LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Unico centro di imputazione: licenziamento illegittimo

La Corte di Cassazione conferma l’illegittimità di un licenziamento per giustificato motivo oggettivo. La decisione si fonda sul riconoscimento di un unico centro di imputazione del rapporto di lavoro tra due società formalmente distinte. Poiché il lavoratore non era impiegato esclusivamente sulla commessa cessata e le società collegate non hanno adempiuto all’obbligo di repêchage esteso a entrambe le strutture, il licenziamento è stato annullato con ordine di reintegra e risarcimento del danno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Unico Centro di Imputazione: Quando il Licenziamento tra Società Collegate è Illegittimo

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale nel diritto del lavoro: la sussistenza di un unico centro di imputazione tra più società rende illegittimo il licenziamento di un dipendente se non viene esperito un corretto tentativo di repêchage all’interno dell’intero gruppo. Questa pronuncia offre spunti cruciali per lavoratori e aziende che operano in contesti societari complessi.

I Fatti del Caso: Un Licenziamento Contestato

Il caso riguarda un tecnico informatico, dipendente di una società (Società A), licenziato per giustificato motivo oggettivo a seguito della cessazione di una commessa con un ente pubblico. Il lavoratore, tuttavia, ha impugnato il licenziamento sostenendo che il suo rapporto di lavoro non fosse limitato alla Società A, ma riconducibile a un unico centro di imputazione che includeva anche un’altra azienda (Società B). Secondo la sua difesa, svolgeva mansioni per entrambe le entità e operava anche al di fuori della commessa indicata come causa del recesso. I tribunali di primo e secondo grado hanno accolto la sua tesi, annullando il licenziamento e ordinando la reintegrazione nel posto di lavoro.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato che le due società, pur essendo giuridicamente distinte, operavano di fatto come un’unica entità datoriale. Le prove raccolte hanno dimostrato che:

* Il lavoratore svolgeva le sue mansioni indistintamente per entrambe le società.
* Era stato impiegato anche in altre attività non collegate alla commessa terminata.

Di conseguenza, la cessazione di una singola commessa non poteva rappresentare un giustificato motivo oggettivo per il licenziamento, in quanto il lavoratore non era ad essa esclusivamente adibito. Inoltre, i giudici hanno evidenziato il mancato assolvimento dell’obbligo di repêchage, che avrebbe dovuto estendersi a tutte le posizioni disponibili, anche di livello inferiore, all’interno di entrambe le società.

L’importanza dell’unico centro di imputazione nel licenziamento

La questione centrale del ricorso in Cassazione verteva sulla corretta identificazione del datore di lavoro. Le società ricorrenti contestavano la valutazione dei giudici di merito, sostenendo la propria autonomia funzionale e organizzativa. Negavano l’esistenza di un unico centro di imputazione e, di conseguenza, ritenevano che l’obbligo di repêchage fosse limitato alla sola struttura della società formalmente datrice di lavoro. Affermavano inoltre di aver correttamente applicato le norme sul riparto dell’onere della prova e criticavano la mancata ammissione di ulteriori prove testimoniali volte a dimostrare l’impossibilità di un reimpiego.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo i motivi infondati e in parte inammissibili. In primo luogo, ha richiamato il principio della “doppia conforme”, che impedisce un riesame dei fatti quando due gradi di giudizio hanno raggiunto la stessa conclusione. La Corte ha chiarito che il vizio di omesso esame di un fatto decisivo non può essere confuso con una richiesta di rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità.

Nel merito, i giudici hanno stabilito che l’accertamento dell’esistenza di un unico centro di imputazione è una valutazione di fatto, incensurabile in Cassazione se, come nel caso di specie, è supportata da una motivazione logica e coerente. Una volta accertato che le due società costituivano un unico datore di lavoro, la Corte territoriale ha correttamente concluso che l’obbligo di repêchage doveva essere modulato in relazione alle posizioni lavorative di entrambe le entità, includendo anche mansioni inferiori. La cessazione della singola commessa perdeva così il suo carattere determinante, interrompendo il nesso di causalità con il licenziamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. La decisione sottolinea che la schermatura formale tra diverse società non può essere utilizzata per eludere le tutele previste per i lavoratori. Quando emerge un’unica struttura organizzativa e direttiva, le garanzie occupazionali, come l’obbligo di repêchage, si estendono all’intero perimetro del gruppo considerato come un singolo datore di lavoro. Per le aziende, ciò significa che, prima di procedere a un licenziamento per motivi economici, è necessaria una verifica approfondita e documentabile di tutte le possibili alternative di ricollocamento all’interno di tutte le società collegate, per evitare di incorrere in una declaratoria di illegittimità del recesso.

Cosa si intende per unico centro di imputazione del rapporto di lavoro?
Si tratta di una costruzione giuridica secondo cui più società, sebbene formalmente distinte, sono considerate un unico datore di lavoro. Ciò avviene quando vi è un intreccio tale tra le loro attività, organizzazioni e poteri direttivi da farle apparire come un’unica entità ai fini della gestione dei rapporti con i dipendenti.

Perché il licenziamento è stato giudicato illegittimo in questo caso?
Il licenziamento è stato ritenuto illegittimo perché, una volta accertata l’esistenza di un unico centro di imputazione tra le due società, il datore di lavoro non ha adempiuto al suo obbligo di repêchage. Non ha dimostrato di aver cercato una posizione alternativa per il lavoratore all’interno di entrambe le strutture aziendali, anche per mansioni inferiori. Inoltre, è stato provato che il dipendente non era adibito esclusivamente alla commessa la cui cessazione era stata posta a fondamento del licenziamento.

Cosa comporta per il datore di lavoro il mancato adempimento dell’obbligo di repêchage in un contesto di unico centro di imputazione?
Il mancato adempimento dell’obbligo di repêchage, esteso a tutte le società che costituiscono l’unico centro di imputazione, rende il licenziamento per giustificato motivo oggettivo illegittimo. La conseguenza, come stabilito nel caso di specie, è l’annullamento del licenziamento, con l’ordine di reintegrare il lavoratore nel suo posto di lavoro e di corrispondergli un’indennità risarcitoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati