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Tutela archivio fotografico: la Cassazione decide

Un collezionista ha citato in giudizio un soggetto per l’uso non autorizzato di fotografie dal suo archivio. Le corti hanno negato la protezione del diritto d’autore, stabilendo che la collezione mancava del carattere creativo necessario. La Corte di Cassazione ha confermato questa linea, ritenendo inammissibile la richiesta di tutela dell’archivio fotografico come opera unitaria senza una prova concreta di originalità e valore artistico, respingendo i ricorsi di entrambe le parti.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Tutela Archivio Fotografico: Quando una Collezione Diventa Opera d’Arte?

La questione della tutela archivio fotografico è un tema complesso che si colloca al confine tra il diritto d’autore e la valorizzazione del patrimonio storico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre spunti cruciali per comprendere quando una raccolta di fotografie può essere considerata un’opera creativa a sé stante, meritevole di protezione legale, e quando invece rimane una semplice aggregazione di immagini. Il caso analizzato riguarda la richiesta di risarcimento per l’utilizzo non autorizzato di alcune fotografie d’epoca, ma il fulcro della controversia si è spostato sulla natura giuridica dell’archivio da cui provenivano.

I Fatti del Contenzioso

Un collezionista citava in giudizio un soggetto per aver pubblicato dodici fotografie d’epoca tratte dal suo archivio privato senza autorizzazione e senza la corretta attribuzione della fonte. Il collezionista chiedeva non solo il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali, ma anche la rettifica delle fonti, sostenendo la violazione della normativa sul diritto d’autore.

La Decisione nei Gradi di Merito

Il percorso giudiziario ha visto decisioni contrastanti, che hanno progressivamente delineato i confini della controversia.

Il Giudizio di Primo Grado

Il Tribunale rigettava completamente le domande del collezionista. La motivazione si basava su due punti principali: per le poche foto di cui possedeva i negativi, il collezionista non aveva provato di aver acquisito i relativi diritti. Per tutte le altre, la mancanza del nome del fotografo e della data di produzione rendeva la loro riproduzione non abusiva, ai sensi della legge sul diritto d’autore. Inoltre, la richiesta di tutela dell’archivio come bene culturale veniva considerata una “domanda nuova” inammissibile.

La Sentenza della Corte d’Appello

La Corte d’Appello riformava parzialmente la prima sentenza. Pur considerando ammissibile la discussione sulla tutela dell’archivio, la riteneva infondata nel merito. I giudici escludevano che il corpus fotografico potesse qualificarsi come “bene culturale” secondo la normativa vigente (D.Lgs. 42/2004) o come “opera dell’ingegno” dotata di creatività (L. 633/1941). Le singole fotografie, semplici riproduzioni di fatti accaduti, non presentavano valore artistico e i diritti di utilizzo esclusivo erano comunque scaduti (periodo ventennale). L’unico punto di accoglimento dell’appello riguardava la liquidazione delle spese legali del primo grado, ritenute eccessive e quindi ridotte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi su due ricorsi: uno principale, presentato dalla parte originariamente convenuta contro la riduzione delle spese, e uno incidentale, del collezionista, che insisteva sulla tutela archivio fotografico come opera creativa unitaria.

Il Rigetto del Ricorso Principale: La Questione delle Spese Legali

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso principale. I giudici hanno confermato che la Corte d’Appello aveva correttamente esercitato il proprio potere discrezionale nel ridurre le spese legali, fornendo una motivazione adeguata sulla loro eccessività rispetto all’attività processuale svolta. Inoltre, il parziale accoglimento dell’appello, seppur minimo, giustificava pienamente la compensazione parziale delle spese del secondo grado di giudizio.

La Tutela Archivio Fotografico e il Ricorso Incidentale

Il cuore della decisione risiede nel rigetto del ricorso del collezionista. La Corte ha stabilito che la critica mossa alla sentenza d’appello era inammissibile perché non si confrontava con la ratio decidendi della decisione impugnata. La Corte d’Appello aveva concluso, con una valutazione di fatto, che non era stata fornita alcuna prova dell’originalità e del valore artistico e creativo né delle singole fotografie né dell’archivio nel suo complesso. Il ricorso incidentale, invece di contestare questo accertamento con argomenti giuridici specifici, si limitava a invocare genericamente un omesso riconoscimento del valore creativo, chiedendo di fatto alla Cassazione una nuova valutazione del merito, attività preclusa in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale: per ottenere la tutela archivio fotografico come opera dell’ingegno, non è sufficiente possedere una raccolta di immagini, per quanto storicamente interessanti. È onere di chi ne reclama la tutela dimostrare concretamente l’elemento della creatività e dell’originalità nella selezione e organizzazione del materiale, tale da elevare la collezione da semplice sommatoria di elementi a corpus unitario con una propria valenza autoriale. In assenza di tale prova, le singole fotografie saranno soggette alla loro specifica disciplina, che per le immagini semplici prevede una tutela più limitata nel tempo e condizionata alla presenza di specifiche indicazioni.

Un archivio fotografico è sempre protetto dal diritto d’autore?
No. Secondo la Corte, per ottenere la tutela è necessario dimostrare che l’archivio, inteso come corpus unitario, possieda un carattere creativo e originale che lo qualifichi come opera dell’ingegno, distinto dal valore delle singole fotografie che lo compongono.

Cosa succede se si pubblica una vecchia fotografia senza indicare il nome del fotografo e la data?
Se sono trascorsi più di vent’anni dalla produzione della fotografia e mancano tali indicazioni, la legge sul diritto d’autore (art. 92, L. n. 633/41) stabilisce che la loro riproduzione non è considerata abusiva e non sono dovuti i relativi compensi.

È possibile contestare l’importo delle spese legali deciso da un tribunale?
Sì. La Corte d’Appello ha il potere di riesaminare e ridurre l’importo delle spese legali liquidate in primo grado se lo ritiene oggettivamente eccessivo e non commisurato all’attività svolta, fornendo una motivazione adeguata. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di tale valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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