LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Trasporto animali vivi: le regole oltre i 65 km

La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni a carico di alcuni allevatori per aver effettuato il trasporto animali vivi oltre la distanza di 65 km dalla propria azienda senza la prescritta autorizzazione. La Corte ha stabilito che, superato tale limite, l’allevatore è equiparato a un trasportatore professionista e deve quindi possedere l’apposita licenza, a prescindere dall’entità del superamento. È stata inoltre respinta la tesi difensiva basata sullo scambio di servizi tra piccoli imprenditori agricoli, in quanto non provata e comunque non applicabile al caso di specie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Trasporto animali vivi: quando l’allevatore diventa trasportatore?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande importanza per il settore agricolo: le regole e le sanzioni relative al trasporto animali vivi. La decisione chiarisce in modo definitivo che gli allevatori, quando superano la distanza di 65 km dalla propria azienda, sono tenuti a rispettare gli stessi obblighi dei trasportatori professionisti, inclusa la necessità di una specifica autorizzazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Corte.

Il caso: Allevatori sanzionati per trasporto animali vivi oltre il limite

Tre allevatori si sono visti recapitare diverse ordinanze ingiunzioni da parte di un Comune per aver violato la normativa sul trasporto di animali. Le contestazioni, originate da controlli del Corpo Forestale dello Stato, riguardavano il superamento della distanza massima di 65 km consentita agli allevatori per il trasporto dei propri animali con mezzi propri senza la specifica autorizzazione prevista per i trasportatori.

Gli allevatori avevano impugnato le sanzioni, prima davanti al Giudice di Pace e poi in appello al Tribunale, ma entrambi i giudici avevano confermato la legittimità delle multe. La questione è così approdata in Corte di Cassazione, dove i ricorrenti hanno insistito su due punti principali: l’errata applicazione della normativa comunitaria e nazionale, e l’applicabilità dell’istituto della “reciprocanza” tra piccoli imprenditori agricoli.

Le regole sul trasporto animali vivi e la decisione della Cassazione

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla corretta interpretazione del Regolamento CE n. 1/2005 e del D.Lgs. n. 151/2007, che disciplinano la protezione degli animali durante il trasporto.

L’obbligo di autorizzazione oltre i 65 km

Il primo motivo di ricorso si basava sulla convinzione che le norme sull’autorizzazione al trasporto (art. 6, 10 e 11 del Regolamento CE) non si applicassero agli allevatori che trasportano animali di loro proprietà. Secondo i ricorrenti, per loro valeva solo una disciplina più ristretta.

La Cassazione ha smentito questa interpretazione. La normativa europea prevede una deroga per gli allevatori, ma questa è strettamente limitata ai trasporti effettuati entro un raggio di 65 km dal luogo di partenza. Superata questa soglia, anche di poco (nel caso di specie, circa 10 km), la deroga cessa di esistere. Di conseguenza, l’allevatore viene equiparato a tutti gli effetti a un “trasportatore” e deve essere in possesso della prescritta autorizzazione. La finalità della norma, infatti, è la tutela della salute e del benessere degli animali, che prevale su altre considerazioni.

L’inapplicabilità dell’istituto della reciprocanza

Come seconda linea difensiva, i ricorrenti avevano invocato l’art. 2139 del codice civile, che ammette lo scambio di manodopera e servizi tra piccoli imprenditori agricoli (“rapporto di reciprocanza”). Sostenevano di aver agito in questo regime, alternandosi alla guida.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che spetta al giudice di merito valutare i fatti e, in questo caso, non era stata fornita alcuna prova che i ricorrenti fossero effettivamente “piccoli imprenditori agricoli”. Inoltre, l’elevato numero di trasporti contestati escludeva il carattere di “occasionalità” richiesto per la reciprocanza. La Corte di Cassazione, non potendo riesaminare i fatti, ha confermato la valutazione del Tribunale, ritenendola logica e corretta.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa e finalistica della normativa. La regola dei 65 km è un limite oggettivo e invalicabile. La ratio è garantire che i viaggi più lunghi, potenzialmente più stressanti per gli animali, siano effettuati solo da soggetti qualificati che dispongono di mezzi idonei e di una specifica autorizzazione che ne attesti la competenza. Non rileva l’entità del superamento del limite: basta un solo chilometro in più per far scattare l’obbligo. La tesi della reciprocanza è stata ritenuta irrilevante, in quanto la qualifica di trasportatore, ai fini della normativa speciale, dipende dalla distanza percorsa e non dalla natura del rapporto tra i soggetti coinvolti.

Le conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per tutti gli allevatori. La normativa sul trasporto animali vivi è rigorosa e non ammette deroghe basate su interpretazioni personali. Il limite di 65 km è un confine netto: al di qua, l’allevatore beneficia di un regime semplificato; al di là, è obbligato a rispettare tutte le normative previste per i trasportatori professionali. Per evitare pesanti sanzioni, è fondamentale pianificare attentamente i viaggi e, se si prevede di superare la soglia dei 65 km, dotarsi preventivamente delle necessarie autorizzazioni.

Un allevatore che trasporta i propri animali ha sempre bisogno di un’autorizzazione?
No. Secondo la normativa europea (REGCE 1/2005), un allevatore può trasportare i propri animali con i propri mezzi senza la specifica autorizzazione richiesta ai trasportatori, a condizione che il viaggio non superi la distanza massima di 65 km dal luogo di partenza a quello di destinazione.

Cosa succede se un allevatore supera il limite di distanza di 65 km anche di poco?
Se un allevatore supera il limite di 65 km, anche di una minima distanza, perde il beneficio della deroga e viene legalmente equiparato a un trasportatore. Di conseguenza, deve essere in possesso della prescritta autorizzazione per il trasporto, pena l’applicazione di sanzioni amministrative.

Lo scambio di servizi tra agricoltori (reciprocanza) può giustificare il trasporto di animali senza autorizzazione oltre i 65 km?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’istituto della reciprocanza (art. 2139 c.c.) non è applicabile per giustificare la violazione delle norme sul trasporto di animali. L’obbligo di autorizzazione oltre i 65 km è una norma speciale finalizzata alla tutela del benessere animale e prevale su altre disposizioni. Inoltre, la reciprocanza richiede la prova della qualifica di “piccolo imprenditore agricolo” e il carattere occasionale della prestazione, elementi che nel caso esaminato non sono stati dimostrati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati