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Travisamento della prova: quando il ricorso è inammissibile

Una società creditrice, tramite la sua mandataria, ha impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d’Appello che aveva respinto la sua azione revocatoria. La ricorrente lamentava un travisamento della prova nella valutazione del patrimonio residuo del debitore. La Suprema Corte, applicando i recenti principi delle Sezioni Unite (sentenza n. 5792/2024), ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha chiarito che criticare la scelta del giudice di merito di valorizzare alcuni dati probatori rispetto ad altri non integra un travisamento della prova, ma un tentativo di riesame del merito, non consentito in sede di legittimità.

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Travisamento della Prova: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un’importante lezione sui limiti del ricorso per cassazione, in particolare quando si lamenta un travisamento della prova. La decisione, applicando i principi stabiliti dalle Sezioni Unite, distingue nettamente l’errore di percezione del giudice dall’errore di valutazione, tracciando un confine netto che gli avvocati devono conoscere per evitare di incorrere in una declaratoria di inammissibilità. Questo caso, nato da un’azione revocatoria, diventa un paradigma per comprendere la corretta tecnica di impugnazione in sede di legittimità.

Il Contesto: L’Azione Revocatoria e la Cessione del Ramo d’Azienda

La vicenda ha origine dall’azione legale intentata da un istituto di credito contro due società. La banca chiedeva di dichiarare inefficace, ai sensi dell’art. 2901 c.c., un atto di cessione di ramo d’azienda tra le due società, sostenendo che tale operazione pregiudicasse le sue garanzie creditorie. Il credito della banca era sorto nei confronti di una terza società, la debitrice principale, e garantito da una fideiussione prestata da una delle società convenute.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda della banca, dichiarando l’inefficacia dell’atto di cessione. Le società convenute, tuttavia, hanno impugnato tale decisione dinanzi alla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ribaltamento del Giudizio

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, ha respinto la domanda della banca. Il giudice di secondo grado ha ritenuto che non sussistesse l’ eventus damni, ovvero il pregiudizio alle ragioni creditorie. La corte territoriale, basandosi sulla relazione del commissario giudiziale di una procedura di concordato preventivo, ha concluso che il patrimonio residuo della società garante, anche dopo la cessione, era ampiamente sufficiente a coprire il debito garantito. Nello specifico, ha calcolato un patrimonio residuo di circa 4,3 milioni di euro a fronte di un debito garantito di 1,85 milioni di euro.

Il Ricorso in Cassazione e il presunto Travisamento della Prova

Contro questa decisione, la mandataria del creditore ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione e falsa applicazione dell’art. 115 c.p.c., denunciando un travisamento della prova. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe errato nell’interpretare i dati contenuti nella relazione del commissario giudiziale, giungendo a una stima errata sia del valore dei beni residui sia dell’importo del credito ipotecario di un’altra banca.

Le Motivazioni: L’Applicazione dei Principi delle Sezioni Unite sul Travisamento della Prova

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, aderendo pienamente ai principi enunciati dalla fondamentale sentenza delle Sezioni Unite n. 5792 del 2024. Questa pronuncia ha chiarito in modo definitivo la distinzione tra i diversi tipi di errore sulla prova e i relativi rimedi.

La Corte ha spiegato che il travisamento della prova, inteso come errore percettivo (una svista del giudice che legge un’informazione che non c’è o ne ignora una che c’è), se riguarda un fatto non controverso, deve essere fatto valere con la revocazione per errore di fatto (art. 395, n. 4, c.p.c.). Se, invece, l’errore percettivo riguarda un fatto che è stato oggetto di dibattito tra le parti, allora il vizio può essere denunciato in Cassazione.

Nel caso di specie, la ricorrente non lamentava una svista o un’errata percezione di un dato documentale. Al contrario, criticava la Corte d’Appello per aver scelto di dare peso a certi dati presenti nella relazione del commissario, a scapito di altri contenuti nello stesso documento. Questa operazione, secondo la Cassazione, non è un travisamento, ma rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito nella valutazione e selezione del materiale probatorio. Tentare di contestare questa scelta si traduce in un inammissibile tentativo di ottenere un nuovo giudizio di merito, vietato in sede di legittimità.

La Corte ha sottolineato che la decisione d’appello si fondava su dati probatori specifici (il valore dei beni residui e l’importo del credito garantito da ipoteca), chiaramente indicati e non oggetto di contestazione nella loro esistenza materiale. La doglianza della ricorrente si appuntava, in realtà, sulla ponderazione di tali dati, attività che è prerogativa esclusiva del giudice di merito e non sindacabile in Cassazione se la motivazione non è meramente apparente o incomprensibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cruciale per la pratica forense: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio. La denuncia di un travisamento della prova deve essere formulata con estremo rigore, dimostrando un errore oggettivo e percettivo del giudice e non una mera divergenza sulla valutazione del peso e del significato delle prove. La decisione consolida l’orientamento delle Sezioni Unite, spingendo i legali a distinguere con attenzione tra errore di valutazione (non censurabile) e vero e proprio travisamento, pena l’inammissibilità del ricorso e la condanna per lite temeraria, come avvenuto nel caso di specie, con sanzioni pecuniarie a carico della parte ricorrente.

Qual è la differenza tra errore di valutazione della prova e travisamento della prova?
L’errore di valutazione riguarda il peso e il significato che il giudice attribuisce a una prova correttamente percepita; è un’attività discrezionale non sindacabile in Cassazione. Il travisamento della prova è un errore percettivo oggettivo, una ‘svista’, in cui il giudice fonda la sua decisione su un’informazione che non esiste nel documento o ne ignora una palesemente esistente.

Perché il ricorso per travisamento della prova è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la parte ricorrente non lamentava un errore percettivo, ma criticava la Corte d’Appello per aver valorizzato alcuni dati contenuti in una relazione peritale a discapito di altri. Questa è considerata un’attività di valutazione delle prove, non un travisamento, e quindi un tentativo di riesaminare il merito della causa, non consentito in sede di legittimità.

Quali sono i rimedi contro il travisamento della prova secondo le Sezioni Unite (sent. 5792/2024)?
Se il travisamento riguarda un errore di percezione su un fatto non controverso tra le parti, il rimedio è la revocazione per errore di fatto (art. 395, n. 4, c.p.c.). Se, invece, il fatto travisato era un punto controverso su cui il giudice si è pronunciato, il vizio può essere fatto valere con ricorso per Cassazione ai sensi dell’art. 360, n. 4 o n. 5, c.p.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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