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Usucapione auto: la proprietà del PRA vince

Una sentenza della Corte d’Appello di Roma ha riformato una decisione di primo grado in un caso di usucapione auto d’epoca. La Corte ha stabilito che la presunzione di proprietà derivante dall’intestazione al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) prevale se la parte che invoca l’usucapione non fornisce una prova rigorosa dell’ ‘animus possidendi’, ovvero dell’intenzione di possedere il veicolo come se fosse il proprietario. Nel caso specifico, l’utilizzo del veicolo, anche per anni, non è stato ritenuto sufficiente a superare la titolarità formale del legittimo proprietario, che aveva inoltre dimostrato di non aver abbandonato i suoi diritti.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Usucapione Auto: Quando il Possesso Non Basta per Diventare Proprietari

L’acquisto della proprietà di un veicolo attraverso l’uso prolungato nel tempo, noto come usucapione auto, è un tema complesso che contrappone il possesso di fatto alla titolarità formale. Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma ha chiarito un punto cruciale: la presunzione di proprietà legata all’iscrizione al Pubblico Registro Automobilistico (PRA) ha un peso determinante e non può essere superata facilmente. In questo articolo, analizzeremo come la Corte abbia ribaltato la decisione di primo grado, restituendo una preziosa auto d’epoca al suo legittimo proprietario.

I Fatti di Causa

La vicenda ha per protagonista il proprietario di un’auto d’epoca, il quale ne aveva affidato la detenzione a una società intermediaria con l’incarico di venderla. Anni dopo, non avendo più notizie né della società né del veicolo, l’uomo scopriva che l’auto era finita nella disponibilità degli eredi di un soggetto terzo, i quali ne rivendicavano la proprietà. Il proprietario, forte della sua intestazione al PRA, avviava un’azione legale per ottenere la restituzione del veicolo. Le controparti, a loro volta, si difendevano chiedendo al giudice di dichiarare l’avvenuta usucapione auto in loro favore, sostenendo di aver posseduto il bene in modo continuato e ininterrotto per oltre dieci anni.

La Decisione di Primo Grado e l’Appello

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alle convenute, accertando il loro acquisto per usucapione. Secondo il primo giudice, la stipula di un contratto di assicurazione nel 2006 e la resistenza in un precedente giudizio di divisione ereditaria erano prove sufficienti a dimostrare l’intenzione di possedere il veicolo come proprietarie (animus possidendi). Insoddisfatto, il proprietario originario ha impugnato la sentenza, portando il caso davanti alla Corte di Appello.

Le Motivazioni della Corte sull’Usucapione Auto

La Corte di Appello ha completamente riformato la decisione precedente, accogliendo le ragioni dell’appellante. I giudici hanno basato la loro decisione su alcuni principi fondamentali.

Innanzitutto, hanno riaffermato l’importanza della certificazione del PRA, la quale crea una presunzione di proprietà a favore dell’intestatario. Spetta a chi contesta tale titolarità, e invoca l’usucapione auto, fornire la prova contraria. In questo caso, le appellate non sono riuscite a produrre un titolo di acquisto valido o prove inequivocabili del loro animus possidendi.

La Corte ha specificato che il semplice utilizzo del veicolo, la sua manutenzione o la partecipazione a concorsi non sono sufficienti a dimostrare l’intenzione di comportarsi come proprietari. La disponibilità del bene era infatti nata da un atto del proprietario (l’affidamento all’intermediario per la vendita) e, pertanto, si configurava come mera detenzione e non come possesso utile all’usucapione.

Inoltre, la Corte ha dato peso alla condotta del proprietario originario. Quest’ultimo, attraverso l’invio di raccomandate alla società intermediaria, aveva dimostrato di non aver abbandonato il proprio diritto, manifestando un ‘possesso solo animo’, ovvero la volontà di mantenere il controllo sulla cosa pur non avendone la disponibilità materiale. Questo ha interrotto ogni possibile decorso del termine per l’usucapione.

La Corte ha concluso che la presunzione di proprietà basata sul certificato del PRA non era stata vinta da alcuna prova idonea a fondare l’acquisto per usucapione in capo alle appellate.

Le Conclusioni: La Riforma della Sentenza

In conclusione, la Corte di Appello ha accolto l’appello, respingendo la domanda di usucapione e ordinando l’immediata restituzione dell’autovettura d’epoca al suo legittimo proprietario. Le appellate sono state inoltre condannate al pagamento delle spese legali di entrambi i gradi di giudizio.

Questa sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica: nel campo dei beni mobili registrati, come le automobili, la titolarità formale risultante dai pubblici registri costituisce una forte garanzia per il proprietario. Per vincere questa presunzione e ottenere una declaratoria di usucapione auto, non basta dimostrare un possesso prolungato, ma è necessario provare in modo inequivocabile l’intenzione di esercitare sul bene un potere corrispondente a quello del proprietario, escludendo il diritto altrui.

Qual è il valore legale del certificato del Pubblico Registro Automobilistico (PRA) in una disputa sulla proprietà di un’auto?
Il certificato del PRA istituisce una presunzione di proprietà a favore del soggetto che vi risulta intestatario. Di conseguenza, è la parte che contesta tale titolarità a dover fornire la prova contraria per dimostrare i propri diritti sul veicolo.

È sufficiente utilizzare un’auto per molti anni per diventarne proprietari per usucapione?
No. Secondo la sentenza, il semplice utilizzo del veicolo, anche se prolungato e accompagnato da attività come la manutenzione o la partecipazione a eventi, non è di per sé sufficiente. Per l’usucapione è indispensabile dimostrare l’ ‘animus possidendi’, cioè l’intenzione manifesta di comportarsi come il vero e unico proprietario, cosa che nel caso di specie non è stata provata.

Le azioni del proprietario formale possono interrompere il termine per l’usucapione?
Sì. La Corte ha ritenuto che i tentativi del proprietario di contattare la società intermediaria a cui aveva affidato l’auto dimostrassero la sua volontà di mantenere il controllo sul bene (‘possesso solo animo’). Queste azioni sono state considerate rilevanti per escludere che il proprietario avesse abbandonato il suo diritto, interrompendo così il decorso del tempo necessario per l’usucapione da parte di terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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