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Usucapione bene pubblico: quando è possibile?

Un privato cittadino ottiene la proprietà per usucapione di un terreno donato al Comune per farne un parco pubblico, ma mai realizzato. La Cassazione conferma la decisione, chiarendo che per impedire l’usucapione di un bene pubblico non basta la destinazione formale, ma serve un’effettiva e concreta utilizzazione a fini pubblici, qui assente.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usucapione Bene Pubblico: la Cassazione Chiarisce i Limiti

L’usucapione di un bene pubblico è un tema complesso che bilancia i diritti dei privati con l’interesse della collettività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 3765 del 2024, offre un’importante lezione su quando un bene, pur formalmente destinato a un uso pubblico, possa essere acquisito per usucapione da un privato cittadino. Il caso riguarda un terreno donato a un Comune per la creazione di un parco, progetto mai decollato. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: una Donazione con Condizione

La vicenda ha origine nel 1975, quando un barone dona al Comune di Pescara un vasto terreno di circa sei ettari, adiacente alla sua villa, con una precisa condizione: che l’area fosse destinata a parco pubblico. Il Comune accetta formalmente la donazione nel 1980, ma di fatto non prende mai possesso del terreno né avvia i lavori per la realizzazione del parco.

Nel frattempo, l’erede del donante continua a possedere e a curare il terreno come se fosse ancora suo. Trascorsi oltre vent’anni, nel 2003, l’erede agisce in giudizio contro il Comune per ottenere il riconoscimento della proprietà del terreno per usucapione ventennale.

Sia il Tribunale di Pescara che la Corte d’Appello dell’Aquila danno ragione al privato, riconoscendo il suo possesso continuato e ininterrotto. Il Comune, soccombente, decide di ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Difesa del Comune

Il Comune basa il suo ricorso su diversi punti, sostenendo principalmente che il terreno non potesse essere usucapito. Vediamo i principali argomenti:

1. Natura del Bene: Il Comune sostiene che il terreno, in virtù della donazione e della sua destinazione a parco, fosse entrato a far parte del patrimonio indisponibile dell’ente. Tali beni, per legge, non sono soggetti a usucapione. A supporto di questa tesi, il Comune invoca una precedente sentenza che, a suo dire, avrebbe già accertato tale natura.
2. Confessione del Privato: Secondo l’ente, in un precedente giudizio, il privato avrebbe ammesso implicitamente la realizzazione del parco, e tale dichiarazione avrebbe valore di confessione.
3. Mancanza di Possesso uti dominus: Il Comune afferma che, dopo la donazione, il privato non era più un possessore ma un mero detentore. Per poter usucapire, avrebbe dovuto dimostrare un atto di interversione del possesso, cioè un’azione che mutasse la sua detenzione in possesso pieno, prova che secondo il Comune non era stata fornita.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sull’Usucapione del Bene Pubblico

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del Comune, confermando le sentenze dei gradi precedenti. Le motivazioni sono di grande interesse giuridico e chiariscono i requisiti per l’usucapione di un bene pubblico.

Il Requisito della Concreta Destinazione

Il punto cruciale della decisione riguarda la natura del bene. La Cassazione ricorda un principio consolidato: affinché un bene entri nel patrimonio indisponibile di un ente pubblico, non è sufficiente un atto formale di destinazione (il requisito soggettivo). È indispensabile anche un requisito oggettivo, ovvero la concreta ed effettiva utilizzazione del bene per il fine pubblico a cui è destinato.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente accertato che, al di là delle previsioni urbanistiche, il Comune non aveva mai realizzato alcuna opera per istituire il parco. Un piccolo parco giochi era stato creato solo nel 2003, ben oltre la maturazione del ventennio necessario per l’usucapione (iniziato nel 1980). La semplice destinazione sulla carta, senza un’effettiva fruizione pubblica, non è sufficiente a rendere il bene inusucapibile.

L’Efficacia delle Dichiarazioni in Giudizio

La Corte ha anche respinto la tesi della confessione. Le dichiarazioni contenute negli atti processuali, redatti dal difensore, non hanno valore di confessione legale se non sono sottoscritte personalmente dalla parte con modalità che ne rivelino la piena consapevolezza. La semplice firma della procura in calce all’atto non è sufficiente. Tali affermazioni possono al massimo costituire elementi indiziari, liberamente valutabili dal giudice.

La Prova del Possesso

Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibili le censure relative alla valutazione delle prove sul possesso. I giudici di merito avevano logicamente concluso che il privato aveva continuato a possedere il terreno uti dominus e che il Comune, al contrario, non aveva mai dimostrato di averne acquisito il possesso effettivo. Non essendo mai avvenuto il trasferimento del possesso al Comune, il privato non era mai diventato un semplice detentore. Di conseguenza, non era necessario per lui provare alcun atto di interversione per poter usucapire.

Conclusioni

L’ordinanza n. 3765/2024 ribadisce un principio fondamentale: la Pubblica Amministrazione non può sottrarre un bene all’usucapione limitandosi a una destinazione meramente formale. Per qualificare un bene come parte del patrimonio indisponibile, è necessaria una manifestazione di volontà dell’ente seguita da un’effettiva e concreta adibizione dello stesso al servizio pubblico. L’inerzia dell’ente pubblico nel realizzare gli scopi per cui ha ricevuto un bene può, come in questo caso, portare alla perdita della proprietà a favore del privato che ha continuato a possederlo come proprio per oltre vent’anni.

È possibile acquisire per usucapione un bene donato a un Comune per destinarlo a un servizio pubblico?
Sì, è possibile se il Comune, dopo aver ricevuto il bene, non lo destina mai in modo concreto ed effettivo al servizio pubblico previsto. Il possesso continuato e ininterrotto del privato per il tempo previsto dalla legge può portare all’acquisto della proprietà per usucapione.

Quali sono i requisiti perché un bene comunale sia considerato “patrimonio indisponibile” e quindi non usucapibile?
Sono necessari due requisiti: uno soggettivo, ovvero la manifestazione di volontà dell’ente di destinare il bene a un pubblico servizio (es. un atto formale come l’inventario), e uno oggettivo, cioè la concreta ed effettiva utilizzazione del bene per quel fine pubblico. La sola destinazione formale, senza quella effettiva, non è sufficiente.

Le dichiarazioni contenute in un atto di citazione preparato da un avvocato hanno valore di confessione?
No, secondo la giurisprudenza consolidata, le dichiarazioni contenute negli atti processuali non hanno valore di confessione legale a meno che non siano sottoscritte personalmente dalla parte in modo tale da rivelare inequivocabilmente la consapevolezza delle ammissioni. La sola sottoscrizione della procura in calce all’atto non basta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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