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Uso cosa comune: quando la modifica è legittima?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 980/2024, ha stabilito che la modifica di una parte comune da parte di un condomino per un suo uso più intenso è legittima se non altera la destinazione del bene e non impedisce concretamente il pari uso agli altri condomini. Nel caso specifico, i proprietari di un attico avevano modificato due pensiline comuni. La Corte ha cassato la decisione d’appello che ordinava il ripristino, sottolineando che la valutazione sull’uso della cosa comune deve essere basata su un’analisi pratica e non astratta delle possibilità di utilizzo da parte degli altri comproprietari.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Uso della cosa comune: la Cassazione delinea i confini della legittimità

L’uso delle parti comuni in un condominio è spesso fonte di controversie. Fino a che punto un singolo proprietario può modificare un bene comune per trarne un’utilità maggiore? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 980/2024) offre chiarimenti fondamentali sul corretto uso della cosa comune, stabilendo che la valutazione non può essere astratta, ma deve basarsi sulla concreta possibilità di utilizzo da parte degli altri condomini.

Il Caso: Dalle Pensiline Comuni a Terrazzi Esclusivi?

La vicenda riguarda i proprietari di un attico che avevano apportato modifiche a due pensiline condominiali, originariamente destinate a coprire i balconi sottostanti. Su una pensilina, avevano installato una ringhiera perimetrale per consentire un affaccio sicuro. Sull’altra, avevano sostituito una finestra con una porta-finestra, creando un accesso diretto e arredando lo spazio con mobili, tende e un sistema di illuminazione.

Il Condominio si era opposto a tali interventi, sostenendo che i proprietari si fossero di fatto appropriati di una parte comune, alterandone la destinazione e impedendo il pari uso agli altri. Mentre il Tribunale di primo grado aveva ordinato solo una rimozione parziale degli arredi, la Corte d’Appello aveva accolto pienamente le ragioni del Condominio, ordinando il ripristino totale dello stato dei luoghi.

La questione giuridica e i limiti all’uso della cosa comune

Il nodo centrale della questione è l’interpretazione dell’articolo 1102 del Codice Civile. Questa norma consente a ciascun partecipante di servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto. La Corte d’Appello aveva interpretato la norma in modo rigido, ritenendo che le modifiche avessero inevitabilmente sottratto il bene all’uso comune.

I proprietari dell’attico hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il loro fosse semplicemente un “uso più intenso” del bene, reso possibile dalla vicinanza con la loro proprietà, e che gli altri condomini non avessero comunque una concreta possibilità di utilizzare quelle pensiline.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei proprietari, cassando la sentenza d’appello. Il ragionamento dei giudici supremi si è basato su alcuni principi cardine:

1. Valutazione Concreta e non Astratta: La violazione dell’art. 1102 c.c. non può essere dichiarata sulla base di un’astratta possibilità di uso alternativo. Il giudice deve verificare in concreto se l’uso più intenso da parte di un condomino pregiudichi effettivamente la facoltà di godimento degli altri. Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente considerato se gli altri condomini avessero un accesso agevole alle pensiline o un reale interesse a utilizzarle.

2. “Pari Uso” non Significa “Uso Identico”: La nozione di “pari uso” non implica che tutti debbano usare il bene nello stesso modo e nello stesso momento. Significa che non deve essere compromessa la possibilità per gli altri di fare un uso potenziale del bene. Se è prevedibile che gli altri condomini non faranno un uso analogo della cosa comune, la modifica che ne consente un uso più intenso a uno solo è da considerarsi legittima.

3. Distinzione tra Modifica e Alterazione della Funzione: La semplice apposizione di una ringhiera non è stata ritenuta di per sé incompatibile con la funzione di copertura della pensilina, né un’automatica appropriazione del bene. Allo stesso modo, la sostituzione di una finestra con una porta-finestra, funzionale a un uso più intenso, non è di per sé illegittima se non impedisce concretamente agli altri di accedere o utilizzare l’area.

Le Conclusioni: Criteri Pratici per la Valutazione

Questa sentenza rafforza un principio di buon senso e praticità nella gestione dei beni comuni. Un condomino può apportare modifiche per un uso della cosa comune più vantaggioso, a patto che questo non si traduca in un’esclusione degli altri. La legittimità di un intervento non va decisa a tavolino, ma analizzando la situazione specifica: l’accesso, la conformazione dei luoghi e l’interesse concreto degli altri condomini. La decisione della Cassazione invita i giudici di merito a un’analisi più approfondita e meno formalistica, spostando l’attenzione dal divieto astratto alla verifica del pregiudizio effettivo.

Posso modificare una parte comune del condominio per un mio uso più intenso?
Sì, secondo la sentenza è possibile fare un uso più intenso della cosa comune, a condizione che non ne venga alterata la funzione e che non sia impedito il pari uso agli altri condomini. L’intervento è legittimo se non preclude concretamente agli altri la possibilità di utilizzare il bene.

Cosa significa “pari uso” della cosa comune secondo la Cassazione?
“Pari uso” non significa che tutti debbano fare un uso identico del bene. Significa che le modifiche apportate da un condomino non devono impedire agli altri di fare un uso potenziale del bene, anche diverso, secondo il loro diritto. La valutazione deve considerare se sia prevedibile che gli altri condomini possano o vogliano esercitare tale diritto.

L’installazione di una ringhiera su una copertura comune la trasforma in proprietà privata?
No, la sentenza chiarisce che la sola apposizione di una ringhiera su una pensilina comune non comporta di per sé un’attrazione del bene nella sfera esclusiva del condomino, né è oggettivamente incompatibile con la funzione originaria di copertura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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