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Usi civici: gestione comunale e successione dell’ASUC

Una separata amministrazione per usi civici (ASUC) ha citato in giudizio un Comune e un’associazione sportiva per terreni gravati da “usi civici” sui quali era stato costruito un centro sportivo. L’ASUC contestava la legittimità della gestione passata del Comune e la validità della convenzione con l’associazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il Comune aveva amministrato legittimamente i beni prima della costituzione dell’ASUC. Con la sua creazione, l’ASUC subentra in tutti i rapporti giuridici preesistenti, inclusa la convenzione, che rimane quindi valida e opponibile alla nuova amministrazione.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Usi civici e successione dell’ASUC: la Cassazione chiarisce i poteri del Comune

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite affronta un tema complesso e di grande rilevanza per le comunità locali: la gestione dei terreni gravati da usi civici. La decisione chiarisce i poteri del Comune nella gestione di tali beni prima della costituzione di un’Amministrazione Separata (ASUC) e, soprattutto, definisce le sorti dei rapporti giuridici preesistenti una volta che l’ASUC subentra nella gestione. Il caso esaminato riguardava la legittimità di una convenzione stipulata da un Comune per la realizzazione e gestione di un centro sportivo su terreni comunitari.

I Fatti del Caso: Un Centro Sportivo su Terreni Contesi

La vicenda ha origine dalla richiesta di un’Amministrazione Separata per gli Usi Civici (ASUC), di recente costituzione, di rientrare in possesso di alcuni terreni gravati da uso civico a favore degli abitanti di una frazione. Su questi terreni, in passato, il Comune aveva autorizzato la costruzione di un centro sportivo, affidandone poi la gestione a un’associazione sportiva locale tramite una convenzione.

L’ASUC, ritenendo illegittima l’attività del Comune, ha agito in giudizio per ottenere la restituzione dei terreni, la rimessione in pristino e il risarcimento dei danni. Secondo l’ASUC, il Comune non aveva titolo per disporre dei beni e la convenzione con l’associazione sportiva era inefficace nei suoi confronti, in quanto soggetto terzo estraneo all’accordo.

La Decisione della Cassazione sugli Usi Civici

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’ASUC, confermando le decisioni dei giudici di merito. I punti centrali della pronuncia sono due:

1. Legittimità della gestione comunale: Prima della costituzione dell’ASUC, il Comune era l’ente legalmente preposto a rappresentare gli interessi della collettività e ad amministrare i beni gravati da usi civici, anche quelli di pertinenza frazionale.
2. Successione dell’ASUC: Con la sua costituzione, l’ASUC subentra al Comune in tutti i rapporti attivi e passivi relativi alla gestione di quei beni. Questo comporta che l’ASUC è vincolata dai contratti e dalle convenzioni validamente stipulate in precedenza dal Comune.

Di conseguenza, la convenzione con l’associazione sportiva è stata ritenuta pienamente efficace e opponibile all’ASUC, che non poteva pretendere la restituzione immediata del centro sportivo.

Le Motivazioni: La Continuità Giuridica nella Gestione dei Beni con Usi Civici

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta ricostruzione della normativa, sia statale che provinciale, in materia di usi civici. È emerso che, in assenza di un’amministrazione separata, la legge affida al Comune il compito di gestire i beni comuni, in quanto ente più vicino ai fruitori del diritto. Questa gestione non era meramente di vigilanza, ma un vero e proprio potere di amministrazione finalizzato alla migliore utilizzazione dei beni nell’interesse della collettività.

La realizzazione del centro sportivo, nata peraltro da una richiesta degli stessi abitanti della frazione, è stata considerata un’espressione legittima di tale potere. L’opera, pur comprimendo l’uso civico originario (ad esempio, silvo-pastorale), ha valorizzato terreni altrimenti paludosi e abbandonati, soddisfacendo in modo più moderno e appagante gli interessi della comunità.

Il principio cardine applicato dalla Corte è quello della successione. La costituzione dell’ASUC non determina una frattura con il passato, ma una continuità. L’ASUC eredita la posizione del Comune, con tutti i diritti e gli obblighi che ne derivano. Pertanto, non può considerarsi “terza” rispetto a una convenzione che riguarda proprio i beni che è chiamata ad amministrare. L’eventuale contestazione sulla validità o sull’applicazione della concessione, peraltro, rientrerebbe nella giurisdizione del Giudice Amministrativo, trattandosi di un servizio pubblico.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza fornisce importanti chiarimenti per la gestione dei beni collettivi. In primo luogo, consolida il ruolo del Comune come amministratore legittimo dei terreni con usi civici fino a quando non viene formalmente istituita un’ASUC. In secondo luogo, stabilisce che la nascita di un’ASUC non “cancella” la gestione precedente: l’ente subentra nei rapporti in essere, garantendo stabilità e certezza giuridica. Per le ASUC di nuova costituzione, ciò significa dover analizzare attentamente la situazione giuridica ereditata dal Comune, poiché saranno vincolate dagli impegni presi. Infine, la decisione ribadisce che la trasformazione di un terreno a uso civico, se finalizzata a soddisfare un interesse collettivo, può essere legittima anche se ne modifica la destinazione originaria, configurandosi come una “compressione” del diritto piuttosto che una sua estinzione.

Chi è responsabile della gestione dei terreni con usi civici prima della costituzione di un’Amministrazione Separata (ASUC)?
Secondo la Corte, in assenza di un’ASUC formalmente costituita, la legge affida al Comune il potere-dovere di amministrare e gestire i beni gravati da usi civici presenti sul suo territorio, inclusi quelli di pertinenza frazionale, agendo come ente rappresentativo degli interessi della collettività.

Quando viene istituita un’ASUC, cosa succede ai contratti e agli accordi stipulati in precedenza dal Comune su quei terreni?
L’ASUC subentra in tutti i rapporti giuridici, sia attivi che passivi, precedentemente instaurati dal Comune. Di conseguenza, i contratti e le convenzioni validamente stipulati dal Comune, come una concessione per la gestione di un impianto sportivo, diventano pienamente efficaci e opponibili all’ASUC, che è tenuta a rispettarli.

È possibile chiedere la demolizione (rimessione in pristino) di un’opera costruita su un terreno con usi civici che ha modificato la destinazione del bene?
No, se la modifica della destinazione d’uso è soggetta ad autorizzazione amministrativa. La Corte ha stabilito che la richiesta di rimessione in pristino, implicando una variazione della destinazione d’uso attuale, richiede un provvedimento della pubblica amministrazione (in questo caso, l’autorizzazione della Provincia), la cui valutazione è di competenza della giurisdizione amministrativa e non del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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