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Trasparenza bancaria: TAN assente, contratto valido?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di finanziamento è valido anche se non indica esplicitamente il TAN (Tasso Annuo Nominale), a condizione che siano presenti il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) e un piano di ammortamento. Secondo la Corte, questi elementi sono sufficienti per garantire la trasparenza bancaria, poiché permettono al mutuatario di determinare con facilità il TAN e di comprendere l’intero costo del finanziamento.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Trasparenza bancaria: Contratto Valido Anche Senza l’Indicazione del TAN?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di trasparenza bancaria. La questione centrale riguarda la validità di un contratto di finanziamento in cui manca l’esplicita indicazione del Tasso Annuo Nominale (TAN), ma sono presenti altri elementi come il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) e il piano di ammortamento. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che privilegia la sostanza sulla forma, purché sia garantita al cliente la piena comprensione del costo del credito.

Il Caso: Un Contratto di Finanziamento sotto la Lente

La vicenda ha origine dall’azione legale intrapresa dalla titolare di una farmacia contro una società finanziaria. La ricorrente sosteneva la nullità dei contratti di finanziamento stipulati a causa della mancata indicazione del TAN. A suo avviso, questa omissione violava i principi di trasparenza imposti dall’articolo 117 del Testo Unico Bancario (TUB), con la conseguenza che avrebbero dovuto essere applicate le sanzioni previste dalla legge, come la rideterminazione degli interessi a tassi più favorevoli.

In primo grado, il tribunale aveva dato ragione alla farmacia. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendo che la presenza del TAEG e di un piano di ammortamento dettagliato, sviluppato proprio sulla base del TAN, fossero elementi sufficienti a rendere il tasso di interesse determinabile e a garantire la necessaria trasparenza. La Corte di merito aveva giudicato irragionevole sanzionare un contratto che, tramite il TAEG, forniva un quadro completo di tutti i costi, consentendo al mutuatario di valutarne la convenienza.

La Decisione della Corte e l’Importanza della trasparenza bancaria

La titolare della farmacia ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme, tra cui quelle sulla determinatezza dell’oggetto del contratto e sulla trasparenza bancaria. La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, trattandoli congiuntamente.

Gli Ermellini hanno confermato l’orientamento consolidato secondo cui, per la validità della pattuizione di interessi superiori al tasso legale, non è indispensabile indicare la misura del tasso con un valore numerico preciso. È sufficiente che il tasso sia determinabile attraverso il richiamo a criteri prestabiliti, oggettivi e non dipendenti dalla volontà unilaterale della banca.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che, nel caso in esame, il contratto non era affatto indeterminato. Erano infatti presenti tutti gli elementi necessari a garantire la trasparenza bancaria e a permettere al cliente di calcolare il TAN:

1. Indicazione del TAEG/ISC: Il contratto riportava un TAEG pari all’8,07%, offrendo una visione completa del costo totale del finanziamento.
2. Piano di Ammortamento: Al contratto era allegato un piano di ammortamento dettagliato, sviluppato proprio sul TAN, che rendeva quest’ultimo facilmente desumibile.
3. Meccanismo di Indicizzazione: Era previsto un meccanismo di indicizzazione per la componente variabile del tasso, ancorato a un parametro oggettivo e pubblico (Euribor 3 mesi pubblicato su ‘Il Sole 24Ore’).
4. Elenco dei Costi: Il contratto conteneva un elenco completo dei costi e l’ammontare degli interessi dovuti.

Secondo la Cassazione, la combinazione di questi elementi rende il TAN ‘facilmente determinabile’ e soddisfa pienamente i requisiti di trasparenza. Non sussiste, quindi, né un vizio legato al calcolo degli interessi, né un’indeterminatezza dell’oggetto del contratto. Affermare il contrario sarebbe, come sostenuto dalla Corte d’Appello, ‘irragionevole ed iniquo’.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio di fondamentale importanza pratica per clienti e istituti di credito. La validità di un contratto di finanziamento non dipende dalla presenza ‘formale’ di ogni singolo indicatore, ma dalla capacità dell’informativa contrattuale, nel suo complesso, di mettere il cliente in condizione di comprendere l’impegno economico che sta assumendo.

Per i mutuatari, ciò significa che la contestazione di un contratto per la sola assenza del TAN ha poche probabilità di successo se dal resto della documentazione (in particolare TAEG e piano di ammortamento) il costo del finanziamento è chiaramente comprensibile. Per le banche e le finanziarie, la sentenza conferma che la redazione di contratti completi, corredati da piani di ammortamento chiari, è la via maestra per assicurare la validità delle clausole sugli interessi e rispettare i doveri di trasparenza bancaria.

Un contratto di finanziamento è valido se indica il TAEG ma non il TAN?
Sì, secondo la Corte di Cassazione il contratto è valido. La presenza del TAEG, unitamente a un piano di ammortamento sviluppato sul TAN e ad altri elementi che specificano tutti i costi, è considerata sufficiente a garantire la trasparenza e a rendere il TAN facilmente determinabile dal mutuatario.

Perché la Corte ritiene che l’assenza del TAN non violi la trasparenza bancaria in questo caso?
Perché il contratto, attraverso l’indicazione del TAEG (che include tutti i costi), il piano di ammortamento e l’elenco delle spese, fornisce al cliente un quadro completo ed esaustivo dell’impegno economico assunto. Questo gli permette di comprendere appieno il costo del finanziamento e di confrontarlo con altre offerte, realizzando così lo scopo della normativa sulla trasparenza.

Quali elementi rendono ‘determinabile’ un tasso di interesse non indicato numericamente?
Un tasso di interesse è considerato ‘determinabile’ quando il contratto fa riferimento a criteri prestabiliti, elementi estrinseci oggettivamente individuabili e non modificabili unilateralmente dalla banca. Nel caso specifico, elementi come il TAEG, il piano di ammortamento e l’indice di riferimento (es. Euribor) sono stati ritenuti sufficienti a questo scopo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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