenza continuativa di un possesso qualificato, necessario per l’usucapione del parcheggio.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione è un importante monito. Per poter acquistare un immobile per usucapione non è sufficiente utilizzarlo per lungo tempo. È indispensabile dimostrare un possesso che abbia le stesse caratteristiche esteriori del diritto di proprietà: deve essere continuo, non interrotto, pacifico, pubblico e, soprattutto, esercitato con l’intenzione manifesta di considerarsi proprietari (animus possidendi), escludendo chiunque altro. Un uso sporadico, tollerato o promiscuo, come il parcheggio occasionale in un’area aperta, non è sufficiente a trasformare un semplice utilizzatore nel legittimo proprietario del bene.

È sufficiente parcheggiare l’auto su un terreno per un lungo periodo per ottenerne l’usucapione?
No. Secondo la sentenza, l’uso occasionale di un’area per parcheggiare, specialmente se lo spazio non è delimitato né interdetto a terzi, non è sufficiente a dimostrare il possesso ‘uti domini’ necessario per l’usucapione. Occorre provare un controllo continuo ed esclusivo sul bene.

Cosa si intende per possesso ‘uti domini’ ai fini dell’usucapione?
Significa possedere il bene con l’intenzione di comportarsi come se si fosse il vero proprietario. Questo include non solo l’utilizzo materiale, ma anche la manifestazione esterna della volontà di escludere chiunque altro dal godimento del bene, proprietario compreso.

Cosa succede se in appello si contesta solo una delle diverse motivazioni su cui si basa la sentenza?
Se la sentenza si fonda su più ragioni giuridiche autonome e sufficienti a sorreggere la decisione (plurime ‘rationes decidendi’), il ricorso viene respinto se l’appellante non le contesta tutte. La motivazione non impugnata diventa definitiva e da sola basta a confermare la decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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