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Usucapione: come si acquista la proprietà di un immobile

Una recente sentenza del Tribunale di Venezia ha chiarito i presupposti per l’acquisto della proprietà tramite usucapione. Nel caso di specie, gli eredi di un possessore hanno dimostrato di aver continuato il possesso del bene per oltre vent’anni, in modo pacifico, pubblico e ininterrotto, pagando imposte e curando gli immobili. Il Tribunale ha accolto la domanda, dichiarando l’avvenuto acquisto della proprietà a favore degli eredi e compensando le spese legali tra le parti, data la natura non contenziosa del procedimento per la maggior parte dei convenuti.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Immobiliare: Come si Diventa Proprietari con il Possesso

L’usucapione è un istituto giuridico che consente di diventare proprietari di un bene immobile senza un contratto di compravendita o una successione, ma semplicemente attraverso il possesso prolungato nel tempo. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia offre un’analisi chiara dei requisiti necessari, illustrando come il possesso continuato per oltre vent’anni, unito all’intenzione di comportarsi come proprietari, possa portare all’acquisto del diritto di proprietà.

I Fatti del Caso: una Famiglia e il Possesso Ereditato

Il caso ha origine dalla richiesta di alcuni eredi di veder riconosciuto il loro diritto di proprietà su alcuni immobili situati nel Comune di Musile di Piave. Gli attori, figli e nipoti del precedente possessore, sostenevano di aver posseduto tali beni in modo esclusivo, continuo, pacifico e pubblico per oltre vent’anni. Questo possesso era iniziato con il loro padre, deceduto anni prima, e da loro proseguito senza interruzioni.

Per dimostrare il loro diritto, hanno evidenziato una serie di comportamenti concreti, quali:

* Il pagamento regolare delle imposte e delle utenze relative agli immobili.
* L’esecuzione di interventi di pulizia, manutenzione e messa in sicurezza.
* Il possesso esclusivo delle chiavi.
* La coltivazione del terreno circostante adibito a orto e vigneto.

Prima di avviare la causa, era stata esperita la procedura di mediazione. In quella sede, una parte dei convenuti (gli altri coeredi o loro discendenti) aveva riconosciuto la fondatezza della pretesa degli attori, sottoscrivendo un accordo. Altri, invece, non avevano partecipato alla mediazione o si erano costituiti in giudizio opponendosi solo alla condanna alle spese.

La Disciplina dell’Usucapione e la Successione nel Possesso

L’usucapione è regolata principalmente dall’art. 1158 del Codice Civile, che stabilisce che la proprietà dei beni immobili si acquista in virtù del possesso continuato per venti anni. I requisiti fondamentali sono:

1. Possesso Continuo e Ininterrotto: Esercitato senza interruzioni significative.
2. Possesso Pacifico e Pubblico: Non acquisito con violenza o clandestinità.
3. Animus Rem Sibi Habendi: L’intenzione di esercitare sul bene i poteri che spetterebbero al proprietario.

Un aspetto cruciale del caso in esame è l’applicazione dell’art. 1146 c.c. (accessione nel possesso), che permette all’erede di sommare la durata del proprio possesso a quella del suo dante causa (in questo caso, il padre defunto) per raggiungere il termine ventennale richiesto dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha ritenuto la domanda degli attori fondata e meritevole di accoglimento. La decisione si basa su prove solide che confermano il possesso ultraventennale. In particolare, il giudice ha valorizzato la documentazione prodotta (come le ricevute di pagamento delle imposte) e le deposizioni dei testimoni, i quali hanno confermato che gli attori e, prima di loro, il loro padre, si erano sempre comportati come unici ed effettivi proprietari degli immobili.

Il giudice ha sottolineato che queste circostanze dimostrano in modo inequivocabile l’esistenza dell’ animus rem sibi habendi, ovvero l’elemento psicologico indispensabile per l’usucapione. Il comportamento degli attori non era riconducibile a una mera detenzione per tolleranza altrui, ma a un vero e proprio esercizio del diritto di proprietà.

Per quanto riguarda i convenuti che avevano già riconosciuto la pretesa in sede di mediazione, l’accordo stesso costituiva prova del diritto degli attori. Per gli altri, rimasti contumaci o non aderenti, la prova è stata raggiunta attraverso le testimonianze e i documenti prodotti in giudizio.

Infine, riguardo alle spese legali, il Tribunale ha deciso per la compensazione integrale. Questa scelta è stata motivata dalla natura di accertamento della causa e dal comportamento processuale non oppositivo della maggior parte dei convenuti. La richiesta di rimborso spese avanzata da una convenuta è stata respinta, poiché gli attori erano risultati pienamente vittoriosi nel merito.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un principio consolidato: per ottenere una declaratoria di usucapione, è necessario fornire una prova rigorosa del possesso qualificato, dimostrando con fatti concreti e inequivocabili di aver gestito il bene uti dominus (come proprietario) per il tempo previsto dalla legge. Il caso evidenzia anche l’importanza dell’istituto dell’accessione nel possesso, che tutela la continuità del potere di fatto sul bene tra erede e defunto. Infine, la gestione delle spese processuali dimostra come, in cause di questo tipo, la non opposizione dei convenuti possa portare alla compensazione, evitando ulteriori oneri economici per le parti.

È possibile sommare il proprio possesso a quello del defunto per maturare il tempo necessario all’usucapione?
Sì, la sentenza conferma che, in base all’art. 1146 del Codice Civile (accessione nel possesso), l’erede può unire il proprio periodo di possesso a quello del suo dante causa (il defunto) per raggiungere il termine ventennale richiesto per l’usucapione.

Quali atti concreti dimostrano il possesso utile per l’usucapione?
Il Tribunale ha considerato come prove del possesso qualificato atti come il pagamento continuativo delle imposte, la detenzione esclusiva delle chiavi, la manutenzione e messa in sicurezza dei fabbricati e la coltivazione dei terreni, tutti comportamenti che manifestano l’intenzione di possedere il bene come se si fosse il proprietario.

Cosa accade se alcuni coeredi non si oppongono alla domanda di usucapione?
Se alcuni convenuti non si oppongono o riconoscono la domanda (ad esempio in mediazione), il giudice può comunque accertare l’usucapione. L’accordo di mediazione vale come prova contro chi lo ha sottoscritto, mentre per gli altri convenuti (anche quelli non costituiti in giudizio), la prova deve essere fornita con i mezzi ordinari, come testimonianze e documenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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