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Usucapione distanze legali: la Cassazione conferma

In una controversia tra proprietari confinanti, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25631/2024, ha confermato un principio consolidato: è possibile acquisire tramite usucapione il diritto di mantenere una costruzione a una distanza inferiore a quella prescritta dalla legge o dai regolamenti locali. Tale acquisizione, che si configura come una servitù, stabilizza i rapporti tra privati dopo il decorso di vent’anni, senza tuttavia sanare eventuali violazioni delle norme urbanistiche, che restano soggette al potere sanzionatorio della Pubblica Amministrazione. Il ricorso è stato pertanto rigettato.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usucapione Distanze Legali: La Cassazione Conferma la Stabilità dei Rapporti Privati

Una questione frequente nelle controversie tra vicini riguarda il rispetto delle distanze tra costruzioni. Ma cosa accade se un edificio viene mantenuto per oltre vent’anni a una distanza inferiore a quella prevista dalla legge? Con l’ordinanza n. 25631/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: è ammissibile l’usucapione delle distanze legali, un istituto che mira a garantire la stabilità dei rapporti giuridici nel tempo, pur con importanti precisazioni.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da una lite tra due coppie di proprietari confinanti. Entrambe si accusavano reciprocamente di aver violato le norme sulle distanze tra le rispettive proprietà. Una delle due coppie, tuttavia, sosteneva di aver acquisito, per usucapione, il diritto di mantenere il proprio fabbricato alla distanza attuale, sebbene inferiore a quella legale, poiché erano trascorsi più di vent’anni dal completamento della costruzione.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda di usucapione, ordinando la rimozione delle parti di edificio non conformi. La Corte d’Appello, invece, aveva riformato la decisione, riconoscendo l’avvenuta usucapione del diritto a mantenere l’edificio alla distanza esistente. Contro questa sentenza, la controparte ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la presunta impossibilità di usucapire un diritto contrario a norme urbanistiche inderogabili.

L’Usucapione delle Distanze Legali Secondo la Cassazione

Il motivo principale del ricorso si basava sull’idea che le norme sulle distanze, richiamate anche dai regolamenti edilizi locali, tutelano interessi pubblici e non possono essere derogate dalla volontà dei privati, né tantomeno attraverso l’usucapione. La Corte di Cassazione ha ritenuto questo motivo manifestamente infondato, confermando il suo orientamento consolidato.

I giudici hanno chiarito che l’acquisto per usucapione del diritto di mantenere una costruzione a distanza inferiore a quella legale costituisce una servitù prediale. Questo diritto regola esclusivamente il rapporto tra i proprietari dei fondi confinanti e non incide sul rapporto con la Pubblica Amministrazione. In altre parole, la stabilizzazione del rapporto privatistico non sana l’eventuale illecito edilizio. L’amministrazione pubblica conserva intatto il suo potere di sanzionare la violazione delle norme urbanistiche.

La Valutazione delle Prove e i Limiti del Giudizio di Cassazione

I ricorrenti avevano sollevato anche altre questioni, criticando la Corte d’Appello per aver dato maggior peso alle testimonianze piuttosto che alla consulenza tecnica d’ufficio (CTU) nella datazione di alcuni manufatti e per non aver considerato la reale destinazione urbanistica dell’area.

Anche questi motivi sono stati dichiarati inammissibili. La Cassazione ha ribadito che la valutazione delle prove è un compito esclusivo del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti; il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge, non stabilire se un testimone sia più o meno attendibile di un perito. Analogamente, la questione sulla destinazione d’uso del terreno non era stata adeguatamente sollevata e provata nei precedenti gradi di giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che il diritto del vicino a pretendere il rispetto delle distanze legali è un diritto soggettivo. Sebbene le norme urbanistiche non possano essere derogate da un accordo tra privati, l’inerzia del proprietario che subisce la violazione per oltre vent’anni porta a una conseguenza diversa: la nascita, per usucapione, di un diritto reale in capo al confinante. Questo meccanismo risponde a un’esigenza fondamentale dell’ordinamento giuridico: la stabilità dei rapporti nel tempo. Se così non fosse, si creerebbe una situazione di perpetua instabilità, in cui il vicino potrebbe agire in qualsiasi momento per chiedere l’arretramento della costruzione, anche a distanza di decenni. L’usucapione, quindi, opera come un meccanismo che, decorso un lungo periodo, consolida una situazione di fatto, trasformandola in una situazione di diritto tra le parti, senza interferire con le prerogative della pubblica autorità.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese legali. La decisione conferma che il diritto a mantenere un immobile a una distanza non regolamentare può essere acquisito per usucapione. L’implicazione pratica è chiara: il proprietario che vede leso il proprio diritto dal vicino deve agire tempestivamente. L’inerzia prolungata per oltre vent’anni può comportare la perdita del diritto a pretendere l’arretramento della costruzione, consolidando a favore del vicino una servitù che gli consente di mantenere lo status quo.

È possibile acquisire per usucapione il diritto di mantenere un edificio a una distanza inferiore a quella legale?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è ammissibile l’acquisto per usucapione di una servitù avente ad oggetto il mantenimento di una costruzione a una distanza inferiore a quella fissata dal codice civile o dai regolamenti edilizi. Questo avviene dopo il possesso continuato per vent’anni.

L’usucapione di una servitù sulle distanze sana anche un eventuale abuso edilizio dal punto di vista amministrativo?
No. L’ordinanza chiarisce che l’usucapione regola esclusivamente i rapporti di natura privatistica tra i confinanti. Il difetto di concessione edilizia o la violazione delle norme urbanistiche esaurisce la sua rilevanza nell’ambito del rapporto pubblicistico, lasciando impregiudicato il potere della Pubblica Amministrazione di applicare le sanzioni previste.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le testimonianze o le perizie, valutate nei gradi di giudizio precedenti?
No, la valutazione delle prove è un’attività riservata esclusivamente all’apprezzamento discrezionale del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti, ma solo per denunciare violazioni di legge o vizi di motivazione nei limiti previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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