LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trattenimento richiedente asilo: il termine di 48 ore

La Corte di Cassazione chiarisce che, in caso di domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino straniero già trattenuto in un CPR, il termine di 48 ore per la richiesta di convalida del nuovo trattenimento richiedente asilo decorre dalla data di adozione del provvedimento del Questore e non dalla manifestazione di volontà del richiedente. Il trattenimento nel frattempo resta legittimo sulla base del precedente titolo convalidato, i cui termini sono solo sospesi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Trattenimento Richiedente Asilo: la Cassazione fa chiarezza sul termine delle 48 ore

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale in materia di immigrazione: la decorrenza dei termini per la convalida giudiziaria del trattenimento richiedente asilo quando la domanda di protezione internazionale viene presentata da una persona già detenuta in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). La decisione stabilisce un principio fondamentale per garantire sia i diritti dello straniero sia le prerogative dell’autorità amministrativa, chiarendo che il termine di 48 ore per la richiesta di convalida decorre dal nuovo provvedimento del Questore e non dalla semplice manifestazione di volontà dell’interessato.

I fatti del caso

Un cittadino straniero, già destinatario di un decreto di espulsione e legittimamente trattenuto presso un CPR a seguito di convalida da parte del Giudice di Pace, manifestava durante un’udienza l’intenzione di richiedere protezione internazionale. Due giorni dopo, il Questore emetteva un nuovo provvedimento di trattenimento, basato sull’articolo 6 del D.Lgs. 142/2015, ritenendo la domanda di asilo strumentale a ritardare il rimpatrio. Questo secondo provvedimento veniva trasmesso al Tribunale per la convalida, che avveniva regolarmente. Lo straniero proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo la tardività della richiesta di convalida, in quanto, a suo parere, il termine di 48 ore sarebbe dovuto scattare dal momento in cui aveva espresso la volontà di chiedere asilo, e non dalla data del nuovo decreto del Questore.

La disciplina del trattenimento richiedente asilo

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione coordinata di diverse norme. Da un lato, l’art. 14 del D.Lgs. 286/1998 disciplina il trattenimento finalizzato all’esecuzione di un’espulsione. Dall’altro, l’art. 6 del D.Lgs. 142/2015 regola il trattenimento del richiedente protezione internazionale. Il caso in esame presenta una successione tra questi due titoli. La Corte, richiamando una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 212/2023), chiarisce come queste due fattispecie si colleghino. Quando una persona già legittimamente trattenuta per il rimpatrio presenta domanda d’asilo, il primo provvedimento non perde efficacia, ma i suoi termini vengono ‘sospesi’.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La decisione si basa su una ricostruzione logica e giuridicamente solida della procedura, in linea con i principi costituzionali di tutela della libertà personale (art. 13 Cost.).

Le motivazioni

I giudici hanno spiegato che la manifestazione della volontà di chiedere asilo non fa scattare automaticamente un nuovo termine per la convalida. Essa, piuttosto, crea il presupposto per cui l’autorità di pubblica sicurezza debba adottare un nuovo e specifico provvedimento di trattenimento, motivato sulla base delle ragioni previste dalla legge per i richiedenti asilo (in questo caso, il carattere strumentale della domanda). È da questo secondo provvedimento, autonomo e distinto dal precedente, che decorre il termine di 48 ore per trasmettere gli atti al giudice per la convalida. Il periodo intercorso tra la manifestazione di volontà e l’adozione del nuovo decreto è coperto dal titolo di trattenimento originario, già convalidato e la cui efficacia, come detto, è solo sospesa. Di conseguenza, non vi è alcuna lesione della libertà personale né un vuoto normativo. La Corte sottolinea che questa concatenazione di provvedimenti, pur basati su titoli diversi, assicura una continuità nella condizione di trattenimento, ma impone l’emissione di un nuovo atto ad hoc che deve essere sottoposto a un nuovo controllo giurisdizionale.

Le conclusioni

L’ordinanza stabilisce un punto fermo: il trattenimento del richiedente asilo già detenuto in un CPR richiede un nuovo decreto del Questore. Il termine di 48 ore per la richiesta di convalida di questo secondo provvedimento inizia a decorrere dalla sua adozione, non dalla precedente manifestazione di volontà del richiedente. Questa interpretazione garantisce il rispetto delle garanzie giurisdizionali previste dall’art. 13 della Costituzione, assicurando che ogni atto restrittivo della libertà personale sia tempestivamente vagliato da un giudice, senza creare zone d’ombra o periodi di detenzione privi di copertura legale.

Se una persona già trattenuta in un CPR chiede asilo, da quando scatta il termine di 48 ore per la convalida del nuovo trattenimento?
Il termine di 48 ore per la richiesta di convalida al Tribunale decorre dalla data di adozione del nuovo e specifico provvedimento di trattenimento emesso dal Questore ai sensi dell’art. 6 del D.Lgs. 142/2015, e non dal momento in cui lo straniero manifesta la sua volontà.

Il periodo tra la richiesta di asilo e il nuovo provvedimento del Questore è una detenzione illegittima?
No. Secondo la Corte, quel periodo è coperto dal precedente provvedimento di trattenimento (finalizzato al rimpatrio), che era già stato convalidato dal Giudice di Pace. L’efficacia di tale provvedimento non cessa, ma viene sospesa in attesa della procedura relativa alla domanda di protezione internazionale.

Perché è necessario un nuovo provvedimento di trattenimento se la persona è già detenuta?
È necessario perché il titolo giuridico del trattenimento cambia. Il primo era basato sulla necessità di eseguire un’espulsione (D.Lgs. 286/1998), mentre il secondo si fonda sulle specifiche ipotesi previste per i richiedenti asilo (D.Lgs. 142/2015), come il rischio di fuga o la presentazione di una domanda ritenuta strumentale. Ogni titolo restrittivo della libertà personale deve avere una base legale specifica e un controllo giurisdizionale dedicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati