LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Usucapione immobile abusivo: quando è impossibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21672/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione di un immobile abusivo. Il caso riguardava una cittadina che, dopo la costruzione di un immobile senza permesso e la successiva acquisizione del bene da parte del Comune, aveva continuato a viverci, chiedendo poi il riconoscimento della proprietà per usucapione. La Suprema Corte ha rigettato la richiesta, chiarendo che l’acquisizione del bene al patrimonio comunale, essendo un acquisto a titolo originario, determina la perdita dell'”animus possidendi” (l’intenzione di possedere come proprietario) in capo all’ex titolare. Di conseguenza, la sua permanenza nell’immobile si configura come mera detenzione, una condizione che non consente di maturare i termini per l’usucapione, salvo uno specifico atto di interversione del possesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione immobile abusivo: impossibile dopo l’acquisizione del Comune

La possibilità di ottenere l’usucapione di un immobile abusivo è un tema complesso che interseca diritto civile e urbanistico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21672 del 1 agosto 2024) ha fornito un chiarimento decisivo: una volta che un immobile, seppur abusivo, viene acquisito al patrimonio del Comune, il precedente proprietario non può più usucapirlo, poiché perde l’elemento fondamentale del possesso: l’ animus possidendi. Analizziamo insieme la vicenda e il principio di diritto sancito dai giudici.

I Fatti: Dal Cantiere Abusivo alla Causa Legale

La vicenda ha origine da un fabbricato realizzato senza concessione edilizia. Nel 1990, il Comune ne ordinava la demolizione. Di fronte all’inadempienza della proprietaria, l’ente pubblico procedeva con l’acquisizione del bene al proprio patrimonio. Un primo atto di acquisizione veniva annullato dal Giudice Amministrativo per vizi formali, ma il Comune ne emetteva un secondo, valido, nel 1993.

Nonostante l’acquisizione comunale, la costruttrice continuava a risiedere nell’immobile, sostenendo di averne mantenuto la disponibilità ininterrotta. Trascorsi oltre vent’anni, citava in giudizio il Comune chiedendo di essere dichiarata proprietaria per intervenuta usucapione.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda della cittadina. I giudici di secondo grado, in particolare, avevano sottolineato che per un certo periodo il Comune si era trovato nell’impossibilità giuridica di esercitare i propri diritti dominicali, a causa dell’annullamento del primo provvedimento e della successiva sospensione dei procedimenti sanzionatori per effetto di una legge sul condono edilizio. Questo, a loro avviso, impediva il decorso del tempo utile per l’usucapione.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché l’usucapione immobile abusivo non è ammissibile

La Corte di Cassazione, pur confermando il rigetto del ricorso, ha corretto e precisato la motivazione giuridica. Il punto centrale non risiede nell’eventuale impedimento del Comune ad agire, ma nella natura stessa della relazione tra l’ex proprietaria e l’immobile.

La Perdita dell’Animus Possidendi

I giudici supremi, richiamando un importante principio enunciato dalle Sezioni Unite, hanno stabilito che l’acquisizione di un bene al patrimonio comunale a seguito di abuso edilizio è un acquisto a titolo originario. Questo evento ha un effetto dirimente: fa venir meno in capo al precedente proprietario l’ animus possidendi, ovvero l’intenzione di comportarsi come titolare del diritto di proprietà. L’atto con cui la Pubblica Amministrazione acquisisce d’imperio il bene priva il privato del diritto e, di conseguenza, della volontà di possederlo come proprio.

Da Possessore a Mero Detentore

Senza l’ animus possidendi, chi continua a occupare l’immobile non è più un possessore, ma un mero detentore. La detenzione è la semplice disponibilità materiale del bene, ma è caratterizzata dal riconoscimento del diritto di proprietà altrui. La legge è chiara: la detenzione non è una condizione sufficiente per far maturare il termine ventennale per l’usucapione. Per poter usucapire il bene, il detentore dovrebbe compiere un atto di interversione del possesso, manifestando in modo inequivocabile al proprietario (in questo caso, il Comune) la volontà di non riconoscere più il suo diritto e di iniziare a possedere per sé. Nel caso di specie, tale atto non era mai stato compiuto.

Le Conclusioni: Un Principio Chiaro per la Proprietà Pubblica

La sentenza consolida un principio di notevole importanza pratica. L’usucapione di un immobile abusivo non è possibile se nel frattempo il bene è stato legittimamente acquisito dal patrimonio pubblico. L’acquisizione sanzionatoria degrada automaticamente la posizione del privato da possessore a detentore, bloccando alla radice ogni possibilità di riacquistare la proprietà tramite il possesso prolungato. Questa decisione rafforza la tutela del patrimonio pubblico e pone un freno a tentativi di eludere le conseguenze di gravi illeciti edilizi.

È possibile l’usucapione di un immobile abusivo che è stato acquisito dal patrimonio di un Comune?
No, la Cassazione stabilisce che l’acquisizione a titolo originario da parte del Comune fa perdere al precedente proprietario l'”animus possidendi”, trasformando il suo potere di fatto in mera detenzione, inidonea all’usucapione.

Cosa succede a chi continua ad abitare in un immobile dopo che questo è stato acquisito dal Comune per un abuso edilizio?
Secondo la sentenza, chi continua a occupare l’immobile non è più un possessore ma un mero detentore. Non può quindi acquistare la proprietà per usucapione, a meno che non compia un atto di “interversione del possesso” che manifesti inequivocabilmente l’intenzione di possedere come proprietario contro il Comune.

L’annullamento di un primo atto di acquisizione da parte del Comune permette al tempo per l’usucapione di decorrere?
No. La Corte chiarisce che il punto centrale non è l’impedimento del Comune a esercitare i suoi diritti, ma la trasformazione della natura del godimento del bene da parte del privato. L’acquisizione legittima del bene al patrimonio pubblico, anche se avvenuta con un secondo atto, è sufficiente a escludere l’animus possidendi necessario per l’usucapione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)