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Trattamento economico lettori: Cassazione chiarisce

Due ex lettori di lingua straniera hanno citato in giudizio un’università per ottenere la ricostruzione della carriera e il trattamento economico equiparato a quello di un ricercatore confermato. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso. Ha chiarito che la normativa nazionale (art. 26, L. 240/2010) va applicata nella sua parte interpretativa, garantendo la conservazione dei diritti economici già maturati (assegno ad personam) ma non una piena equiparazione retributiva per il futuro, ritenendo tale disciplina conforme al diritto europeo e non discriminatoria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Il trattamento economico dei lettori di lingua straniera: la Cassazione fa chiarezza

La questione del trattamento economico dei lettori di lingua straniera presso le università italiane è una vicenda complessa che si trascina da decenni, coinvolgendo sia il diritto nazionale sia quello europeo. Con la recente Ordinanza n. 9871 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul tema, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione delle norme in materia di ricostruzione di carriera e sulla loro compatibilità con i principi UE di non discriminazione.

I fatti del caso: un lungo percorso giudiziario

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due ex lettori di lingua straniera che, dopo anni di contratti a termine, avevano ottenuto il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Successivamente assunti come collaboratori ed esperti linguistici, avevano intrapreso un’azione legale contro l’ateneo per ottenere la ricostruzione della carriera e le relative differenze retributive, chiedendo che il loro trattamento economico fosse equiparato a quello di un ricercatore confermato.

Il percorso giudiziario è stato lungo e articolato:
1. Tribunale: Inizialmente, il giudice di primo grado aveva accolto le loro domande, riconoscendo il diritto a cospicue somme.
2. Corte d’Appello (primo giudizio): La decisione era stata ribaltata in appello, dove il giudizio era stato dichiarato estinto in applicazione di una norma specifica (art. 26, comma 3, L. 240/2010).
3. Corte di Cassazione (primo rinvio): I lettori avevano impugnato la decisione e la Cassazione aveva annullato la sentenza d’appello, affermando che la norma sull’estinzione non fosse applicabile al loro caso, rinviando la causa nuovamente alla Corte d’Appello.
4. Corte d’Appello (giudizio di rinvio): Nel nuovo giudizio, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo un diritto limitato e basando la propria decisione sulla parte “sostanziale” della stessa legge precedentemente discussa. Da qui il nuovo ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione e il trattamento economico lettori

Con la pronuncia in esame, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei lettori, confermando la decisione della Corte d’Appello di rinvio. La Suprema Corte ha affrontato i punti chiave sollevati dai ricorrenti, in particolare la presunta violazione del diritto dell’Unione Europea e l’errata applicazione della normativa nazionale.

I giudici hanno stabilito che, sebbene la parte processuale della legge (quella che prevedeva l’estinzione dei giudizi) non fosse applicabile, la sua parte sostanziale (quella che fornisce un’interpretazione autentica delle regole per il calcolo della retribuzione) rimaneva pienamente valida. Di conseguenza, il trattamento economico dei lettori deve essere calcolato garantendo la conservazione dei diritti acquisiti, ma senza un’automatica e integrale equiparazione al ricercatore confermato.

Le motivazioni: distinzione tra profili processuali e sostanziali

La Corte ha operato una distinzione cruciale. La Legge n. 240/2010 contiene due previsioni distinte nell’articolo 26:

* Una norma processuale: Che prevedeva una sorta di “transazione per legge” per estinguere i contenziosi pendenti. La Cassazione, nel suo primo intervento, aveva stabilito che questa norma non si applicava al caso di specie.
Una norma sostanziale: Che funge da interpretazione autentica di una legge precedente (D.L. n. 2/2004) e definisce i criteri per la ricostruzione di carriera. Secondo questa norma, ai lettori spetta la retribuzione prevista dalla contrattazione collettiva più un assegno ad personam* per salvaguardare la retribuzione più alta percepita in passato (il cosiddetto “diritto quesito”).

La Suprema Corte ha chiarito che l’inapplicabilità della norma processuale non comporta l’automatica inapplicabilità di quella sostanziale. Quest’ultima, anzi, è stata ritenuta conforme al diritto dell’Unione Europea, poiché, come già affermato dalla Corte di Giustizia UE, garantisce la conservazione dei diritti maturati, evitando trattamenti discriminatori basati sulla nazionalità.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso per ragioni procedurali, sottolineando la mancata specificità delle censure e il difetto nell’impugnare tutte le rationes decidendi della sentenza d’appello.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale importante in materia di trattamento economico dei lettori. Le conclusioni che se ne possono trarre sono le seguenti:

1. Nessuna equiparazione automatica: Gli ex lettori non hanno diritto a un’automatica equiparazione della loro retribuzione a quella dei ricercatori confermati per l’intera durata del rapporto.
2. Tutela del diritto acquisito: La normativa nazionale tutela adeguatamente i diritti economici maturati prima delle riforme, garantendo che lo stipendio non venga ridotto attraverso l’istituto dell’assegno ad personam.
3. Conformità al diritto UE: Secondo la Cassazione, questo sistema è in linea con i principi del diritto dell’Unione Europea, in quanto non introduce discriminazioni e protegge le posizioni giuridiche consolidate.
4. Importanza del rigore processuale: La sentenza ribadisce l’importanza di formulare i ricorsi in Cassazione con estrema precisione, pena l’inammissibilità, anche a fronte di questioni di diritto sostanziale complesse.

La normativa che limita la ricostruzione di carriera dei lettori (L. 240/2010) è contraria al diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la disciplina nazionale, interpretata conformemente alla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, non viola i principi europei. Essa garantisce la conservazione dei diritti economici già maturati (il cosiddetto “diritto quesito”), assicurando che non vi sia una discriminazione basata sulla nazionalità.

Un ex lettore ha diritto a un trattamento economico identico a quello di un ricercatore confermato per tutto il periodo di servizio?
No. La sentenza chiarisce che il diritto è limitato alla conservazione del trattamento economico acquisito fino a una certa data (31 ottobre 1994), attraverso un assegno ad personam. Per il periodo successivo, non sono previsti gli automatismi retributivi e la progressione di carriera tipici del ricercatore.

Perché la Corte di Cassazione ha distinto tra la parte processuale e quella sostanziale della norma (art. 26, L. 240/2010)?
Perché la norma ha una duplice funzione. La parte processuale, che prevedeva l’estinzione automatica dei giudizi, è stata ritenuta inapplicabile al caso specifico in un precedente giudizio di Cassazione. Tuttavia, la parte sostanziale, che funge da norma di interpretazione autentica per calcolare la retribuzione, è rimasta valida e applicabile per definire il trattamento economico dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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