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Usucapione distanza illegale: quando inizia il termine?

Una proprietaria viene citata in giudizio per una costruzione realizzata a distanza inferiore a quella legale. La Corte di Cassazione, accogliendo il suo ricorso, chiarisce un principio fondamentale sull’usucapione distanza illegale: il termine ventennale per acquisire il diritto non inizia con i lavori, ma solo quando l’opera, nei suoi elementi strutturali essenziali, rende palese e inequivocabile la violazione a danno del vicino. La sentenza di merito è stata cassata per non aver verificato se la realizzazione di alcuni pilastri fosse già sufficiente a tal fine.

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Usucapione Distanza Illegale: La Cassazione sul Momento Iniziale del Termine

Il rispetto delle distanze tra costruzioni è un pilastro del diritto immobiliare, essenziale per garantire rapporti di vicinato equilibrati e il corretto sviluppo urbanistico. Ma cosa succede quando una costruzione viola queste distanze per molti anni? È possibile acquisire il diritto di mantenerla tramite usucapione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, chiarendo il momento esatto da cui inizia a decorrere il tempo necessario per l’usucapione distanza illegale. Questa decisione offre spunti fondamentali per proprietari e costruttori.

I Fatti di Causa: una Costruzione Troppo Vicina

La vicenda ha origine dalla causa intentata da un proprietario contro la sua vicina, accusandola di aver edificato un fabbricato di quattro piani a una distanza inferiore a quella prevista dal regolamento edilizio comunale. Oltre a chiedere l’arretramento della costruzione, il proprietario lamentava l’apertura di vedute e sporti illegali.

La convenuta si difendeva sostenendo di aver edificato l’immobile prima dell’entrata in vigore del regolamento e, in ogni caso, di aver usucapito il diritto a mantenere l’edificio a quella distanza. Il Tribunale, in prima istanza, aveva ordinato l’arretramento solo del quarto piano dell’edificio. La Corte d’Appello confermava questa decisione, respingendo l’impugnazione della proprietaria, nel frattempo succeduta alla costruttrice originaria.

La Questione Giuridica sull’Usucapione Distanza Illegale

Il cuore della controversia, giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, riguardava la corretta individuazione del ‘dies a quo’, ovvero del giorno a partire dal quale calcolare il ventennio necessario per l’usucapione della servitù di mantenere un edificio a distanza non legale. La ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel calcolo. Essi avevano ritenuto che la semplice esistenza di nove pilastri in cemento armato, accertata nel 1981, non fosse sufficiente a far decorrere il termine. Secondo la ricorrente, invece, la realizzazione di quegli elementi strutturali rendeva già palese la violazione e, di conseguenza, avrebbe dovuto segnare l’inizio del periodo di usucapione.

L’Errore della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna all’arretramento della quarta elevazione, basandosi su un’ordinanza comunale del 1981 che menzionava la ‘mera realizzazione di n. 9 pilastri in c.a. fino all’imposta della soletta della quarta elevazione’. Secondo i giudici di merito, tale stato di fatto non costituiva ancora un’opera completa e definita, idonea a manifestare l’esercizio di una servitù a danno del fondo vicino. Di conseguenza, il termine per l’usucapione non era ancora maturato al momento della domanda giudiziale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza: ai fini della determinazione del ‘dies a quo’ per l’usucapione del diritto di mantenere un’opera a distanza illegale, non si deve guardare al momento di inizio della costruzione, bensì a quello in cui l’opera è venuta a esistenza con la realizzazione di elementi strutturali ed essenziali, idonei a rivelare, in modo inequivocabile, la sua esistenza e la sua portata pregiudizievole per il fondo vicino.

La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno commesso un errore non svolgendo alcuna indagine per verificare se la realizzazione dei nove pilastri fosse di per sé sufficiente a rendere palese, agli occhi del vicino, che il suo fondo sarebbe stato gravato da una situazione di fatto illegale. Tale situazione, se protratta per vent’anni, si sarebbe potuta cristallizzare in una servitù di mantenere la costruzione a distanza inferiore a quella legale.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione è di notevole importanza pratica. Si chiarisce che per far scattare il termine dell’usucapione distanza illegale, non è necessario attendere il completamento dell’opera. È invece sufficiente che la costruzione abbia raggiunto uno stadio tale da presentare gli elementi strutturali essenziali che ne palesino la consistenza e, soprattutto, la sua natura lesiva per il diritto del vicino. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti applicando questo principio: dovrà accertare se, già nel 1981, la struttura composta dai pilastri fosse sufficientemente definita da rendere evidente la futura violazione delle distanze, facendo così iniziare il conteggio dei venti anni per l’usucapione.

Quando inizia a decorrere il termine per l’usucapione del diritto a mantenere una costruzione a distanza illegale?
Il termine (‘dies a quo’) per l’usucapione non inizia con il semplice avvio dei lavori, ma dal momento in cui l’opera presenta elementi strutturali ed essenziali idonei a rivelare in modo inequivocabile al proprietario del fondo vicino l’esistenza e la portata della violazione delle distanze legali.

La semplice costruzione di pilastri è sufficiente a far partire il termine per l’usucapione?
Dipende. Secondo la Corte, il giudice di merito deve verificare caso per caso se la realizzazione di elementi strutturali, come i pilastri, sia di per sé sufficiente a rendere palese la situazione di fatto illegale e la sua natura pregiudizievole per il vicino. Se tale evidenza sussiste, il termine per l’usucapione inizia a decorrere da quel momento.

Cosa significa che una sentenza d’appello è una ‘doppia conforme’?
Significa che la sentenza di secondo grado conferma integralmente la decisione del primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto. In base all’art. 348 ter c.p.c., in questo caso, è precluso alla parte soccombente di presentare ricorso in Cassazione per l’omesso esame di un fatto storico decisivo, a meno che non si dimostri che le motivazioni dei due giudici si fondano su ricostruzioni fattuali differenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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