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Usi civici: i terreni dell’Università Agraria sono demanio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1834/2025, ha stabilito che i terreni acquistati da un’Università Agraria per i suoi scopi istituzionali assumono automaticamente la natura di demanio civico. Questa qualifica, legata agli usi civici della collettività, non viene meno neanche in seguito allo scioglimento dell’Università Agraria e al trasferimento dei beni al Comune. La Corte ha cassato la decisione della Corte d’Appello che aveva erroneamente dichiarato la natura privata dei fondi, valorizzando clausole privatistiche incompatibili con il regime demaniale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usi civici e Università Agrarie: La Cassazione conferma la natura demaniale dei terreni

La gestione dei beni collettivi e la disciplina degli usi civici rappresentano un capitolo complesso e affascinante del nostro ordinamento, con radici che affondano nella storia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale sulla natura giuridica dei terreni acquistati dalle antiche Università Agrarie, stabilendo un principio fondamentale: l’acquisto da parte di tali enti, finalizzato ai loro scopi istituzionali, imprime automaticamente al bene un vincolo demaniale civico, destinandolo al soddisfacimento dei bisogni della collettività.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia sulla natura di alcuni fondi. Un Comune si opponeva alla richiesta di alcuni privati cittadini di veder dichiarata la natura “allodiale” (ossia di piena proprietà privata) di terreni da loro posseduti. Questi terreni avevano una storia particolare: originariamente di proprietà di un ente caritatevole, erano stati acquistati nel 1921 da un’Università Agraria locale. Successivamente, nel 1925, a seguito dello scioglimento dell’Università Agraria, i suoi beni furono devoluti per legge al Comune.

La Corte d’Appello, in un primo momento, aveva dato ragione ai privati. Secondo i giudici di merito, l’atto di acquisto del 1921 non conteneva alcun riferimento all’esercizio di usi civici e la mera appartenenza del bene a un’Università Agraria non era sufficiente a trasformarne la natura in demaniale. Inoltre, la Corte aveva dato peso a una clausola di prelazione a favore del venditore e al fatto che il Comune, in seguito, avesse concesso i terreni in affitto a cooperative agricole senza specifiche autorizzazioni, comportamenti ritenuti incompatibili con un regime pubblicistico.

La questione giuridica degli usi civici sui beni delle Università Agrarie

Il Comune ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore di diritto. Il nucleo dell’argomentazione del ricorrente si basava su un punto fondamentale: la Legge n. 397 del 1894, relativa al riordino dei domini collettivi nell’ex Stato pontificio, qualificava le Università Agrarie come enti con finalità pubblicistiche, istituzionalmente destinati alla gestione di terre per usi civici. Di conseguenza, qualsiasi terreno da esse acquistato “per gli scopi di sua istituzione” entrava a far parte del loro patrimonio necessariamente collettivo, assumendo natura demaniale civica. Tale status, secondo il Comune, non poteva essere modificato né da clausole privatistiche inserite nell’atto di acquisto, né dal successivo trasferimento dei beni al Comune stesso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le tesi del Comune, ritenendo fondate le censure. I giudici hanno ricostruito il quadro normativo, affermando che il regime giuridico dei fondi in questione doveva essere interpretato alla luce della Legge n. 397 del 1894. Tale legge ha conferito una “collocazione pubblicistica” alle università agrarie, riconoscendole come persone giuridiche destinate a gestire beni a beneficio della collettività.

La Corte ha stabilito che l’acquisto del 1921 da parte dell’Università Agraria, essendo avvenuto “per gli scopi di sua istituzione”, era un atto sufficiente a imprimere ai terreni la natura demaniale civica. Questo perché la funzione stessa dell’ente era quella di destinare i terreni ai bisogni della popolazione rurale.

Inoltre, il successivo passaggio dei beni al Comune nel 1925, a seguito dello scioglimento dell’Università Agraria, non ha modificato questo status. La normativa applicabile (in particolare l’art. 25 della Legge n. 1766 del 1927) prevedeva espressamente che il trasferimento avvenisse “con la destinazione cui essi appartengono”. In altre parole, il Comune ha ereditato i terreni con il vincolo di uso civico che già possedevano.

Di conseguenza, la clausola di prelazione e le successive concessioni in affitto sono state considerate irrilevanti dalla Corte. Tali atti, tipici del diritto privato, non hanno la forza di alterare il regime giuridico pubblicistico di un bene demaniale civico. La Corte ha rafforzato questa interpretazione richiamando la propria giurisprudenza, sia recente che passata, e la Legge n. 168 del 2017 sui domini collettivi, che conferma la natura di “beni collettivi” delle terre provenienti dallo scioglimento delle associazioni agrarie.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa per un nuovo esame. Il principio di diritto stabilito è chiaro: i terreni acquistati da un’Università Agraria per le sue finalità istituzionali assumono natura demaniale civica. Questo status giuridico permane anche dopo il trasferimento dei beni a un Comune. La decisione riafferma la prevalenza del vincolo pubblicistico e della destinazione collettiva dei beni legati agli usi civici rispetto alle pattuizioni di natura privata, proteggendo un patrimonio storico e culturale destinato al beneficio della comunità.

I terreni acquistati da un’Università Agraria diventano automaticamente demanio civico?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, se l’acquisto è avvenuto per gli “scopi di sua istituzione”, i terreni assumono la natura demaniale civica in virtù della funzione pubblicistica dell’ente, come stabilito dalla normativa storica (in particolare la Legge n. 397 del 1894).

Cosa succede a questi terreni se l’Università Agraria viene sciolta e i suoi beni passano al Comune?
I terreni mantengono la loro natura demaniale e il vincolo a uso civico. La legge prevede che il trasferimento al Comune avvenga “con la destinazione cui essi appartengono”, garantendo la continuità del regime giuridico pubblicistico.

Una clausola privata, come il diritto di prelazione, può impedire che un terreno diventi bene a uso civico?
No. La Corte ha stabilito che tali clausole di natura privatistica sono irrilevanti e non possono modificare o impedire l’instaurazione del regime demaniale civico, che deriva direttamente dalla legge e dalla natura dell’ente acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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