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Uso della cosa comune: siepe in cortile condiviso

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’installazione di una siepe in un cortile condiviso non costituisce un’innovazione vietata, ma rientra nel legittimo uso della cosa comune, a condizione che non alteri la destinazione dell’area e non impedisca agli altri comproprietari di farne parimenti uso. Il caso riguardava due comproprietarie che avevano citato in giudizio un vicino per aver occupato parte dell’area comune. La Corte ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e chiarendo che la valutazione sulla natura dell’intervento è un giudizio di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Siepe nel cortile comune: è uso legittimo o innovazione vietata?

La gestione degli spazi condivisi, come cortili e giardini, è spesso fonte di discussioni e liti tra vicini. Una delle domande più frequenti riguarda i limiti entro cui un comproprietario può modificare un’area comune. La recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la distinzione tra un legittimo uso della cosa comune e un’innovazione vietata. L’installazione di una siepe, vasi e fioriere da parte di un condomino può essere considerata un’occupazione abusiva? Vediamo come la Suprema Corte ha risolto il caso.

I Fatti del Caso: Una Siepe al Centro della Disputa

Due sorelle, comproprietarie di un immobile, citavano in giudizio il loro vicino, accusandolo di aver illegittimamente occupato una porzione del cortile comune. Nello specifico, il vicino aveva piantato una siepe, posizionato alberi, vasi e fioriere con supporti per rampicanti nell’area antistante il proprio ingresso. Le sorelle chiedevano la rimozione di tali opere e il ripristino dello stato dei luoghi, sostenendo che tale intervento limitasse il loro diritto di godere della proprietà comune.

La Distinzione Chiave: Uso della cosa comune vs. Innovazione

Il cuore della controversia legale risiede nella differenza tra due concetti fondamentali del diritto civile:

* Uso della cosa comune (Art. 1102 c.c.): Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso. Si tratta di modifiche finalizzate a un migliore, più comodo o razionale utilizzo personale della cosa, che non richiedono il consenso degli altri.
* Innovazioni (Art. 1120 c.c.): Sono opere di trasformazione che incidono sull’essenza della cosa comune, alterandone la funzione e la destinazione originaria. Queste, specialmente se vietate, non possono essere realizzate senza il consenso degli altri comproprietari.

Le ricorrenti sostenevano che la siepe costituisse un’innovazione che, di fatto, divideva il cortile e creava una linea di confine, alterandone la destinazione. I giudici, sia in primo che in secondo grado, avevano invece inquadrato l’intervento del vicino nell’ambito dell’art. 1102 c.c., ritenendolo un uso più intenso ma legittimo della cosa comune.

La Decisione della Corte di Cassazione e il corretto uso della cosa comune

La Suprema Corte ha respinto il ricorso delle sorelle, confermando la decisione del Tribunale di Ferrara. Le motivazioni della Corte sono un’importante guida per casi simili.

La Valutazione è un “Giudizio di Fatto”

Innanzitutto, la Corte ha chiarito che stabilire se un determinato intervento configuri una semplice modifica per un miglior godimento (art. 1102 c.c.) o un’innovazione (art. 1120 c.c.) è un “giudizio di fatto”. Tale valutazione spetta esclusivamente ai giudici di merito (primo grado e appello) e non può essere riesaminata in sede di Cassazione, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica, contraddittoria o inesistente. Nel caso specifico, il tribunale aveva correttamente motivato la sua decisione, basandosi anche sulla consulenza tecnica d’ufficio (CTU), secondo cui le opere non impedivano la libera fruizione della corte da parte di tutti, se non per un’area di sedime “del tutto trascurabile”.

L’Inammissibilità per “Doppia Conforme”

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi di ricorso relativi a presunti errori nella valutazione delle prove e all’omesso esame di punti decisivi. Questo perché si era verificata la cosiddetta “doppia conforme”: sia il Giudice di Pace che il Tribunale in appello erano giunti alla stessa conclusione basandosi sulle medesime ragioni di fatto. In tali circostanze, la legge preclude la possibilità di contestare nuovamente l’accertamento dei fatti davanti alla Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il Tribunale di Ferrara avesse correttamente applicato la legge, distinguendo tra le modificazioni consentite dall’art. 1102 c.c. e le innovazioni disciplinate dall’art. 1120 c.c. Le prime sono espressione del diritto del singolo comproprietario di trarre dalla cosa comune la maggiore utilità possibile, con il solo limite di non pregiudicare il pari diritto degli altri. Le seconde, invece, comportano un’alterazione sostanziale del bene e richiedono una volontà collettiva. La decisione del giudice di merito di qualificare l’installazione della siepe come un legittimo uso della cosa comune è stata considerata un accertamento di fatto, incensurabile in sede di legittimità, supportato da una motivazione sufficiente e non contraddittoria.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: non ogni modifica apportata a un’area comune è illecita. Un comproprietario può intensificare il proprio uso del bene condiviso, ad esempio abbellendo l’area antistante la propria abitazione, a patto che non ne stravolga la funzione e non impedisca agli altri di goderne. La valutazione decisiva si basa sull’impatto concreto dell’intervento: se questo non preclude il passaggio o l’utilizzo sostanziale dell’area agli altri, è probabile che venga considerato un legittimo esercizio del diritto di proprietà.

Posso installare una siepe nel cortile comune senza il consenso degli altri proprietari?
Sì, secondo questa ordinanza è possibile, a condizione che l’intervento sia qualificabile come un legittimo “uso della cosa comune” ai sensi dell’art. 1102 c.c. Ciò significa che la siepe non deve alterare la destinazione principale del cortile e non deve impedire agli altri comproprietari di farne parimenti uso.

Qual è la differenza tra “modifica per un miglior uso” e “innovazione” di un’area comune?
Una modifica per un miglior uso (art. 1102 c.c.) è un’opera realizzata da un singolo comproprietario per ottenere una maggiore utilità dalla cosa comune, senza alterarne l’essenza (es. installare una fioriera). Un’innovazione (art. 1120 c.c.) è una trasformazione sostanziale che incide sulla funzione e destinazione del bene comune (es. trasformare un giardino in un parcheggio) e richiede una decisione collettiva.

Cosa significa “doppia conforme” e perché ha reso inammissibili alcuni motivi di ricorso?
La “doppia conforme” è una regola processuale che si applica quando la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto. In questo caso, impedisce di presentare un ricorso in Cassazione per contestare l’accertamento dei fatti, come l’errata interpretazione di una perizia, rendendo di fatto inammissibili tali contestazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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