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Unico centro di imputazione: licenziamento illegittimo

La Corte di Cassazione conferma l’illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo, basato sulla cessazione di attività di una società, quando in realtà questa costituiva un unico centro di imputazione con un’altra impresa che ha continuato a operare. La frammentazione dell’attività è stata ritenuta artificiosa, riconoscendo un unico rapporto di lavoro e condannando le società al risarcimento del danno in favore del lavoratore.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Unico centro di imputazione: la Cassazione tutela il lavoratore dal licenziamento illegittimo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2803 del 2024, affronta un caso emblematico in materia di diritto del lavoro, consolidando il principio dell’unico centro di imputazione del rapporto di lavoro. Questa decisione è cruciale perché impedisce alle aziende di eludere le tutele previste per i dipendenti attraverso una frammentazione artificiosa della propria struttura societaria. Il caso esaminato riguarda un lavoratore licenziato per cessazione dell’attività aziendale da una società, mentre un’altra, strettamente collegata, continuava a operare, configurando di fatto un unico datore di lavoro.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dopo aver prestato servizio per anni presso una società (che chiameremo Società Alfa), passava formalmente alle dipendenze di un’altra azienda (Società Beta), mantenendo le stesse mansioni di magazziniere. Successivamente, la Società Beta lo licenziava adducendo come motivazione la cessazione della propria attività aziendale. Il dipendente impugnava il licenziamento, sostenendo che le due società costituissero in realtà un’unica entità imprenditoriale e che la cessazione dell’attività della Società Beta fosse solo una mossa formale, dato che l’attività complessiva proseguiva sotto l’egida della Società Alfa.
Sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello davano ragione al lavoratore, accertando l’illegittimità del licenziamento e condannando le società, in solido, al pagamento di un’indennità risarcitoria pari a venti mensilità dell’ultima retribuzione. Le società decidevano quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte: l’applicazione del principio dell’unico centro di imputazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale della Società Alfa e dichiarato inammissibile quello incidentale della Società Beta. La decisione si fonda sulla conferma che, nonostante l’esistenza di due soggetti giuridici distinti, di fatto il datore di lavoro era unico. La distinzione tra le due società era, secondo i giudici, ‘soltanto nominale’.
Di conseguenza, il giustificato motivo oggettivo addotto per il licenziamento – la cessazione dell’attività della Società Beta – è stato ritenuto insussistente. Se il vero datore di lavoro è un’entità unica composta da entrambe le società, la chiusura di una ‘filiale’ non giustifica il licenziamento se l’attività complessiva prosegue.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ribadito i criteri, già consolidati in giurisprudenza, per identificare una situazione di unico centro di imputazione. Tali elementi, che devono essere accertati dal giudice di merito, includono:
* Univocità della struttura organizzativa e produttiva: Le due entità operano come un’unica macchina aziendale.
* Integrazione tra le attività esercitate: Le funzioni svolte dalle diverse società sono complementari e mirano a un interesse comune.
* Coordinamento tecnico, amministrativo e finanziario: Esiste una direzione unitaria che prende le decisioni strategiche per l’intero gruppo.
* Utilizzazione contemporanea della prestazione lavorativa: Il dipendente lavora in modo indifferenziato per le varie società del gruppo.
Nel caso di specie, i giudici di merito avevano accertato la presenza di questi elementi, concludendo che la frammentazione era artificiosa. La Cassazione ha ritenuto tale valutazione logica e ben motivata, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.
Inoltre, la Corte ha specificato che, ai fini del calcolo dell’indennità risarcitoria, l’anzianità di servizio del lavoratore deve tenere conto dell’intero periodo lavorativo svolto presso il ‘datore di lavoro unico’, e non solo del tempo trascorso formalmente alle dipendenze dell’ultima società.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un importante baluardo a tutela dei lavoratori. Sancisce che la forma giuridica non può prevalere sulla sostanza dei rapporti di lavoro. Le imprese che operano attraverso complesse strutture societarie devono essere consapevoli che i giudici possono ‘guardare oltre il velo’ della personalità giuridica per individuare il reale datore di lavoro.
La decisione ha due implicazioni pratiche fondamentali:
1. Un licenziamento basato sulla chiusura di una delle società del gruppo può essere considerato illegittimo se l’attività complessiva non è cessata.
2. In caso di condanna, l’anzianità di servizio e, di conseguenza, l’entità del risarcimento, vengono calcolate considerando l’intera durata del rapporto di lavoro all’interno del gruppo, garantendo al lavoratore una tutela più completa.

Quando due società diverse sono considerate un unico datore di lavoro?
Due società sono considerate un unico datore di lavoro (o ‘unico centro di imputazione’) quando esiste un’univocità nella struttura organizzativa, un’integrazione delle attività per un interesse comune, un coordinamento direttivo unitario e la prestazione lavorativa del dipendente viene utilizzata in modo indifferenziato da entrambe.

Un licenziamento per cessazione di attività di una società è valido se l’attività prosegue con un’altra società collegata?
No, se viene accertato che le due società costituiscono un unico centro di imputazione, il licenziamento è illegittimo. La cessazione dell’attività di una sola delle due entità non costituisce un giustificato motivo oggettivo, poiché l’attività del datore di lavoro ‘reale’ di fatto prosegue.

Come viene calcolata l’anzianità di servizio in caso di unico centro di imputazione?
L’anzianità di servizio, rilevante per il calcolo dell’indennità risarcitoria, deve tenere conto di tutto il contesto lavorativo e dell’intero periodo in cui il dipendente ha lavorato per le società che compongono l’unico datore di lavoro, non solo del periodo formale trascorso presso l’ultima società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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