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Tutela marchio di fatto: la Cassazione si pronuncia

Una società alberghiera, dopo aver venduto l’immobile storico in cui operava, si è vista registrare il proprio nome come marchio dall’acquirente. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di tale registrazione, ribadendo la tutela del marchio di fatto basata sulla sua notorietà generale e sulla malafede dell’acquirente. La sentenza chiarisce che la vendita dell’immobile non implica la cessione del marchio e che una breve sospensione dell’attività non ne determina l’abbandono.

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Tutela del Marchio di Fatto: Quando la Storia Vince sulla Registrazione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 5866/2024, offre un’importante lezione sulla tutela del marchio di fatto, un principio cardine del diritto industriale. Il caso esaminato riguarda una disputa nata dalla vendita di un immobile storico e dalla successiva registrazione del suo nome da parte del nuovo proprietario. La Suprema Corte ha stabilito che la notorietà e l’uso storico di un nome prevalgono su una registrazione successiva effettuata in malafede, anche se l’attività originaria era stata temporaneamente sospesa.

I Fatti del Caso: La Cessione dell’Immobile e la Registrazione del Marchio

Una società che per decenni aveva gestito un rinomato albergo in un prestigioso immobile, decideva di vendere la proprietà a un’altra società. Il contratto di compravendita riguardava esclusivamente l’edificio e non l’azienda alberghiera nel suo complesso. In adempimento degli accordi, la società venditrice cessava l’attività alberghiera nell’immobile e restituiva le relative licenze.

Pochi mesi dopo, la società acquirente, approfittando della situazione, depositava una domanda di registrazione per il marchio corrispondente al nome storico dell’albergo. La società venditrice si opponeva, citando in giudizio l’acquirente per ottenere la dichiarazione di nullità del marchio registrato per mancanza di novità, data l’esistenza del proprio marchio di fatto preusato, e per registrazione avvenuta in malafede.

La Decisione della Corte: La Tutela del Marchio di Fatto Prevale

Dopo un iter giudiziario che ha visto decisioni opposte in primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società acquirente, confermando la sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda su due pilastri: la notorietà generale del marchio di fatto e la malafede della società che lo ha registrato.

Notorietà Generale e Uso del Marchio

La Corte ha ritenuto che il marchio di fatto della società venditrice godesse di una ‘notorietà generale’ e non meramente locale. Questa notorietà, costruita in decenni di attività, non era venuta meno a causa della sospensione dell’attività per pochi mesi. La Suprema Corte ha sottolineato che la cessazione temporanea dell’uso non equivale all’abbandono del segno distintivo, soprattutto quando il titolare ha ancora la possibilità di ‘monetizzare’ il suo valore, ad esempio cedendolo a terzi o riutilizzandolo in altre iniziative.

La Registrazione in Malafede

Il secondo punto cruciale è stata la qualificazione della registrazione come avvenuta in ‘malafede’. La Corte ha riconosciuto che l’acquirente dell’immobile, essendo a conoscenza della storia e della rinomanza dell’albergo, ha agito con l’intento di sfruttare in modo parassitario la notorietà del marchio altrui e di ostacolare la futura attività commerciale della società venditrice. Questo comportamento integra la fattispecie di nullità prevista dall’art. 19 del Codice della Proprietà Industriale.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Tutela del Marchio di Fatto

La Suprema Corte ha chiarito in modo inequivocabile alcuni principi fondamentali. In primo luogo, ha ribadito la netta distinzione tra la vendita di un bene immobile e la cessione di un’azienda. Il marchio, come bene immateriale, non è un ‘accessorio’ dell’immobile e il suo trasferimento deve essere oggetto di uno specifico accordo contrattuale. In assenza di tale accordo, il marchio rimane nella titolarità del cedente.

In secondo luogo, la Corte ha affermato che la nullità per malafede è una causa autonoma rispetto alla nullità per difetto di novità. Anche se la società venditrice poteva già contare sulla protezione derivante dal preuso di un marchio notorio, la condotta scorretta dell’acquirente costituiva un motivo di per sé sufficiente a invalidare la registrazione. Questo principio rafforza la protezione contro comportamenti commerciali sleali, sanzionando l’intento fraudolento a prescindere dall’esistenza di altri impedimenti alla registrazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza offre spunti preziosi per le imprese. Evidenzia l’enorme valore che un marchio di fatto può acquisire nel tempo attraverso l’uso e la notorietà, garantendogli una protezione simile a quella di un marchio registrato. Inoltre, serve da monito per chi intende registrare un marchio: è fondamentale accertarsi non solo che il segno sia ‘libero’, ma anche che non si stia agendo con l’intento di appropriarsi del valore creato da altri. Infine, sottolinea l’importanza di redigere contratti chiari e dettagliati nelle operazioni di compravendita, specificando sempre la sorte dei beni immateriali come marchi, insegne e avviamento, per evitare costose controversie future.

La vendita di un immobile in cui si svolgeva un’attività commerciale include automaticamente la cessione del marchio di fatto associato a tale attività?
No, la Cassazione ha chiarito che la vendita di un immobile e la cessione di un’azienda (che include beni immateriali come il marchio) sono due negozi giuridici distinti. In assenza di un accordo specifico per il trasferimento del marchio, questo rimane nella titolarità del venditore dell’attività.

Una sospensione temporanea dell’attività comporta la perdita dei diritti su un marchio di fatto?
No. La Corte ha stabilito che una breve interruzione dell’uso, soprattutto se legata a una transazione commerciale, non è sufficiente per considerare il marchio ‘venuto meno per non uso’. La tutela del marchio di fatto persiste se questo godeva di notorietà e se il titolare non ha manifestato l’intenzione di abbandonarlo.

È possibile annullare un marchio registrato per malafede anche se esistono altri motivi di nullità come la mancanza di novità?
Sì. La sentenza conferma che la registrazione in malafede è una causa di nullità autonoma e distinta. Si basa sulla valutazione della condotta scorretta e dell’intento parassitario del registrante e può essere invocata anche quando il titolare del diritto anteriore potrebbe già ottenere la nullità per altre ragioni, come il conflitto con un marchio di fatto preusato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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