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Usucapione bene condominiale: chiavi e possesso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti per l’usucapione di un bene condominiale. La Corte ha stabilito che il possesso esclusivo e prolungato delle chiavi di un locale comune, unito all’impedimento dell’accesso agli altri condomini, costituisce un atto idoneo a dimostrare un possesso esclusivo finalizzato all’usucapione. La sentenza ha annullato la decisione di merito che aveva negato l’usucapione, ritenendo che la presenza di impianti condominiali nel locale non fosse un ostacolo all’acquisto della proprietà, che avverrebbe gravata dalle relative servitù.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usucapione bene condominiale: il possesso esclusivo delle chiavi fa la differenza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre chiarimenti fondamentali sul tema dell’usucapione di un bene condominiale, un argomento di grande interesse pratico. La questione centrale riguarda quali atti siano sufficienti a trasformare il godimento di una parte comune in un possesso esclusivo idoneo a farne acquisire la proprietà. Con questa decisione, la Suprema Corte stabilisce che chiudere a chiave un locale comune e detenerne in via esclusiva le chiavi per un lungo periodo rappresenta un comportamento inequivocabile, capace di fondare una domanda di usucapione.

I fatti di causa

Due condomini avevano agito in giudizio per essere dichiarati proprietari per usucapione di un locale ad uso cantina, situato nel sottoscala dell’edificio condominiale. La loro domanda era stata rigettata sia in primo grado che in appello. I giudici di merito avevano ritenuto che l’utilizzo del locale, seppur esclusivo, non fosse sufficiente a dimostrare un possesso ad usucapionem. Secondo la Corte d’Appello, l’aver ricevuto le chiavi e utilizzato lo spazio come ripostiglio non configurava la volontà di escludere gli altri condomini, ma si inseriva in una dinamica di semplice tolleranza e maggior uso della cosa comune. Inoltre, la presenza di impianti condominiali all’interno del vano era stata interpretata come prova di un “possesso promiscuo”, incompatibile con l’esclusività richiesta dalla legge.

L’errata valutazione della Corte d’Appello sull’usucapione del bene condominiale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei due condomini, censurando profondamente il ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima, pur richiamando correttamente la giurisprudenza in materia, ne aveva poi disatteso i principi. L’errore fondamentale è stato quello di minimizzare la portata di un fatto decisivo: i ricorrenti non solo utilizzavano il locale, ma ne avevano chiuso l’accesso con una porta e ne possedevano le chiavi in via esclusiva sin dal 1982, impedendo di fatto l’accesso a tutti gli altri. Questo comportamento, secondo la Cassazione, non può essere liquidato come una mera modalità di esercizio del compossesso, ma costituisce una chiara manifestazione della volontà di possedere il bene uti dominus, cioè come se si fosse l’unico proprietario.

La compatibilità tra usucapione e servitù

Un altro punto cruciale affrontato dalla Suprema Corte riguarda la presenza di impianti tecnologici comuni (acquedotto, elettrodotto, etc.) all’interno del locale. La Corte d’Appello aveva considerato tale circostanza come un ostacolo all’usucapione. La Cassazione ribalta questa prospettiva, affermando la piena compatibilità tra l’acquisto della proprietà per usucapione e l’esistenza di servitù passive. In altre parole, è perfettamente possibile usucapire un bene che sia gravato da diritti reali altrui, come una servitù di passaggio di condotte. La proprietà acquisita per usucapione continuerà ad essere soggetta a tali servitù, che includono il diritto degli altri condomini di accedere al locale per ispezioni e riparazioni.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha ribadito che il comproprietario che intende usucapire la quota degli altri non necessita di un atto formale di interversio possessionis (art. 1164 c.c.), ma deve compiere atti che manifestino in modo inequivocabile l’intenzione di possedere il bene in via esclusiva. Tali atti devono essere incompatibili con il permanere del compossesso altrui. Nel caso specifico, l’aver chiuso a chiave il locale comune e averne detenuto le chiavi in modo esclusivo per decenni, impedendo materialmente l’accesso agli altri, è stato ritenuto un comportamento durevole e manifesto, idoneo a evidenziare un possesso esclusivo animo domini. La Corte ha sottolineato come i giudici di merito non abbiano adeguatamente verificato se questi elementi, provati in giudizio, integrassero un comportamento idoneo a fondare l’usucapione, discostandosi dalla consolidata giurisprudenza di legittimità.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi ai principi enunciati. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: chiarisce che per l’usucapione di un bene condominiale non basta un uso più intenso, ma sono necessari atti concreti di esclusione degli altri contitolari. Il possesso esclusivo delle chiavi e la chiusura di un’area comune rappresentano una prova forte di tale volontà, spostando l’onere della prova su chi contesta l’usucapione. Infine, si conferma che la presenza di servitù condominiali non impedisce l’acquisto della proprietà esclusiva del bene.

Il semplice utilizzo più intenso di una parte comune è sufficiente per l’usucapione?
No, un uso più intenso, se tollerato dagli altri condomini, non è sufficiente. Per l’usucapione è necessario un possesso esclusivo che manifesti la volontà di escludere gli altri dal godimento del bene.

Possedere le uniche chiavi di un locale condominiale e tenerlo chiuso è un atto valido per l’usucapione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, questo comportamento, se protratto nel tempo, è un atto idoneo a dimostrare un possesso esclusivo incompatibile con il compossesso degli altri condomini e può quindi fondare una domanda di usucapione.

La presenza di tubature o impianti condominiali in un locale ne impedisce l’usucapione?
No. La Corte ha chiarito che si può usucapire un bene anche se gravato da servitù, come quella di passaggio di condotte. La proprietà viene acquisita con le servitù preesistenti, che non sono incompatibili con il diritto di proprietà esclusiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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