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Università Agraria: le terre sono demanio civico

La Corte di Cassazione ha stabilito che i terreni appartenenti a una Università Agraria sono per loro natura destinati a uso civico e fanno parte del demanio civico. Questa qualifica non si perde né con l’acquisto originario “iure privatorum” né a seguito dello scioglimento dell’ente e del successivo trasferimento dei beni al Comune. La Corte ha accolto il ricorso di un Comune, cassando la sentenza d’appello che aveva escluso la natura demaniale di alcuni fondi, e ha chiarito che per tali beni non è richiesta la prova dell’effettivo esercizio dell’uso civico.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Università Agraria: le terre mantengono la natura di demanio civico

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di usi civici, chiarendo la natura giuridica dei terreni appartenuti a una Università Agraria. Anche se acquistati originariamente come proprietà privata, una volta entrati nel patrimonio di tale ente, assumono la qualifica di demanio civico, una condizione che non viene meno neanche con lo scioglimento dell’associazione e il trasferimento dei beni al Comune. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: la controversia sulla natura dei terreni

Il caso nasce dalla richiesta di due cittadini privati di veder dichiarati i propri fondi liberi da usi civici. In primo grado, il Commissario per la liquidazione degli usi civici accoglieva la loro domanda. Successivamente, la Corte d’Appello confermava tale decisione, rigettando il reclamo proposto da un Comune.

Secondo i giudici di merito, i terreni in questione, sebbene un tempo appartenuti a una locale Università Agraria, non potevano considerarsi demanio civico. La Corte d’Appello motivava la sua scelta sostenendo che l’acquisto originario da parte dell’ente era avvenuto iure privatorum (secondo le regole del diritto privato) e che non vi era prova di un’effettiva e indifferenziata destinazione all’uso da parte dell’intera collettività. Inoltre, il fatto che l’Università Agraria rappresentasse solo una categoria di cittadini (come allevatori e contadini) e non l’intera comunità, escludeva, secondo la corte, il requisito fondamentale per la demanialità civica.

La qualifica dei terreni di una Università Agraria

Il Comune, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi. L’ente locale ha sostenuto che la legislazione in materia (in particolare le leggi n. 397/1894, n. 1766/1927 e la più recente n. 168/2017) qualifica intrinsecamente i beni di una Università Agraria come parte del demanio civico, in quanto enti istituzionalmente e funzionalmente destinati alla gestione di proprietà collettive.

Di conseguenza, non sarebbe necessario fornire la prova dell’esercizio effettivo dell’uso civico, prova richiesta solo per i terreni di proprietà privata. Il passaggio dei beni dall’Università Agraria al Comune, a seguito dello scioglimento della prima, non avrebbe potuto modificarne la natura giuridica, ma solo trasferirne la gestione, mantenendo la destinazione collettiva.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale, affermando principi chiari e decisivi.

In primo luogo, la Corte ha ricordato che le università agrarie sono enti pubblici non economici, la cui funzione è proprio l’amministrazione e la gestione di terre demaniali, anche non demaniali, per la cura degli interessi generali della collettività di riferimento. La legislazione storica e quella più recente (L. 168/2017) riconoscono espressamente i “beni collettivi” come quelli derivanti dallo scioglimento di tali associazioni.

Il punto cruciale della decisione è che i beni appartenenti a una Università Agraria sono funzionalmente destinati al demanio civico. L’acquisto da parte dell’ente, anche se avvenuto con un atto di diritto privato, ha impresso ai terreni una finalità pubblica e collettiva. L’art. 1 della L. 397/1894, infatti, non richiede che l’uso sia a beneficio dell’intera comunità, ma può essere anche a favore di una “determinata classe di cittadini”.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel richiedere la prova di un uso collettivo indifferenziato. Una volta che un bene entra nel patrimonio di una Università Agraria, la sua destinazione a uso civico è presunta e non deve essere dimostrata. Infine, la Cassazione ha ribadito che, ai sensi dell’art. 25 della L. 1766/1927, in caso di scioglimento di una università, i terreni vengono trasferiti ai Comuni “con la destinazione corrispondente alla categoria cui essi appartengono”. Il trasferimento, quindi, non altera la loro natura demaniale.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento fondamentale per la tutela dei domini collettivi. La decisione chiarisce che la qualifica di un bene come demanio civico dipende dalla natura dell’ente proprietario, come una Università Agraria, e non dalle modalità del suo acquisto o dalla prova di un uso continuativo. Questo principio rafforza la protezione dei patrimoni collettivi, impedendo che vengano sottratti alla loro destinazione pubblica attraverso interpretazioni restrittive. Il giudice del rinvio dovrà ora riesaminare la causa attenendosi a questi principi, riconoscendo la natura intrinsecamente demaniale dei terreni contesi.

Qual è la natura giuridica dei terreni acquistati da una Università Agraria?
Secondo la Corte di Cassazione, i terreni che entrano a far parte del patrimonio di una Università Agraria acquisiscono la natura di bene appartenente al demanio civico, in quanto tale ente è istituzionalmente e funzionalmente destinato alla gestione di proprietà collettive.

Lo scioglimento di una Università Agraria e il trasferimento dei suoi terreni a un Comune ne cambiano lo status?
No. Il passaggio dei terreni dall’Università Agraria al Comune, a seguito dello scioglimento della prima, non ne modifica la natura giuridica. I beni vengono trasferiti mantenendo la loro destinazione demaniale civica, come previsto dalla normativa di settore (art. 25, L. 1766/1927).

È necessario provare l’effettivo uso collettivo di un terreno di una Università Agraria per considerarlo demanio civico?
No, non è necessario. La Corte ha chiarito che, per i beni appartenenti a enti come le università agrarie, la destinazione a uso civico è presunta dalla loro stessa appartenenza all’ente. La prova dell’esercizio dell’uso civico è richiesta solo per i terreni di proprietà di privati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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