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Turni di pronta disponibilità: sì al risarcimento danni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 244/2024, ha stabilito che lo svolgimento sistematico di turni di pronta disponibilità oltre il limite previsto dal contratto collettivo non solo dà diritto a una specifica indennità, ma anche a un autonomo risarcimento per il danno da stress psico-fisico subito dal lavoratore. Il caso riguardava un dirigente medico costretto a effettuare un numero esorbitante di reperibilità. La Corte ha chiarito che la richiesta di risarcimento del danno alla salute si prescrive in dieci anni, confermando la condanna dell’Azienda Sanitaria.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Turni di pronta disponibilità: Indennità e Risarcimento Danni per Stress da Superlavoro

La gestione dei turni di pronta disponibilità nel settore sanitario è una questione delicata, che bilancia le esigenze operative delle strutture con il diritto alla salute e al riposo del personale medico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il superamento sistematico dei limiti contrattuali per la reperibilità non solo deve essere indennizzato, ma può anche generare un autonomo diritto al risarcimento del danno per lo stress psico-fisico subito dal lavoratore. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un dirigente medico impiegato presso un’Azienda Sanitaria Provinciale si è trovato, per un decennio, a svolgere un numero di turni di reperibilità enormemente superiore a quello previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), fissato in dieci turni mensili. In totale, il medico ha accumulato ben 906 turni in eccedenza, una situazione che lo ha portato a citare in giudizio l’azienda per ottenere il risarcimento del danno da stress psico-fisico.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al medico, condannando l’Azienda Sanitaria al pagamento di una somma a titolo di risarcimento per ogni turno eccedentario. L’azienda ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando, tra le altre cose, l’applicazione del termine di prescrizione decennale e l’interpretazione delle norme contrattuali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Azienda Sanitaria, confermando le decisioni dei giudici di merito. La sentenza si fonda su una chiara interpretazione delle norme del CCNL e dei principi generali a tutela della salute del lavoratore, sanciti dall’articolo 2087 del codice civile.

Le Motivazioni: Interpretazione del CCNL e Diritto alla Salute

Le motivazioni della Corte offrono chiarimenti cruciali sulla gestione dei turni di pronta disponibilità.

L’interpretazione del limite contrattuale

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda la natura del limite di dieci turni mensili. Secondo i giudici, questa soglia, definita “di regola” dal CCNL, non costituisce un limite invalicabile e assoluto. È una previsione di natura programmatica, che ammette la possibilità di superamento. Tuttavia, tale superamento non può diventare la norma né tradursi in un abuso sistematico ai danni del lavoratore.

La doppia tutela: Indennità specifica e Risarcimento del danno

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra due forme di tutela per il lavoratore. Quando un medico svolge turni oltre il limite, ha diritto a:
1. Una specifica indennità retributiva: Prevista dal CCNL (art. 17, comma 5), questa indennità compensa la maggiore disponibilità richiesta ed è considerata una voce autonoma del trattamento accessorio, che non può essere assorbita da altre forme di retribuzione, come quella di risultato.
2. Un autonomo risarcimento del danno: Qualora lo svolgimento sistematico ed eccessivo di turni, non bilanciato da adeguati riposi, causi un pregiudizio alle energie psico-fisiche del lavoratore, sorge un diritto separato al risarcimento del danno alla salute. Questo si fonda sulla violazione dell’obbligo del datore di lavoro di tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del prestatore di lavoro (art. 2087 c.c.).

La prescrizione per il danno da stress da superlavoro

La Corte ha inoltre respinto la tesi dell’Azienda Sanitaria secondo cui si applicherebbe la prescrizione quinquennale, tipica dei crediti di lavoro. I giudici hanno chiarito che la domanda del medico non riguardava differenze retributive, ma il risarcimento di un danno alla salute derivante da un inadempimento contrattuale del datore di lavoro. Di conseguenza, si applica il termine di prescrizione ordinario di dieci anni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione rafforza la tutela della salute dei lavoratori del settore sanitario e invia un messaggio chiaro alle amministrazioni pubbliche. Le principali implicazioni sono:
* Responsabilità del datore di lavoro: Le aziende sanitarie non possono utilizzare i turni di pronta disponibilità in modo smodato e sistematico, pensando che il solo pagamento dell’indennità contrattuale le metta al riparo da ulteriori responsabilità.
* Tutela della salute: Viene riaffermato che il benessere psico-fisico del lavoratore è un bene primario, la cui lesione, anche se causata da esigenze di servizio, deve essere risarcita.
* Distinzione tra indennità e risarcimento: La sentenza consolida il principio per cui la compensazione economica per la prestazione lavorativa extra è distinta e non assorbe il risarcimento dovuto per il danno biologico e esistenziale che da tale superlavoro può derivare.

Il limite di dieci turni di pronta disponibilità al mese per i medici è assoluto?
No, la Corte di Cassazione ha specificato che il limite previsto dal CCNL va inteso come una previsione di natura programmatica e non come un tetto temporale invalicabile. Può essere superato, ma il suo superamento sistematico e non giustificato può configurare un abuso.

Se un medico svolge più turni del previsto, ha diritto solo a una paga extra?
No. Il medico ha diritto a una duplice tutela: una specifica indennità retributiva per ogni turno eccedentario svolto, come previsto dal CCNL, e, in aggiunta, un autonomo risarcimento del danno qualora lo stress psico-fisico derivante dal superlavoro abbia causato un pregiudizio alla sua salute.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il risarcimento per lo stress da superlavoro?
Il termine di prescrizione è quello ordinario decennale. La Corte ha chiarito che la richiesta non riguarda crediti retributivi (soggetti a prescrizione di cinque anni), ma una domanda di risarcimento del danno derivante dalla violazione dell’obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute del dipendente (responsabilità contrattuale).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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