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Usucapione P.A.: sì all’acquisto senza esproprio

Un comune ha occupato un terreno privato negli anni ’60 a seguito di una trattativa privata, realizzando un’opera pubblica senza un formale esproprio. La Corte di Cassazione ha confermato l’acquisto della proprietà da parte dell’ente per usucapione. La Corte ha specificato che quando la Pubblica Amministrazione agisce come un soggetto privato (iure privatorum) e non esercitando poteri autoritativi, si applicano le normali regole sull’usucapione P.A., con il termine che decorre dall’inizio del possesso e non da successive leggi in materia di espropriazione.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usucapione P.A.: La Cassazione Conferma l’Acquisto Senza Esproprio

L’istituto dell’usucapione P.A. rappresenta un tema complesso, al confine tra diritto privato e amministrativo. Con la recente ordinanza n. 7083/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un caso emblematico, chiarendo in quali circostanze un ente pubblico può diventare proprietario di un terreno privato per possesso prolungato, anche in assenza di una procedura espropriativa. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale: quella tra l’agire della Pubblica Amministrazione in veste autoritativa e il suo operare iure privatorum, ovvero come un qualsiasi soggetto privato.

I Fatti del Caso: Un’Occupazione Lunga Oltre 40 Anni

La vicenda ha origine negli anni ’60, quando un Comune toscano occupò un terreno di oltre 8.000 mq di proprietà di un privato per costruirvi un mattatoio e un magazzino. L’operazione non fu il risultato di un decreto di esproprio, ma di una trattativa privata culminata, nel maggio 1964, in uno scambio di lettere tra le parti. Per decenni, la situazione rimase invariata. Solo nel 2011, a quasi 50 anni di distanza, il proprietario chiese la restituzione del bene, per poi agire in giudizio nel 2012. In risposta, il Comune avanzò una domanda riconvenzionale per far dichiarare l’avvenuta usucapione del terreno.

Il Tribunale di primo grado diede ragione al proprietario, ma la Corte d’Appello ribaltò la decisione, accogliendo la tesi del Comune. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Controversia sull’Usucapione P.A.

Il nodo centrale del ricorso in Cassazione si basava sull’idea che il possesso del Comune non potesse essere considerato utile ai fini dell’usucapione prima dell’entrata in vigore del Testo Unico Espropri (d.P.R. 327/2001). Secondo il ricorrente, l’occupazione senza titolo costituiva un illecito permanente che impediva al proprietario di esercitare i propri diritti, e solo la nuova normativa del 2001 avrebbe fissato un punto di partenza (il dies a quo) per il calcolo del ventennio necessario a usucapire.

La Distinzione Cruciale: Agire “Iure Privatorum”

La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, basando il proprio ragionamento su una distinzione fondamentale. Nel caso specifico, il Comune non aveva mai esercitato un potere autoritativo né avviato una procedura espropriativa, neppure illegittima. Al contrario, aveva agito iure privatorum, coltivando una “trattativa privatistica” con il proprietario. Questo comportamento, secondo la Corte, colloca la vicenda nell’alveo del diritto comune, rendendo applicabili le normali regole sull’usucapione previste dall’art. 1158 del codice civile.

L’irrilevanza della Normativa sull’Esproprio

Di conseguenza, la Cassazione ha ritenuto irrilevante il richiamo alla normativa sull’espropriazione per pubblica utilità e all’istituto dell’acquisizione sanante (art. 42-bis). Tali norme si applicano quando la P.A. agisce esercitando, seppur illegittimamente, il proprio potere ablativo. Nel caso di specie, invece, si trattava di un'”occupazione usurpativa” pura, in cui l’ente si era comportato come un qualsiasi privato che occupa un bene altrui. In questo contesto, il possesso utile all’usucapione è iniziato nel momento stesso in cui l’ente ha preso materialmente possesso del bene con l’intenzione di tenerlo come proprio (animus possidendi), ovvero nel 1964.

le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione ribadendo un principio consolidato in giurisprudenza: l’occupazione usurpativa di un fondo da parte della P.A. è compatibile con l’usucapione del fondo medesimo. La totale assenza dei presupposti per l’esercizio del potere ablativo non impedisce al proprietario di rivendicare il bene, ma tale facoltà incontra il limite del diritto comune, rappresentato proprio dall’intervenuta usucapione. La possibilità per l’ente di ricorrere all’acquisizione sanante è una facoltà ulteriore, ma non esclude né sospende il decorso del termine per usucapire. Poiché il Comune ha posseduto il terreno pacificamente, pubblicamente e ininterrottamente per oltre vent’anni a partire dal 1964, i requisiti per l’usucapione erano ampiamente maturati ben prima dell’inizio della causa.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il Comune è legittimamente diventato proprietario del terreno per usucapione. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui, quando la Pubblica Amministrazione abbandona i suoi poteri autoritativi e si muove sul piano del diritto privato, è soggetta alle stesse regole degli altri cittadini, inclusa la possibilità di acquisire la proprietà per possesso prolungato nel tempo. Per i proprietari, ciò significa che l’inerzia di fronte a un’occupazione senza titolo da parte di un ente pubblico può portare, dopo vent’anni, alla perdita definitiva del diritto di proprietà.

Una Pubblica Amministrazione può acquistare un terreno privato per usucapione anche se non ha mai avviato una procedura di esproprio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la Pubblica Amministrazione occupa un terreno senza esercitare i propri poteri autoritativi, ma agendo come un soggetto privato (iure privatorum), può acquisirne la proprietà per usucapione secondo le regole del codice civile, una volta trascorso il termine di venti anni di possesso continuo, pacifico e pubblico.

Da quando inizia a decorrere il termine per l’usucapione se la P.A. occupa un terreno senza titolo?
Il termine ventennale per l’usucapione inizia a decorrere dal momento in cui la P.A. ha acquisito il possesso del bene con l’intenzione di comportarsi come proprietaria. Nel caso esaminato, questo momento è stato individuato nell’inizio dei lavori di costruzione dell’opera pubblica nel 1964, a seguito di una trattativa privata.

La possibilità per la P.A. di regolarizzare l’occupazione con l’acquisizione sanante (art. 42-bis) impedisce l’usucapione?
No. Secondo la Corte, la facoltà di acquisizione sanante prevista dall’art. 42-bis del Testo Unico Espropri è uno strumento a disposizione dell’ente, ma non interferisce con le regole del codice civile. L’usucapione e l’acquisizione sanante sono due istituti distinti, e la possibilità di ricorrere al secondo non impedisce il maturare dei termini per la prima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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